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SE IL GHISA FA IL POLIZIOTTO
di lucmu (del 03/07/2007 @ 13:52:18, in Sicurezza, linkato 1011 volte)
Articolo di Luciano Muhlbauer, pubblicato su il Manifesto del 3 luglio 2007 (pag. Milano)
 
Il costante aumento di fatti violenti che coinvolgono i vigili urbani, specie a Milano, non è certo una novità. E in questo senso, quanto avvenuto nel parco Cassinis rappresenta soltanto l’ultima conferma che non dovrebbe, purtroppo, sorprendere nessuno. A stupire, invece, sono ancora una volta le solite dichiarazioni ufficiali che si limitano ad accusare tout court gli “extracomunitari” oppure a invocare più “strumenti” per gli agenti di polizia locale.
È davvero sconcertante che nessuno, tra gli amministratori milanesi, senta il bisogno di fare almeno un bilancio di quella politica di militarizzazione che sta trasformando progressivamente la vigilanza urbana in una specie di polizia del sindaco. Le conseguenze di questo processo, in realtà, sono sotto gli occhi di tutti, nonché denunciate con regolarità dai maggiori sindacati della polizia municipale milanese. Infatti, lo spostamento di uomini e risorse verso compiti di ordine pubblico non solo ha marginalizzato le funzioni proprie della polizia municipale, come il controllo del rispetto del codice della strada e delle norme di sicurezza sui cantieri oppure la verifica degli abusi edilizi e ambientali, ma ha cambiato anche la percezione del ghisa da parte dei cittadini, siano essi italiani o immigrati.
Oggi, il vigile urbano, armato di pistola e manganello, è sempre di più visto come un poliziotto, con la differenza che non gode dello stesso addestramento, né della stessa autorità. Secondo il vigente regolamento regionale, per fare un esempio, è sufficiente che l’agente di polizia locale sostenga un corso teorico di due ore e uno pratico di quattro ore per essere abilitato all’uso del manganello.
A tutto questo va poi aggiunto che gli amministratori milanesi continuano a non voler fare i conti con una città trasformata profondamente dal fenomeno migratorio, rifiutando ogni politica che favorisca l’inclusione e la convivenza e puntando unicamente sulla repressione. E così, se c’è un problema in via Sarpi si mandano i vigili a fare la guerra delle multe, se ci sono senegalesi che vendono la loro merce in Brera si scatenano sempre i vigili e se ci sono questioni in Triboniano, allora fanno di nuovo comparsa i vigili, addirittura in tenuta antisommossa, cosa che sarebbe vietata dalla legge.
I ghisa non stanno subendo le conseguenze di uno “strano virus” o di una “moda”, come vorrebbe far credere il comandante Bezzon, bensì sono costretti a pagare il prezzo dell’insana ambizione del centrodestra milanese di volerli trasformare con ogni mezzo in un corpo di polizia alle sue esclusive dipendenze.