Articolo di Luciano Muhlbauer, pubblicato su il Manifesto del 23 aprile 2008 (pag. Milano)
Quanto sta accadendo nella scuola elementare di via dei Narcisi, a Milano, dovrebbe essere preso molto sul serio. Infatti, come rilevato ieri anche dal quotidiano la Repubblica, 30 capifamiglia maghrebini, genitori di 60 alunni, hanno chiesto il licenziamento del mediatore culturale di origine marocchina, Mouchen, perché lo accusano di voler allontanare i loro bambini dagli insegnamenti dell’Islam.
Sottovalutare la vicenda o, peggio, riproporre la ormai abituale valanga di dichiarazioni anti-islamiche sarebbe la reazione più miope possibile. Ebbene sì, perché crediamo che a nessun osservatore attento possa sfuggire il fatto che gli avvenimenti di via dei Narcisi rappresentano una sorta di preavviso di quello che potrebbe succedere su scala più ampia in un futuro più o meno prossimo, qualora la politica cittadina continui sulla strada finora seguita.
In altre parole, l’episodio appare come figlio legittimo di quelle tendenze della politica cittadina che affrontano l’affacciarsi di una società multietnica e multiculturale esclusivamente in termini di contrapposizione tra culture, religioni e nazionalità. Una siffatta politica non riesce a costruire un futuro condiviso tra vecchi e nuovi cittadini, ma rischia seriamente di seminare gli anni a venire con sempre più incomprensioni e conflitti.
Ne è esempio lampante la politica seguita da troppi amministratori in relazione ai fedeli musulmani. Se si riuniscono in preghiera in capannoni o altri spazi, allora si grida alla “moschea abusiva” e si chiede lo sgombero. Se invece intendono costruire un luogo di culto formale, allora scatta la campagna “no alla moschea”. Insomma, qualsiasi cosa facciano non va bene e alla fine non rimane che la contrapposizione religiosa e culturale, terreno di coltura ideale per integralisti religiosi e opportunisti politici di ogni risma.
Noi abbiamo sempre difeso la scuola pubblica, laica e libera contro le ingerenze confessionali e privatistiche che tentano di imporre un credo piuttosto che un altro. E lo facciamo anche ora, nel caso della scuola elementare di via dei Narcisi, esprimendo la nostra decisa solidarietà a Bendaoud Mouchen.
Siamo certi che così la pensa anche tantissima parte dei cittadini e delle cittadine di origine maghrebina che vivono e lavorano nella nostra città.
Ma per difendere la libertà di insegnamento e il carattere laico e libero della scuola non basta opporsi alla cacciata del mediatore culturale: occorre contemporaneamente iniziare a spezzare la follia delle campagne xenofobe e islamofobiche. E un primo passo dovrebbe essere un’assunzione di responsabilità da parte di tutte le forze politiche cittadine, cioè la rinuncia al solito rito delle dichiarazioni da guerra di civiltà e l’apertura di una seria riflessione e di un vero dialogo.