Stando alle dichiarazioni rese al quotidiano La Repubblica dall’Assessore regionale all’Istruzione, Rossoni, pare che anche dalle parti del Pirellone qualcuno si stia accorgendo che gli 8 miliardi di euro di tagli alla scuola pubblica non siano proprio un’idea felice. Ce ne rallegriamo, ma crediamo che non sia serio limitarsi all’augurio che il Governo tenga conto della realtà del territorio lombardo, suggerendo al contempo di intensificare i tagli nelle altre regioni, “meno virtuose”.
Che il ridimensionamento della rete scolastica facesse parte dei piani governativi era peraltro noto da sin dall’inizio. Lo affermava infatti l’articolo 62, comma 4., punto f-bis) della legge n. 133 del 6 agosto scorso e lo ripeteva, a chiare lettere, lo schema di piano programmatico del Ministro Gelmini, in circolazione da molte settimane. Secondo quel piano si stima che “una buona percentuale di istituzioni scolastiche, compresa tra il minimo certo del 15% e il massimo probabile del 20%, non sia legittimato a funzionare come istituzione autonoma”. In altre parole, si prospettano consistenti chiusure e accorpamenti, con relativa riduzione del personale, specie nei territori non metropolitani.
L’unica novità è quindi rappresentata dalla modalità, brutale e furbesca, con la quale il Governo intende imporre le chiusure di sedi scolastiche. Cioè, mediante un articolo inserito in un decreto legge che con la scuola non c’entra un fico secco. E così, il 7 ottobre scorso il Governo ha inserito nel decreto legge n. 154, dedicato al contenimento della spesa sanitaria, l’articolo 3 che impone alle Regioni e agli Enti Locali di operare il ridimensionamento sin dall’anno scolastico 2009-2010, presentando entro il 30 novembre il piano. In caso contrario, scatta la diffida del governo e entro 15 gli enti saranno obbligati ad agire, pena la nomina di un commissario governativo.
Insomma, il merito e il metodo si danno la mano e il tanto declamato federalismo si traduce in un atto autoritario del Governo che scavalca allegramente le competenze di Regioni ed Enti Locali.
Ecco perché ci aspettiamo delle parole chiare e non equivoche dalla Giunta regionale lombarda. Se è d’accordo con i piani della Gelmini e con la chiusura di numerose scuole in Lombardia, allora lo dica chiaro e tondo, senza tante manfrine. Se invece non lo è, produca un atto concreto. Cioè, di concerto con le altre Regioni italiane, impugni l’articolo 3 del D.L. n. 154 davanti alla Corte Costituzionale.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
qui sotto puoi scaricare il testo del D.L. 154 (vedi art. 3)