Articolo di Luciano Muhlbauer, pubblicato su il Manifesto del 6 luglio 2006 (pag. Milano)
Strano posto Milano, direbbe probabilmente un forestiero di passaggio se sfogliasse il Corsera di oggi. Da una parte, l’allarme lanciato dal rapporto Ambrosianeum che ci ricorda per l’ennesima volta che Milano è una città dalla quale scappano i giovani e, dall’altra, appena qualche pagina più in là, il grido di guerra di Vito Dattolico, coordinatore dei giudici di pace milanesi, che annuncia: “i writers, da oggi, non hanno più scampo”. Ci penseranno i giudici di pace, novelli vendicatori dei muri imbrattati, con supermulte e domicilio obbligatorio fino a 45 giorni.
Certo, non tutti i giovani sono writers, cioè graffitari, e il dimezzamento in dieci anni dei milanesi tra 18 e 24 anni si spiega con ben altro, a partire dall’imperante precarizzazione, dal caro casa, dall’abbandono delle periferie e da una scuola pubblica uscita ulteriormente indebolita dalla cura Moratti. Eppure, quelle due notizie rappresentano bene la schizofrenia, o meglio l’ipocrisia, del dibattito politico sulla “questione giovanile”. Anche a destra si fatica ormai a negare l’evidenza di una situazione sempre più insostenibile, ma poi si insiste a produrre atti concreti soltanto sul piano dell’ordine pubblico.
Una miscela esplosiva di negligenza sociale e proibizionismo, che è uno dei frutti più amari del prolungato governo delle destre a Milano e in regione. Anzi, di un’idea di città e territorio dove è importante la tutela degli interessi forti e dove l’intervento pubblico, la pianificazione, la partecipazione e la socialità sono considerati degli alieni. E così succede che facciano mille volte più scandalo un centro sociale o un graffitaro che non la maggioranza dei giovani milanesi costretti a un lavoro e a una vita precari.
Un’idea di città malata e pericolosa che ci porta finanche a fatti folli come quelli accaduti pochi mesi fa a Como, allorquando il giovane Rumesh rischiò la vita a causa del proiettile esploso da un vigile della locale squadra speciale anti-writers. E allora Dattolico e il nuovo sindaco ci risparmino per favore nuove e grottesche campagne di criminalizzazione e si inizi piuttosto, se vi è la volontà politica, ad affrontare i problemi veri.