Blog di Luciano Muhlbauer
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Le notizie sulle trattative per la liberazione di Clementina Cantoni si susseguono incessantemente e tuttora non possiamo dirci definitivamente ottimisti. Ciononostante, troppo flebili sono finora le voci dello stesso movimento pacifista. Non si è riprodotto il meccanismo di mobilitazione che era scattato per le due Simone e per Giuliana Sgrena. Forse perché incombe il rischio dell’assuefazione, forse perché l’Afghanistan appare più lontano e più incomprensibile dell’Iraq.
Eppure, la storia di Clementina non è diversa dalla loro o da quella, troppo in fretta accantonata, di Florence e Hussein. Una delle tante storie di uomini e donne che non si vogliono arrendere alla presunta normalità della guerra, scegliendo invece di raccontarne gli orrori o, come Clementina, di portarvi l’antidoto dell’umanità e della solidarietà. Ebbene sì, perché l’Afghanistan è un teatro di guerra, una terra occupata manu militari da eserciti stranieri, come lo è l’Iraq.
Il Gruppo consiliare di Rifondazione Comunista aderisce e invita a partecipare alla manifestazione indetta dal Comitato Fermiamolaguerra di Milano, che si terrà domani 24 maggio, alle ore 18.00 in Piazza della Scala.
Esigendo dai rapitori la liberazione di Clementina, chiediamo la stessa cosa per Florence, Hussein e per tutti gli ostaggi. E lo chiediamo per tutti gli uomini e le donne vittime della guerra, a partire dai popoli afgano e irakeno. L’alternativa alla guerra e alle occupazioni militari sta nella pace e nella giustizia, nel rispetto dei diritti umani e della sovranità dei popoli. Ecco perché, proprio ora, ribadiamo con forza la richiesta di un cambio radicale di politica estera del governo italiano e dunque del ritiro di tutte le truppe d’occupazione italiane dall’Iraq e dall’Afghanistan.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
 
Il presidio al consolato iraniano di Milano, indetto per domani da “Sinistra per Israele”, ha un pregio e un grande difetto.
Il pregio sta nel tentativo di volersi sottrarre all’irritante e stucchevole operazione politica che sta alla base dell’iniziativa romana, promossa da Giuliano Ferrara, e che prende a pretesto le gravi e inaccettabili dichiarazioni del presidente iraniano, per rilanciare invece il delirio dello “scontro di civiltà”.
Il grande difetto sta nel fatto di non esserci riuscito, se non in minima parte, riproducendo ancora una volta quello strabismo politico che fa intollerabilmente coincidere il sostegno al popolo ebraico e al sacrosanto diritto di Israele di esistere con l’appoggio acritico e incondizionato alla politica di Sharon.
Anche a Milano, la giusta aspirazione del popolo palestinese a una terra e a uno stato non trova nemmeno lo spazio di una riga, di un cenno nell’appello dei promotori. E questo è un errore. L’unica sicurezza, per Israele, per la Palestina e per tutti i popoli del Medioriente, compreso quello irakeno, sta nella costruzione di una pace giusta, nel riconoscimento del diritto all’autodeterminazione per tutti e nella fine delle occupazioni militari.
Ecco perché l’unico modo per stare in piazza domani a Milano, fuori dalle ipocrisie e dalle ambiguità, è quello che ci propongono le associazioni pacifiste raccolte in Action for Peace (Amal - Bambini per la pace, Arci, Associazione Italia-Palestina, Associazione Jalla, CRIC, Donne in nero, Ebrei contro l’occupazione, Guerre & Pace, Gruppo Bastaguerra – Milano, Pax Christi, Rete Radiè Resch, SCI, Salaam ragazzi dell’olivo), che saranno presenti al presidio con uno striscione che dice “Diritti per tutti i popoli del Medioriente, due stati per due popoli in Palestina/Israele, contro la guerra in Iraq”. E chissà, forse questo potrà essere anche l’unico modo per aprire davvero un confronto serio.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
 
di lucmu (del 16/11/2005, in Pace, linkato 1345 volte)
Articolo di Luciano Muhlbauer, pubblicato su il Manifesto del 16 nov. 2005 (pag. Milano)
 
