Blog di Luciano Muhlbauer
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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Il raduno neonazista del 12-14 settembre si farà. Non dalle parti di Milano o di Monza, come avrebbe voluto Forza Nuova, bensì nella più periferica Cantù, in provincia di Como.
Le proteste e la mobilitazione di Anpi, antifascisti e comunità ebraica, nonché la netta opposizione di molti amministratori locali, a partire dal Sindaco di Milano, che evidentemente non intendeva ripetere la poca edificante vicenda del concerto naziskin di Rogoredo del giugno scorso, hanno dunque sortito l’effetto di spingere il “Festival Boreal” verso nord.
Bene, perché non li avremo tra i piedi a Milano. Ma detto questo, non mi pare proprio il caso di esultare o di gridare alla vittoria. Prima di tutto perché il raduno nazi si farà comunque e Cantù, in fondo, si trova a meno di un’ora di macchina dal capoluogo lombardo. E poi, lo spostamento a Cantù ha messo in evidenza un altro problema, anzi, uno dei problemi principali. Già, perché non solo le Prefetture di Milano e Como, cioè il Ministero degli Interni, hanno lavorato per dribblare le proteste e garantire l’agibilità politica al raduno nazifascista, ma questo si terrà addirittura in uno spazio pubblico gestito dal Comune, il “Campo Solare”.
È stata una scelta del Sindaco di Cantù, Claudio Bizzozero, che peraltro non è nemmeno un uomo di destra o un leghista, anzi. Secondo lui, “Forza Nuova è un movimento politico legalmente costituito e che partecipa normalmente alle elezioni nazionali, regionali (e a Cantù persino comunali) ed in quanto tale, va conseguentemente trattata esattamente come ogni altra forza politica legalmente costituita ed operante nel nostro paese” (la dichiarazione completa del Sindaco la trovate sul suo profilo fb: https://www.facebook.com/claudio.bizzozero).
 
E così, passando da Milano a Cantù, senza quasi accorgercene, siamo passati dal “non possiamo impedire il raduno perché si svolge in un luogo privato”, utilizzato a piene mani nelle ultime occasioni da Prefetti, Questori e Sindaci, alla concessione di luoghi pubblici perché i neofascisti e i neonazisti sono “un partito come un altro”.
 
Già, il nocciolo della questione sta proprio qui: abbiamo una Costituzione antifascista, nata dalla lotta di liberazione dal nazifascismo, ma la legge ordinaria in materia è a dir poco vaga e elastica (e ancora più elastica è la sua applicazione). Qui, a differenza di quello che accade in Germania, nemmeno il saluto romano o l’esibizione di simboli nazifascisti viene perseguito, salvo in casi più unici che rari.
È per questo che dalle nostre parti raramente le autorità hanno impedito raduni o manifestazioni di questo tipo e quando questo è successo, i divieti erano motivati quasi sempre da “motivi di ordine pubblico”.
Il Sindaco Bizzozero ha dunque ragione in punto di diritto, ma ha torto marcio da un punto di vista politico e culturale, perché considerare i gruppi nazifascisti e razzisti (e ne arriveranno di ogni risma dall’Europa) “uguali” a qualsiasi altro partito o movimento, significa non voler vedere, non voler capire quello che sta accadendo in questi anni in Europa e non ricordare quello che era accaduto nel secolo scorso.
Ma tutta questa vicenda evidenzia anche i limiti degli appelli che invocano i divieti per le iniziative nazifasciste, perché alla fine della fiera ottieni un risultato soltanto se riesci a mettere in campo una pressione politica, culturale e di piazza sufficientemente forte. In altre parole, l’antifascismo, così come tutti i valori positivi associati ad esso, deve ri-vivere nel corpo della società, nella testa e nel cuore delle persone, e non solo quando c’è un raduno nazi, ma tutti i giorni, in tutti i luoghi. Non c’è alternativa se vogliamo fermare la proliferazione di iniziative, raduni e manifestazioni nazifasciste sul nostro territorio, anche perché finito questo raduno, ne arriverà un altro e poi un altro ancora ecc. ecc.
 
Tutto questo ragionamento, comunque, non assolve Prefetti, Questori e Sindaci come Bizzozero, né esime noi dal dover continuare a muoverci contro il raduno nazi di Cantù. E quindi, segnalo la manifestazione antifascista promossa dall’Anpi regionale e milanese a Como, per giovedì 12 settembre alle ore 18.00 (i dettagli qui: http://anpimilano.com/2013/09/09/12-settembre-manifestazione-antifascista-a-como/#more-3766).
 
