Articolo di Luciano Muhlbauer, pubblicato su il Manifesto del 23 giugno 2007 (pag. Milano)
Il clima instaurato a Milano in seguito alla sterzata a destra di Penati e alla mozione bipartisan Centrodestra-Ulivo in Consiglio comunale sta producendo i suoi primi frutti avvelenati, a partire dagli avvenimenti e dagli scontri di ieri in via Triboniano.
Il copione della caccia al rom prevede, infatti, soltanto sgomberi, ma nessuna alternativa abitativa o percorsi di integrazione. Era andata così a Chiaravalle e Legnano, per citare soltanto gli ultimissimi esempi, ed è andata così anche al Triboniano, con l’aggravante che in quest’ultimo caso l’assegnazione dei posti regolari non brillava certo per trasparenza. In altre parole, alle famiglie rom sotto sgombero non rimangono che due opzioni: andarsene e cercare un’altra sistemazione degradata nei meandri della metropoli oppure protestare. A Chiaravalle e a Legnano hanno scelto la prima, ieri al Triboniano la seconda.
Quindi, non c’è proprio nulla di cui stupirsi o scandalizzarsi, se non delle dichiarazioni odierne di Penati, che considera i fatti di ieri una prova dell’assenza di volontà di integrazione da parte dei rom. Se invece fossero andati a dormire in mezzo alla strada senza proferire parola, allora sarebbero diventati un esempio di integrazione riuscita?
La cosa forse più insopportabile di tutto questo è che ormai non gliene frega più niente a nessuno di trovare soluzioni, ma soltanto di perseguire i propri obiettivi politici con ogni mezzo. Al Centrodestra meneghino interessa procedere su una strada che ha il duplice vantaggio di produrre facile consenso elettorale e di mettere in secondo piano il bilancio, per nulla esaltante, dei suoi 15 anni di gestione del potere a Milano. A taluni esponenti locali del nascente Partito Democratico, invece, il gioco serve per seppellire l’esperienza dell’Unione e gettare le basi per le future alleanze variabili. Duetto Penati-Formigoni docet.
Insomma, i rom, considerati ormai a tutti gli effetti esseri umani di serie B, e le inquietudini e le paure dei cittadini milanesi sono semplici pedine in un gioco più grande. A meno che non si voglia sostenere seriamente che spostare le baraccopoli da un quartiere all’altro possa risolvere il problema. A questo punto, crediamo davvero che il vero problema da affrontare sia il degrado della politica.