Il gruppo consiliare regionale di Rifondazione Comunista ha partecipato al presidio di fronte al Consolato degli Stati Uniti di Milano, convocato dalle organizzazioni pacifiste.
I consiglieri regionali del Prc, Luciano Muhlbauer, Osvaldo Squassina e Mario Agostinelli, hanno depositato una mozione nella quale si chiede che il Consiglio Regionale della Lombardia condanni l’utilizzo di armi chimiche contro la popolazione civile di Fallujah, solleciti l’apertura di un’inchiesta internazionale e inviti il Governo italiano a ritirare immediatamente le truppe dall’Iraq.
L’inchiesta giornalistica prodotta dalla Rai, ma da essa stessa passata in sordina a orari impossibili ha confermato in maniera clamorosa quanto già si sapeva. Cioè che gli Stati Uniti usano normalmente armi chimiche, ovvero di distruzione di massa, anche contro obiettivi civili. Sono atti classificati dal diritto internazionale come crimini di guerra. Sono atti analoghi a quelli che fanno sedere oggi Saddam Hussein sul banco degli accusati nel processo che lo vede imputato a Bagdad.
Un servizio giornalistico che ha fatto il giro del mondo, ma che in Italia ha incontrato orecchie da mercante. Tutto ciò è gravissimo, poiché in un Paese democratico e civile dovrebbe bastare il semplice sospetto di un crimine di guerra per intervenire. Invece no, il Governo italiano non sente nemmeno il bisogno di promuovere un’inchiesta. E che dire della sinistra moderata, di quei Ds e Margherita che non hanno perso un secondo per aderire alla fiaccolata pro-Sharon di Ferrara, ma che hanno disertato il presidio pacifista davanti all’ambasciata Usa di Roma?
Il fatto che i DS milanesi abbiano invece aderito al presidio di oggi rappresenta una buona notizia. Tuttavia, non basta condannare l’uso del fosforo bianco, poiché non esistono guerre buone e ancor meno occupazioni militari pulite. Il problema è la guerra in sé e bisogna trarne le logiche conseguenze, archiviando ogni ambiguità sulla partecipazione italiana all’occupazione anglo-americana dell’Iraq. Le truppe vanno ritirate immediatamente e senza condizioni!
 
qui puoi scaricare il testo della mozione
 

Scarica Allegato
 
di lucmu (del 15/02/2007, in Pace, linkato 1333 volte)
Pubblicato su il Manifesto del 15 febbraio 2007 (pag. Milano)
La decisione del Presidente del consiglio Romano Prodi di confermare gli accordi del governo Berlusconi e di dare quindi il via libera alla costruzione di una nuova base militare statunitense a Vicenza non ci trova d’accordo.
Le servitù militari esistenti sul territorio italiano sono tantissime e pensiamo, come affermato dal programma dell’Unione, che occorra al più presto arrivare a una loro ridefinizione. E questo vale anche per la Lombardia, a partire dalla base di Ghedi (BS) che, sebbene sotto comando italiano, ospita armi nucleari sotto controllo delle forze armate statunitensi.
Concedere oggi la costruzione di una nuova base statunitense sul territorio dell’aeroporto Dal Molin, destinata ad ospitare la 173ª Brigata aviotrasportata Airborne con funzioni di rapido intervento nelle aree mediorientali, contraddice non soltanto l’impegno preso con gli elettori, ma la stessa vocazione pacifista dell’Italia, espressa dall’articolo 11 della Costituzione. D’altronde, l’attuale politica del governo USA, incentrata su interventi militari come quello in Iraq, è in stridente contrasto con l’ispirazione della politica estera dell’Unione.
Ma vi è una seconda ragione che ci fa dire che quella decisione era ed è sbagliata. In nessun momento è stata interpellata la comunità locale, cioè i cittadini e le cittadine di Vicenza. Anzi, il sindaco Hullweck ha persino negato alla cittadinanza la possibilità di esprimersi attraverso un referendum.
Oggi, i cittadini e le cittadine di Vicenza chiedono che venga ascoltata la loro voce e che la nuova base non si faccia. Dicono di non poter accettare la decisione del Presidente del consiglio e ci chiamano a manifestare a Vicenza il 17 febbraio prossimo.
Noi, Consiglieri regionali della Lombardia, siamo d’accordo con loro e invitiamo tutti e tutte a partecipare alla manifestazione del 17 febbraio a Vicenza.
 