Luciano Muhlbauer
 
 
Si chiamava Pavlos Fyssas, aveva 34 anni, faceva il cantante hip hop con il nome Killah P, era un antifascista e militava nell’organizzazione di sinistra Antarsya. Stanotte, in un quartiere periferico di Atene, è stato assassinato a coltellate dai neonazisti di Alba Dorata.
Un delitto infame, ma anche un delitto ampiamente annunciato, perché al di là di luogo, circostanza e identità della vittima era purtroppo soltanto questione di tempo perché l’escalation di violenze da parte del partito neonazista greco, Alba Dorata, sfociasse nell’omicidio. Aggressioni a migranti, gay e militanti della sinistra sono ormai all’ordine del giorno e soltanto una settimana fa è stata sfiorata la tragedia, allorché un gruppo di militanti del KKE (partito comunista greco) è stato aggredito a freddo e a suon di sprangate.
D’altronde, i neonazisti sono galvanizzati dal consenso che riescono a canalizzare in una Grecia devastata dalle politiche d’austerità della Troika (siedono in Parlamento e i sondaggi li danno al 13% delle intenzioni di voto) e dalle ampie complicità di cui godono all’interno della polizia greca. Insomma, sono un fenomeno in preoccupante crescita, come ci ricorda anche l’ottima inchiesta di Leonardo Bianchi, Nazisti sull’orlo del potere. Il caso Alba Dorata, pubblicata pochi giorni fa su MicroMega.
Alba Dorata è sicuramente un caso estremo, ma non certamente unico. In tutta Europa i movimenti neofascisti, neonazisti e razzisti trovano oggi nuovi spazi e a volte, appunto, riescono a riempirli, come ad esempio in Ungheria. Ed è per questo, anzitutto, che ci deve preoccupare quello che accade in Grecia e altrove, perché anche qui ci sono la crisi e le politiche d’austerità e anche qui ci sono spazi che si aprono per ideologie e gruppi nazifascisti. E il fatto che qui i gruppi militanti neofascisti e neonazisti siano allo stato tutto sommato piccoli e marginali non cambia di una virgola il problema, poiché anche Alba Dorata era fino a pochi anni fa soltanto un gruppuscolo insignificante, dalla consistenza organizzativa ed elettorale non dissimile da Forza Nuova.
Ed eccoci a noi, cioè al nostro problema. Già, perché anche il più distratto degli osservatori si è ormai accorto che vi è una certa inflazione di iniziative, manifestazioni e raduni di ispirazione nazifascista in Lombardia e nell’area metropolitana milanese. Loro vedono e sentono i nuovi spazi che si aprono e quindi si comportano di conseguenza. Ma quello che forse non stupisce, ma sicuramente preoccupa molto, è che a sinistra e, in generale, nell’opinione pubblica democratica sembrano essere venuti meno gli anticorpi, a tutto beneficio della banalizzazione e della sottovalutazione.
Non intendo certo aprire qui una riflessione sulle ragioni di questo stato di cose, che sono molteplici e peraltro stranote, dal tempo che passa al vuoto culturale a sinistra, ma voglio piuttosto insistere sulla ormai inderogabile necessità di ricostruire gli anticorpi, cioè l’antifascismo.
Ebbene sì, perché ultimamente succedono delle cose preoccupanti dalle nostre parti e alle consuete sottovalutazioni (“ma cosa vuoi che sia?”, “ma ignoriamoli”, “il fascismo è cosa di altri tempi” ecc. ecc.) si sono aggiunte nuove e più insidiose varianti, come i nazi sono “un partito come un altro” e quindi, in nome della libertà e della democrazia, si concedono spazi pubblici a iniziative nazifasciste, come è avvenuto di recente a Cantù. Cioè, intendiamoci, un conto è che lo facciano esponenti istituzionali provenienti da esperienze neofasciste, ma ben altra cosa è che lo facciano anche amministratori pubblici di formazione democratica, come il Sindaco di Cantù. E non importa un fico secco che il raduno di Forza Nuova a Cantù sia stato un mezzo fiasco o che il Sindaco, al di là delle tante chiacchiere, fosse soltanto interessato a un po’ di pubblicità personale (purché se ne parli, diceva qualcuno che se ne intendeva). No, importa che un altro argine sta cedendo, proprio quando ci sarebbe bisogno di ricostruire gli argini!
A proposito, siccome l’antifascismo non sembra più andare di moda, qualcuno ha pensato bene di osare il colpo grosso, come ha denunciato l’Osservatorio democratico sulle nuove destre: un concerto nazirock in pieno centro Milano, al Teatro Manzoni, il 16 dicembre prossimo. L’iniziativa è sempre del giro Lealtà Azione, cioè l’organizzazione di copertura milanese dei neonazisti Hammerskin, e i buoni uffici sono dei consiglieri provinciali dei Fratelli d’Italia, Turci e Capotosti. Insomma, come volevasi dimostrare, quando cedono gli argini…
 
