\\ Home Page : Articolo : Stampa
GIOVANE CILENO UCCISO DA VIGILE: ORA ACCELERARE LA RIFORMA DELLA POLIZIA LOCALE E CHIUDERE DEFINITIVAMENTE CON IL PASSATO
di lucmu (del 15/02/2012 @ 12:41:26, in Sicurezza, linkato 1516 volte)
Articolo di Luciano Muhlbauer, pubblicato sul giornale on line Paneacqua.eu il 15 febbraio 2012
 
Sembra il passato che torna, all’improvviso, brutalmente. Un passato che a volte ci sembra lontano anni luce, quasi fosse stato esorcizzato, anche se in realtà non è trascorso neanche un anno da quando Milano ha deciso di chiudere con le amministrazioni di destra, per affidarsi a Giuliano Pisapia.
Lunedì scorso al Parco Lambro, periferia nord est della città, un agente della Polizia Locale, Alessandro Amigoni, a conclusione di un inseguimento, ha estratto la pistola, premuto il grilletto e ucciso Marcelo Valentino Gomez Cortes, cittadino cileno di 29 anni e padre di due figli. Amigoni ha parlato subito di legittima difesa, poiché una seconda persona presente insieme a Gomez avrebbe puntato un’arma da fuoco contro i vigili intervenuti, ma già lunedì notte il pubblico ministero ha deciso di modificare l’ipotesi di reato, da “eccesso di legittima difesa” in “omicidio volontario”. Insomma, le cose sarebbero andate molto diversamente.
Il tempo e le indagini, che auspichiamo molto celeri, ci restituiranno la verità su quel maledetto lunedì pomeriggio al Parco Lambro e sulle responsabilità di Amigoni. Pertanto, non ha senso speculare sulla dinamica dei fatti e ci fermiamo qui.
Ma con la stessa determinazione e trasparenza non possiamo esimerci da una presa di parola rispetto a quella terribile sensazione che un pezzo di passato si sia ripresentato. Già, perché Alessandro Amigoni non era un vigile qualsiasi, ma faceva parte di quei “nuclei” costituiti in seno alla Polizia Locale dalla precedente amministrazione, soprattutto su spinta dell’ex vicesindaco De Corato.
Nuclei che dipendendo dal comando centrale e non da quelli di zona. Nuclei che di solito agiscono in borghese, ma che in qualche occasione si sono visti anche in tenuta antisommossa, tipo Celere, sebbene la legge lo vieti. Nuclei che si occupano –o che si sono occupati- di compiti specifici, come il contrasto del commercio abusivo, gli sgomberi o le retate anti-immigrati sui mezzi pubblici. Nuclei che fuoriescono dal quadro delle competenze e dei compiti tradizionali delle polizie municipali, per prefigurare quelle “polizie del sindaco”, sognate, ahinoi, non solo da amministratori leghisti ed ex-missini.
Quei nuclei, che di per sé rappresentano una realtà borderline, dal punto di vista normativo, formativo e della selezione del personale, sono stati coinvolti nel passato in diverse storiacce, finite anche sulla stampa cittadina. Di alcune di queste ci eravamo occupati anche noi in prima persona, quando eravamo in Consiglio regionale, come ad esempio la tenuta antisommossa, alcune risse, l’uso di equipaggiamento non in dotazione e di armi improprie o la schedatura su base etnica delle popolazioni rom e sinti ancor prima del governo nazionale.
Avevamo fatto interrogazioni in Consiglio regionale (a proposito, uno degli assessori regionali alla sicurezza di allora si chiamava Massimo Ponzoni…), avevamo fatto incontri specifici con il Prefetto di Milano, anche accompagnati da alcune rappresentanze sindacali dei vigili, e avevamo richiesto più volte interventi concreti per fermare almeno gli abusi e le violazioni di legge più palesi. Avevamo ottenuto molte parole, ma niente fatti.
Poi, appunto, è arrivata la primavera arancione e Milano ha voltato pagina. Nel programma del nuovo Sindaco c’è anche una scelta importante, di carattere strutturale: valorizzare la figura del vigile di quartiere e puntare sulla vicinanza al territorio. Cioè, l’esatto contrario della filosofia decoratiana, che derideva l’agente di Polizia Locale che stava sul territorio, per invece incentivare nuclei centralizzati e militarizzati, senza nemmeno prevedere una formazione adeguata.
In tempi brevi i nuovi vigili di quartiere inizieranno ad entrare in servizio e quei nuclei sono destinati a perdere rilevanza. Questo era già previsto, ma è opportuno ricordarlo.
Tuttavia, alla luce dei gravi fatti di lunedì scorso, è nostra convinzione che oggi occorra dare un segnale alla città e, dunque, accelerare questo processo. In particolare, bisogna procedere in tempi molto brevi a una riorganizzazione completa del sistema dei nuclei centralizzati e militarizzati. Qualcosa potrà essere aggiustato, altre cose vanno semplicemente smantellate. E questo a prescindere dalle eventuali responsabilità che potranno emergere dalle indagini sulla morte violenta del giovane cileno.
In secondo luogo, riteniamo che sia ingiustificabile, data la sua funzione istituzionale, che il Comandante della Polizia Locale, Tullio Mastrangelo, abbia immediatamente, pubblicamente e incautamente sposato la versione dei fatti dell’agente incriminato, omettendo peraltro di esprimere qualsiasi rammarico per la morte di Gomez Cortes.
Facendo così, il Comandante non è stato soltanto protagonista di una caduta di stile, ma ha fatto un cattivo servizio sia all’amministrazione cittadina, che allo stesso corpo della Polizia Locale.
I vigili urbani milanesi hanno subito da poco un grave lutto con l’infame omicidio di Niccolò Savarino ed è comprensibile e persino ovvio che questo aumenti non solo la rabbia, ma soprattutto le preoccupazioni ogniqualvolta si prende servizio e si va in mezzo alla strada. E proprio per questo sarebbe imperdonabile se qualcuno pensasse di utilizzare questo stato d’animo per costruire una sorta di spirito di corpo a difesa di ciò che non può e non deve essere difeso.
Oggi la magistratura ha bisogno di fiducia per poter accertare nei tempi più brevi possibili la verità. Milano ha bisogno di essere rassicurata che con il passato si chiude definitivamente. I vigili urbani milanesi hanno bisogno di quelle certezze e di quella vicinanza che gli permettono di non doversi arroccare, quasi a prescindere.
E, infine, una cosa che dovrebbe essere scontata, ma che in questi giorni non lo è. Cioè, esprimiamo le nostre condoglianze alla famiglia di Marcelo Valentino Gomez Cortes.