Luciano Muhlbauer (Prc), Mario Agostinelli (Prc), Osvaldo Squassina (Prc), Marco Cipriano (Ds), Arturo Squassina (Ds), Bebo Storti (Pdci), Carlo Monguzzi (Verdi), Marcello Saponaro (Verdi)
 
di lucmu (del 17/10/2007, in Pace, linkato 1391 volte)

da scaricare qui l'interpellanza presentata oggi in Regione Lombardia sulla presenza di armi nucleari stoccate nella base di Ghedi (Bs). L'interpellanza è firmata da: Muhlbauer, Squassina O., Agostinelli (Prc), Squassina A. e Cipriano (Sd), Monguzzi e Saponaro (Verdi), Prina e Fabrizio (Margherita), Sarfatti, Civati (Ds), Storti (PdCI).


Scarica Allegato
 
Quando si dice “scudo stellare” molti pensano a qualche pellicola holywoodiana, altri si ricordano dei velleitari progetti di militarizzazione dello spazio di Ronald Reagan, ma solo pochi sanno che si tratta di un sistema d’armamento statunitense in fase di realizzazione, anche sul suolo europeo.
Infatti, per completare lo scudo anti-missilistico, che intende coprire sia gli Usa che l’Europa, è prevista la costruzione di due nuove basi militari statunitensi al fine di ospitare una stazione radar e una batteria missilistica, rispettivamente nella Repubblica Ceca e in Polonia. Cioè, a ridosso dei confini della Federazione Russa.
Secondo il governo degli Stati Uniti si tratta di un’operazione meramente difensiva, destinata alla protezione dell’Europa da eventuali attacchi missilistici provenienti dal Medio Oriente. Ma la Russia, ovviamente, ci crede poco e ha già annunciato delle contromisure sul piano militare.
Peraltro, ci crede poco anche lo stesso Pentagono, visto che la sua principale agenzia di ricerca, la Rand Corporation, afferma senza mezzi termini che “non si tratta solo di uno scudo, ma di un’abilitazione all’azione”. Insomma, non era poi un caso che il trattato Abm, siglato nel lontano 1972 da Usa e Urss, avesse vietato espressamente tali sistemi anti-missilistici. Ahinoi, su iniziativa del presidente Bush, gli Usa si sono ritirati unilateralmente da tale trattato nel 2002.
A breve il parlamento della Repubblica Ceca sarà chiamato a decidere sulla nuova base radar voluta dagli Usa, ma alla popolazione viene negata la possibilità di esprimersi con un referendum popolare, nonostante fosse stato richiesto da un combattivo movimento popolare. Chissà perché, forse perché è risaputa la diffusa ostilità dei cechi nei confronti del progetto?
Negare alla popolazione di potersi esprimere liberamente e democraticamente su questioni di tali rilevanza è sbagliato comunque, a Vicenza come nella Repubblica Ceca. E ancora più sbagliato sarebbe pensare che si tratti di una questione che non riguarda il resto dell’Europa, poiché non occorre essere dei geni per capire che la realizzazione dello “scudo stellare” sul territorio europeo alimenterebbe una nuova corsa agli armamenti e l’instabilità globale.
Per questi motivi 12 consiglieri regionali della Lombardia (Muhlbauer, Squassina O., Agostinelli, Squassina A., Cipriano, Monguzzi, Civati, Saponaro, Prina, Gaffuri, Fabrizio e Oriani) di Prc, Sd, Verdi e Pd hanno raccolto l’appello lanciato dal movimento anti-base ceco, depositando in Consiglio regionale una mozione con la quale si chiede che Regione Lombardia si attivi nei confronti dell’Unione Europea, affinché ai cittadini della Repubblica Ceca venga garantito il diritto di potersi esprimere mediante referendum popolare.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
qui sotto puoi scaricare il testo della proposta di mozione depositata
 