Oggi ad Atene c’è dolore e rabbia tra gli antifascisti, nella sinistra, tra i democratici. Noi siamo vicini a loro. Ma non basta, dobbiamo fare la nostra parte qui. E questo significa anzitutto indicare e comprendere il problema, porre fine ai cedimenti culturali e politici, prima che sia troppo tardi, perché i nazisti e i fascisti non sono un “partito come un altro”.
 
Luciano Muhlbauer
 
 
Oggi al Politecnico di Milano è andato in scena un autentico sfregio alla città. Dentro l’ateneo si è tenuto, con l’autorizzazione del rettore, un convegno neonazista e fuori gli studenti antifascisti che protestavano sono stati caricati dalla polizia.
È di una gravità inaudita quanto successo stamattina e la responsabilità grava interamente sulle spalle del rettore del Politecnico. Infatti, i responsabili dell’ateneo non potevano non conoscere la natura politica del convegno e degli organizzatori, cioè il gruppo “Alpha”, espressione della formazione neonazista “Lealtà e Azione”, poiché agli stessi era stata negata pochi giorni fa l’autorizzazione da parte della Statale, dov’era inizialmente prevista l’iniziativa.
In Statale gli studenti antifascisti si erano mobilitati da tempo e una volta chiarito chi erano i soggetti che si celano dietro la sigla “Alpha”, l’università ha loro giustamente negato l’agibilità. Nessuno si era però fidato, perché i nazi erano decisi a trovarsi lo stesso e così, da stamattina la Statale era presidiata dagli studenti. Quello che però nessuno ha osato immaginarsi è che i nazi avrebbero trovato porte aperte da parte del rettore del Politecnico.
Quanto avvenuto è grave in sé, ma ancora più inquietante appare alla luce del fatto che da anni i vari gruppi della galassia neofascista e neonazista tentano di mettere radici a Milano e di conquistarsi legittimità pubblica. E grazie alle scelte del Politecnico ora possono dire di aver realizzato un convegno neonazista con l’autorizzazione dell’ateneo e, quindi, anche con la protezione degli organi di polizia.
Una pessima notizia per Milano e occorre che Milano sappia reagire a questo scempio.
 
