“Giuro di perseguire come scopi esclusivi la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica dell’uomo e il sollievo della sofferenza, cui ispirerò con responsabilità e costante impegno scientifico, culturale e sociale, ogni mio atto professionale”. Queste parole fanno parte della versione moderna del giuramento di Ippocrate che ogni medico è tenuto a pronunciare all’inizio della sua carriera professionale.
Un giuramento che oggi suona come una beffa di fronte all’orrore che ci ha consegnato l’inchiesta della Guardia di Finanza, che ieri ha arrestato 14 persone nella clinica privata Santa Rita di Milano. Infatti, al Santa Rita non solo hanno truffato e rubato, ma hanno ucciso e mutilato dei pazienti a loro affidati, pur di ricavarne un profitto in denaro contante.
Il Santa Rita non è un ospedale clandestino, bensì una struttura regolarmente accreditata presso la Regione Lombardia e dunque parte integrante del sistema sanitario lombardo, che si basa sulla piena equiparazione tra strutture pubbliche e private. Sia le prime, che le seconde si rapportano con l’insieme del sistema sanitario sulla base del sistema di rimborso a tariffe (Drg, acronimo di Diagnosis Related Groups). Cioè, a ogni prestazione sanitaria viene assegnata una tariffa, che la Regione rimborsa alla struttura sanitaria.
Insomma, il moderno ospedale funziona come un’azienda, come ci ricorda anche la stessa denominazione Asl (Azienda sanitaria locale), dove viene effettuato un calcolo tra costi e benefici. In altre parole, ogni prestazione sanitaria, sotto il profilo meramente economico, può essere valutata in base al margine di profitto, derivante dalla differenza tra spese sostenute dall’ospedale e ammontare del relativo rimborso regionale.
Vi ricordate lo scandalo lombardo delle camere iperbariche di qualche anno fa, esploso soltanto quando qualche paziente era deceduto? Era la medesima storia. Cioè, le strutture sanitarie avevano scoperto che tale prestazione permetteva un notevole margine di profitto e allora furono prescritte cure con camera iperbarica anche a chi non ne aveva bisogno.
Ma le truffe ai danni del sistema sanitario non si contano più. Certo, non se ne parla tantissimo a livello pubblico, perché in Lombardia criticare il sistema di governo del potente Formigoni non è molto popolare, specie sui mezzi di informazione main-stream. Ma le inchieste di magistrati e guardia di finanza non si sono mai fermate e qui basti ricordare che soltanto nelle ultimissime settimane sono finiti indagati due medici dell’ospedale San Raffaele di Milano (quello di don Verzé) e il direttore generale dell’assessorato regionale alla Sanità, Carlo Lucchina. L’accusa è sempre la medesima: truffa.
Il Santa Rita è certamente un caso limite, poiché lì non si sono fermati nemmeno davanti alla vita umana, ma la logica è la stessa. Se si trasforma la salute in una merce qualsiasi, con i suoi costi di produzione e suoi benefici economici, il risultato è che la persona, il paziente e i suoi legittimi diritti e interessi finiscono in secondo piano.
Attorno al sistema sanitario lombardo, vero e proprio paradiso della sanità privata, non solo si sono sviluppati interessi potentissimi, ma di fatto la sanità rappresenta il capostipite del modello Formigoni. E così, anche le ultime leggi regionali sui servizi per il lavoro o sull’istruzione e la formazione professionale si ispirano allo stesso modello, cioè i servizi pubblici possono essere gestiti dai privati, i quali non devono nemmeno camminare sulle proprie gambe, visto che godono di un finanziamento strutturale e assicurato da parte del pubblico.
A nulla servono le lacrime di coccodrillo dell’Assessore alla Sanità, il leghista Bresciani, e l’accanita autodifesa del Presidente Formigoni. Il problema non è qualche mela marcia, ma quel sistema dell’accreditamento e della privatizzazione assistita che permette che il marcio proliferi.
P.S. è sicuramente vero che nel nostro paese le intercettazioni telefoniche sono troppe, ma senza le intercettazioni la guardia di finanza non avrebbe mai scoperto i crimini che si commettevano al Santa Rita…