Scarica Allegato
 
A 90 anni dalla fine della grande carneficina, chiamata Prima Guerra Mondiale, il Consiglio Regionale della Lombardia si è sottratto alla retorica guerresca e ha lanciato un messaggio diametralmente opposto a quello del Ministro La Russa.
Infatti, stamani l’Aula ha accolto all’unanimità l’emendamento della sinistra - a firma dei Consiglieri Muhlbauer (Prc), Squassina (Sd) e Saponaro (Verdi) - che ha introdotto nell’articolo 1 della legge regionale per la “promozione e valorizzazione del patrimonio storico della prima guerra mondiale” il principio vincolante che le azioni della Regione debbano realizzarsi “con la finalità di sostenere la crescita della cultura della pace e della pacifica convivenza tra i popoli”.
Certo, non un fatto risolutivo, visto il vigore della campagna di Alleanza Nazionale e dei suoi Ministri, i quali vorrebbero revisionare la memoria dell’immane massacro che fu la Prima Guerra Mondiale, per celebrare, invece, una vittoria militare che nemmeno ci fu. Ma pur sempre un atto concreto e tangibile, poiché le attività educative e didattiche e i progetti culturali interregionali, previsti dalla legge, dovranno attenersi a questo principio.
In fondo, oggi e qui non poteva esserci modo migliore per rimandare al mittente la triste propaganda bellica di La Russa e per rendere omaggio alla memoria dei 600 mila contadini e operai italiani, mandati al macello per miseri giochi di potere e comandati da generali inetti e privi di scrupoli.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
 
di lucmu (del 02/01/2009, in Pace, linkato 1273 volte)
A Milano, sabato 3 gennaio, alle ore 15.30, con concentramento in Porta Venezia, si terrà una manifestazione, proposta e organizzata dalla Comunità Palestinese lombarda, per chiedere l’immediata cessazione dei bombardamenti su Gaza. Partecipate numerosi!
Qui di seguito, il testo dell’appello della comunità palestinese:
 
“LA COMUNITÀ PALESTINESE DELLA LOMBARDIA
ORGANIZZA
 
UNA MANIFESTAZIONE CONTRO IL MASSACRO DI GAZA DA PARTE   DELL’ESERCITO ISREALIANO, CHE STA UCCIDENDO CIVILI, BAMBINI, DONNE, DISTRUGGENDO CASE, OSPEDALI E SCUOLE.
UNA MANIFESTAZIONE CONTRO IL SILENZO INTERNAZIONALE E L'EMBARGO TOTALE DELLA STRISCIA DI GAZA IMPOSTO DA OLTRE 2 ANNI.
PER LA FINE DELL'OCCUPAZIONE ISRAELIANA DEI TERRITORI PALESTINESI.
 
INVITA
 
LE/I PALESTINESI DELLA LOMBARDIA, I LORO AMICI, LE FORZE POLITICHE E SOCIALI A PARTECIPARE.
 
SABATO 3 GENNAIO 2009,
DALLE ORE 15.30 A MILANO, IN PORTA VENEZIA”
 
 
Il violento intervento delle forze armate israeliane, per giunta in acque internazionali, contro le navi della Freedom Flotilla, è un atto di pirateria, che non può trovare giustificazione alcuna, né giuridica, né morale.
Esprimiamo la nostra solidarietà con gli attivisti delle Ong che hanno tentato di forzare pacificamente il blocco israeliano della striscia di Gaza, “armati” soltanto di aiuti umanitari, e che per questo hanno pagato un prezzo altissimo in termini di vite umane.
L’uso deliberato e ingiustificato della violenza da parte delle forze armate israeliane è la conseguenza diretta della politica dei due pesi e delle due misure che pratica la cosiddetta comunità internazionale, compreso il Governo italiano, e che provoca nel governo israeliano quel senso di impunità, che ha portato al massacro di oggi.
Invitiamo tutti i cittadini e le cittadine milanesi che hanno a cuore la causa della pace e dei diritti del popolo palestinese, a mobilitarsi per ripudiare l’azione criminale da parte delle forze di sicurezza di Israele, partecipando al presidio in piazza San Babila, alle ore 18.00 di oggi.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
 