Luciano Muhlbauer
 
 
A Milano tocca anche quest’anno la sua primavera nera. Ormai sembra diventata una triste consuetudine e così, non appena l’inverno accenna ad andarsene, i vari gruppi della galassia nazifascista, con annessi buoni uffici della destra istituzionale, fanno convergere le loro iniziative sulla territorio milanese. L’obiettivo è sempre lo stesso, cioè mettere nuove radici e rafforzarsi organizzativamente e politicamente in una metropoli che tradizionalmente non li ha mai amati.
E questa volta, visto che si avvicinano le elezioni europee, si inizia con una provocazione in grande stile: i fascisti di Casa Pound annunciano per sabato 15 marzo un’iniziativa pubblica a Milano, in luogo non ancora comunicato, con due esponenti del partito neonazista greco, Alba Dorata. In altre parole, il partito considerato un’organizzazione criminale dai magistrati ellenici e additato da mezzo mondo come un pericolo per la democrazia in Europa, dovrebbe parlare tranquillamente a Milano e per giunta il giorno prima dell’anniversario dell’omicidio fascista di Dax. Pazzesco! E c’è davvero da augurarsi che di fronte a questa eventualità non siano soltanto i soliti ad attivarsi per dire che a Milano per i nazisti non c’è proprio posto.
Ma, appunto, non stiamo parlando soltanto di una singola provocazione, ma di un insieme di iniziative e fatti. In questo senso, va anzitutto ricordato che le giornate in cui si ricorda Dax fanno gola non soltanto a casa Casa Pound, ma anche a Forza Nuova, che lo stesso 15 marzo organizza nella vicina Monza un’iniziativa pubblica con Roberto Fiore. In quel caso si conosce già il luogo, cioè l’Hotel della Regione, ed è già prevista una mobilitazione antifascista.
L’elenco potrebbe proseguire a lungo, ma ci limitiamo a ricordare altri due fatti, forse quelli più significativi. Il primo è l’apertura della nuova sede milanese di Lealtà e Azione, una sigla di copertura del movimento neonazista Hammerskin, nello stesso luogo che fu di Cuore Nero. Cioè, in via Pareto, a due passi dalla Cascina Autogestita Torchiera…
Il secondo è l’ingresso ufficiale di Casa Pound nel Consiglio comunale di Novate Milanese. La vicenda è torbida, perché nasce da una consigliera ex Pdl in conflitto con i capi locali di Forza Italia, che un bel giorno decide di costituire il gruppo di Casa Pound. Ma da cosa nasce cosa e siccome tra qualche mese ci sono le amministrative, ora i fascisti di Casa Pound non si vogliono più muovere da Novate.
Insomma, vicende diverse tra di loro, ma che convergono nel tempo e nello spazio e che nel loro insieme ci restituiscono bene il quadro di una galassia nazifascista, profondamente divisa al suo interno, ma capace di lavorare con determinazione nella medesima direzione per rafforzarsi e avanzare sul territorio. Infatti, questo è il punto e questa è la posta in gioca.
Per questo occorre reagire con fermezza e con intelligenza, senza farsi prendere dall’ansia, costruendo mobilitazione, conflitto e consenso e, soprattutto, non perdendo di vista l’obiettivo, cioè impedire che i gruppi nazifascisti avanzino anche solo di un millimetro nell’area milanese.
 
Luciano Muhlbauer
 
 
Ci siamo, domani inizia la triste primavera nera di Milano. Non ripeto qui il ragionamento generale già fatto alcuni giorni fa (vedi A Milano arriva la primavera nera), ma piuttosto cerco di dare un contributo alla condivisione delle informazioni disponibili, a partire dagli aggiornamenti sulla presenza dei nazi di Alba Dorata a Milano, e  delle mobilitazioni da fare, comprese quelle programmate da tempo in occasione dell’anniversario dell’omicidio di Dax.
Ebbene, la prima informazione è che è stato reso pubblico il luogo dove si terrà l’iniziativa, organizzata da Casa Pound, che vedrà la presenza pubblica a Milano, per prima volta, di due esponenti del partito neonazista greco, Alba Dorata. Il luogo è l’Hotel Admiral, che si trova in via Domodossala 16, in zona Fiera. E l’iniziativa è prevista per le h. 16 di sabato 15 marzo.
Il tempo è poco, ovviamente, ma qualcosa si può e si deve fare da subito, a partire dall’invio massiccio di messaggi mail di protesta all’indirizzo info@admiralhotel.it, in cui si chiede alla direzione dell’Hotel Admiral di revocare la sala per l’evento neonazista (per chi vuole usare telefono o fax, ecco i numeri: tel. 023492151, fax 0233106660). È una cosa semplice, che chiunque può fare con il suo pc, tablet o smartphone. Ed è una cosa che può essere anche efficace, come dimostra il caso monzese, dove un’analoga campagna ha portata alla revoca della sala per Forza Nuova.
In secondo luogo, occorre chiedere alle rappresentanze istituzionali, alle forze e ai movimenti politici, alle associazioni ecc. di prendere parola contro l’eventualità che Milano venga insultata con la presenza dei neonazisti di Alba Dorata. Qualcuno sta già iniziando a muoversi in quella direzione, come la Rete antifascista milanese.
Per tutto il resto, gli aggiornamenti, eventuali altre iniziative ecc., tenete le orecchie aperte e seguite le notizie che circolano, in particolare sui social network. Oppure usate anche lo spazio commenti di questo post, per condividere informazioni.
 
Detto questo, vi ricordo comunque tutte le altre iniziative antifasciste in programma in questo fine settimana nell’area metropolitana, altrettanto importanti.
 
Sabato 15 marzo:
 
Monza, h. 15, è confermato il presidio antifascista. Forza Nuova è rimasta senza albergo, ma per il resto non si sa cosa faranno. Per informazioni e aggiornamenti, seguite il sito del Foa Boccaccio.
Novate Milanese, h. 17, in P.zza Martiri della Libertà, corteo antifascista contro l’ingresso di Casa Pound nel Consiglio comunale.
Rozzano, h. 22, via Franchi Maggi 118, concerto per Dax con Banda Bassotti, Los Fastidios, Skassapunka e Cleopatra Sound.
 
Domenica 16 marzo a Milano:
 
h. 16, Ripa dei Malfattori, Ripa di Porta Ticinese 83, incontro con i compagni del Comité pour Clement e di Pavlos, e alle h. 18 presentazione del libro “Resisto! 10 anni senza te, 10 anni con te”, curato dall’Associazione Dax 16marzo2003.
h. 21, via Brioschi, parole e musica per Dax, con interventi dalla Francia e dalla Grecia, Audio-Tributo a Dax e monologo MADAMA CIE di e con AttriceContro
h. 22:30, da via Brioschi parte il corteo per le vie del Ticinese.
Per eventuali aggiornamenti sulle iniziative per Dax, vedi l’evento fb.
 
Luciano Muhlbauer


Post Scriptum del 17 marzo:
un bilancio sintetico di quanto avvenuto in questo fine settimana, potete trovarlo nel post 16 marzo per Dax, pubblicato da Milano in Movimento.
 
 
Si chiama Ring of Fire  e vuole fare terra bruciata attorno alla nuova sede che i neonazisti di Lealtà e Azione hanno aperto in via Pareto, nello stesso luogo che fu di Cuore Nero. Concretamente, si tratta di un corteo, anzi di una “parata spettacolare e musicale”, e l’appuntamento è per domenica 6 aprile, alle ore 15.00, in piazza Cimitero Maggiore a Milano.
La mobilitazione del 6 aprile è importante in sé e lo è in prospettiva, poiché ci troviamo di fronte a un susseguirsi di iniziative da parte dei gruppi neofascisti e neonazisti che nel loro insieme disegnano una sorta di primavera nera, tesa a estendere e rafforzare il loro insediamento politico e organizzativo nel milanese. E in questo senso, il corteo di domenica è parte di un percorso che non si esaurisce certo in un giorno o in un luogo.
Per non farla lunga e per concentraci sulle settimane che abbiamo di fronte, la mobilitazione per la chiusura del covo nazifascista di via Pareto proseguirà il 25 aprile, quando l’ormai tradizionale concerto del pomeriggio di Partigiani in ogni Quartiere si terrà davanti al Cimitero Maggiore.
Ci sono poi le iniziative in ricordo di Varalli e Zibecchi (17 aprile) e di Gaetano Amoroso (27 aprile).
Il 29 aprile, infine, i gruppi nazifascisti hanno in programma la solita manifestazione a base di croci celtiche, saluti romani e marce paramilitari. Anzi, non la solita, perché una volta il 29 aprile era la commemorazione di Sergio Ramelli, il giovane del Msi ucciso a Milano nel 1975, ma negli ultimi anni questa data è stata trasformata in un’occasione per cortei apertamente e dichiaratamente neofascisti. Ebbene, quest’anno vogliono fare un passo in più e pare che il corteo abbia addirittura un carattere nazionale, con tanto di ruolo organizzativo preminente degli hammerskin di Lealtà e Azione.
Contro questa eventualità si è costituito il comitato Milano 29 Aprile: Nazisti No Grazie, la Camera del Lavoro, l’ANPI Provinciale e il Presidente del Consiglio di zona 3 hanno presentato un esposto a Prefetto e Questore e, infine, in diversi Consigli di zona vengono approvate delle mozioni che chiedono al Sindaco di intervenire “in prima persona” perché a Milano non vengano “più tollerate manifestazioni che vanno contro la nostra Costituzione”. Allo stato già quattro Consigli di zona (1, 6, 8 e 9) hanno approvato mozioni di questo tipo e altri se ne aggiungeranno settimana prossima. In ogni caso, gli antifascisti saranno in piazza il 29 aprile.
 
Insomma, per concludere, se non siete proprio da un’altra parte questo weekend, domenica pomeriggio passate in piazza Cimitero Maggiore. È importante.
 