Nel quadro della giornata di mobilitazione nazionale, si tiene venerdì 4 giugno un corteo anche a Milano. L’appuntamento è alle ore 17.30 in piazza San Babila, dove già lunedì scorso si è tenuta una prima mobilitazione, iniziata come presidio, ma poi trasformatasi in corteo, vista la partecipazione di migliaia di persone.
La manifestazione è stata convocata dalle reti milanesi di solidarietà con la Palestina, insieme alle rappresentanze dei palestinesi in Italia (Comunità palestinese della Lombardia e Associazione dei palestinesi in Italia).
Vi invito a fare il possibile per far circolare l’appuntamento tra i vostri contatti, compagni, amici eccetera, perché è importantissimo che domani ci sia tanta gente nelle strade delle nostre città.
Perché non può essere accettato che uno stato tenga prigionieri un milione e mezzo di uomini e donne di ogni età, come accade con il blocco della striscia di Gaza, e che possa ammazzare nove persone disarmate, soltanto perché volevano forzare pacificamente quel blocco, senza che qualcuno chiami quei governanti a rispondere dei loro atti.
E perché non è possibile che il Governo italiano si comporti come si è comportato, prima, inalberandosi davanti ai giornalisti per dire che gli italiani sequestrati in acque internazionali e poi incarcerati in Israele “non sono prigionieri” e, poi, votando contro l’istituzione di una commissione d’inchiesta internazionale sulla strage.
Insomma, perché tutto questo non continui e, peggio, diventi “normale”, accettabile ed accettato, dobbiamo alzare la nostra voce. Perché il popolo palestinese, tenuto prigioniero in mezzo a muri di cemento, blocchi militari e ipocrisie e complicità internazionali, non rimanga da solo. Per tutto questo, partecipate!
 
Qui di seguito l’appello di convocazione della manifestazione:
 
A FIANCO DELLA FREEDOM FLOTILLA
SCENDIAMO IN PIAZZA
CONTRO I CRIMINI ISRAELIANI
 
All’alba del 31 maggio la Marina militare israeliana ha attaccato in acque internazionali le navi della Freedom Flotilla che, con 10.000 tonnellate di aiuti umanitari e circa 700 attivisti internazionali a bordo, si dirigevano verso le coste di Gaza. L’assalto ha provocato una strage tra gli internazionali, decine di feriti e il sequestro degli attivisti; a diverse ore dall’attacco non si hanno ancora notizie sulle loro condizioni, se non che sono ancora rinchiusi nelle prigioni israeliane del deserto del Neghev.
Con l’arrembaggio delle navi della Freedom Flotilla, cariche di civili, armati unicamente della loro solidarietà alla popolazione palestinese di Gaza da tre anni sotto embargo, Israele ha compiuto un vero e proprio atto di pirateria e di palese violazione del diritto internazionale. Come durante l’operazione Piombo Fuso, che a cavallo tra il 2008 e il 2009 ha provocato l’uccisione di oltre 1.400 palestinesi di Gaza e il ferimento di oltre 5.000, lo Stato di Israele continua a ritenersi sollevato da ogni regola del diritto internazionale, fino a compiere atti di terrorismo di Stato come quello che ha violentemente bloccato le imbarcazioni della Freedom Flotilla.
Nel nostro paese, come in tutto il mondo, tante manifestazioni hanno espresso una determinata protesta contro l’arroganza e la violenza militare israeliana e contro l’atteggiamento di una comunità internazionale che continua a rendersi complice garantendo l’impunità ai crimini di un paese ancora una volta immune da atti concreti di condanna delle sue politiche. Continueremo a scendere in piazza e invitiamo alla mobilitazione in tutte le città italiane finché tutti gli attivisti internazionali sequestrati da Israele non saranno liberati.
 
Israele non può rimanere impunita
Basta con il blocco di Gaza
Basta con l’occupazione
 
VENERDI’ 4 GIUGNO - GIORNATA DI MOBILITAZIONE NAZIONALE
 
MANIFESTAZIONE A MILANO
ORE 17.30 IN PIAZZA SAN BABILA
 
 
Comunità palestinese della Lombardia
Associazione dei palestinesi in Italia
Reti milanesi di solidarietà con la Palestina
 
 
 
Pagine: 1 2 3


facebook twitter youtube
Cerca  
Titolo

Titolo

Titolo
Antifascismo (86)
Casa (48)
Diritti (19)
Infrastrutture&Trasporti (38)
Lavoro (232)
Migranti&Razzismo (147)
Movimenti (124)
Pace (21)
Politica (105)
Regione (77)
Sanità (19)
Scuola e formazione (71)
Sicurezza (59)
Territorio (46)

Catalogati per mese:

Ultimi commenti:
Exploring cbd joint...
06/11/2024
di BruceProob
Exploring hemp blun...
21/10/2024
di Trentsipsy
These Delta 9 gummie...
02/10/2024
di Brianpruse



23/11/2024 @ 09:12:47
script eseguito in 63 ms

Ci sono 47 persone collegate