Luciano Muhlbauer
 
 
Il 29 aprile gli antifascisti e le antifasciste milanesi saranno in piazza, per ribadire i valori di giustizia sociale e libertà e per dire che Milano non può e non deve più tollerare che questa data venga utilizzata dai gruppi neofascisti e neonazisti per inscenare delle parate pubbliche in pieno stile Alba Dorata. L’appuntamento è alle ore 19.00 in piazza Oberdan (P.ta Venezia) e da lì si muoverà il corteo, che allo stato è autorizzato “con riserva” dalla Questura fino a piazza Risorgimento.
Occorre essere chiari e trasparenti, anche per sfatare alcuni miti che ambienti della destra ripropongono ogni anno, nel tentativo di accreditare sé stessi e di delegittimare ogni critica. Cioè, il problema non è certo la commemorazione, anche in forma pubblica, di Sergio Ramelli e Enrico Pedenovi, i due militanti di estrema destra uccisi rispettivamente il 29 aprile del 1975 e del 1976. I morti vanno rispettati, ci mancherebbe altro.
No, il problema è che con il passare degli anni attorno a quelle commemorazioni è stato costruito ben altro, qualcosa di inaccettabile. Il 29 aprile, man mano, è stato trasformato in una sorta di carnevale nazifascista, in una giornata dove tutto è permesso, dalle marce paramilitari all’esibizione di tutto l’armamentario fascista e nazista lungo le vie di zona Città Studi. E giusto per non lasciare alcun dubbio sul messaggio da lanciare, era stata aggiunta anche un’altra commemorazione, che con gli anni ’70 c’entra un fico secco: quella in piazzale Susa del repubblichino Carlo Borsani, fucilato dai partigiani il 29 aprile del 1945.
Questo crescendo, insieme alle immagini della parata diffuse dai principali quotidiani, spiega perché l’anno scorso le proteste si erano moltiplicate. Lo stesso Sindaco aveva detto che cose del genere non dovevano più ripetersi a Milano. Ed è così che arriviamo al 2014, quando finalmente la reazione è scattata prima e non dopo il fattaccio.
Si è costituito il comitato “Milano 29 aprile: nazisti no grazie!”, di cui il sottoscritto è uno dei promotori, l’Anpi, la Camera del Lavoro e il Presidente del Consiglio di Zona 3 hanno presentato un esposto a Questore e Prefetto, praticamente tutti i Consigli di Zona della città hanno approvato mozioni, a volte a larghissima maggioranza, per chiedere di impedire la parata nazifascista e, infine, lo stesso Sindaco Pisapia ha preso posizione contro “la parata nazi-fascista che da anni deturpa la nostra città”, chiedendo “che le autorità competenti facciano tutto quanto possibile per evitare questa grave offesa alla Milano Medaglia d'oro della Resistenza”.
Insomma, qualcosa si è mosso, ma evidentemente non abbastanza, considerato che il corteo nazifascista è stato autorizzato dalla Questura con lo stesso percorso degli anni precedenti, cioè con partenza da piazzale Susa. Certo, è vero che alla fine il Questore, diversamente dagli altri anni, ha diffidato formalmente gli organizzatori dall’ostentazione di simboli nazifascisti, ma è altrettanto vero che è difficile immaginarsi che loro si attengano a queste prescrizioni. Infatti, già il 15 aprile scorso hanno comunicato pubblicamente che se ne sarebbero fregati della diffida.
Gli antifascisti, invece, hanno dovuto tribolare non poco per farsi riconoscere il proprio diritto a manifestare il 29 aprile. Un primo preavviso era stato mandato già nel mese di gennaio, ma il 9 aprile scorso il Questore ha emesso una diffida formale e vietato il presidio antifascista di piazzale Susa con una motivazione lunga quattro pagine.
Un nuovo preavviso di manifestazione è stato poi inoltrato alla Questura il 16 aprile e ci sono volute quasi tre ore di discussioni in via Fatebenefratelli per arrivare a una conclusione, soltanto parzialmente soddisfacente. Infatti, c’è l’ok, “con riserva”, a un corteo da piazza Oberdan fino a piazza Risorgimento, ma in maniera incomprensibile è stato negato l’arrivo in piazzale Dateo. Incomprensibile, perché non cambia nulla dal punto di vista dell’ordine pubblica, ma in cambio impedisce al corteo di terminare nelle immediate vicinanze di via Goldoni, dove verrà deposta una corona in memoria di Gaetano Amoroso, deceduto nella notte tra il 29 e il 30 aprile 1976 in seguito a un’aggressione neofascista.
Certezze non ci sono mai e in questi giorni possono ancora succedere delle cose, ma in linea di massima lo scenario è questo. È dunque fondamentale impegnarsi per far riuscire il corteo del 29, perché c’è bisogno che gli antifascisti e le antifasciste milanesi facciano sentire direttamente la loro voce. E questo significa attivarsi con le proprie realtà e reti, ma anche attraversare il 25 aprile, dalla mattina, con la deposizione delle corone nei quartieri, passando per il corteo del pomeriggio e finendo con il concerto di Partigiani in Ogni Quartiere in piazza Cimitero Maggiore.
Abbiamo sottovalutato per troppo tempo alcune cose e ora ci ritroviamo con una mezza mobilitazione nazionale della galassia nera il 29 e con una nuova sede dei nazi di Lealtà e Azione a due passi dal Torchiera. Per non finire come in Ungheria o in Francia oppure avere nelle strade una Alba Dorata nostrana, ovviamente non basta qualche manifestazione ogni tanto. Anzi, l’antifascismo sta nella quotidianità, nelle lotte per il reddito, il lavoro e la casa, nella presenza costante sul territorio, nella costruzione di un’uscita dalla crisi da sinistra. E sarebbe bene se ci ricordassimo di questo anche dopo il 29 aprile. Ma ora e qui si tratta di ribadire un punto fermo, cioè che di parate nazifasciste a Milano non ne vogliamo più vedere.
 
Luciano Muhlbauer
 
Per tenervi aggiornati sulla mobilitazione del 29, conoscere le adesioni e le comunicazioni, seguite la pagina fb https://www.facebook.com/pages/Milano-29-Aprile-Nazisti-No-Grazie/664211623635883
 

Aggiornamento del 24 aprile: la Questura ha sciolto la "riserva" e ha autorizzato il corteo con il percorso sopra indicato.
 
Il 25 aprile è importante sempre, perché ci impone di ricordarci da dove veniamo. Ma più il tempo passa, più diventa decisivo avere cura della memoria, perché sempre meno è scontato che ci si ricordi della fonte della nostra libertà, che non ci era stata regalata, ma che era stata strappata con la lotta e con enormi sacrifici all’oppressore nazifascista. Appunto, con il tempo la memoria si fa labile e oggi nel nostro continente le tesi e le organizzazioni fasciste e fascistoidi stanno trovando nuovi e inquietanti spazi. Anche nella nostra città, anche a Milano, c’è il problema.
Partecipare alle iniziative del 25 aprile è dunque importante. Eccovi quindi un elenco (non esaustivo) delle iniziative che si terranno a Milano nel 69° anniversario della Liberazione dal nazifascismo.
 
Come sempre, la mattina ci sarà la posa delle corone alle lapidi dei caduti e delle cadute della lotta di liberazione:
Zona 1 – appuntamento h. 9.30 in C.so Garibaldi 75
Zona 2 – appuntamento h. 9.30 in piazza Costantino
Zona 3 – appuntamento h. 9.00 in via Ponzio
Zona 4 – appuntamento h. 9.00 in via Archimede 13
Zona 5 – appuntamenti h. 9.30 in via Bellezza 16a e h. 9.30 Parco Chiesa Rossa, via S. Domenico Savio
Zona 6 – appuntamento h. 10.00 in piazza Tirana
Zona 7 – diversi concentramenti, vedi qui
Zona 8 – giro delle lapidi tra le h. 9.00 e le h. 12.00
Zona 9 - diversi concentramenti, vedi qui
 
Sempre la mattina, a partire dalle h. 9.00, ci sarà un presidio antifascista in piazza Cimitero Maggiore, cioè dove più tardi si terrà il concerto di Partigiani in Ogni Quartiere. Le ragioni sono piuttosto ovvie, visto che a due passi da lì si trova la nuova sede dei nazi di Lealtà e Azione.
 
Alle h. 14.00 in P.ta Venezia, c’è il concentramento per il corteo tradizionale del 25 aprile.
 
Dopo il corteo, cioè alle h. 17.00-18.00, inizia Partigiani in Ogni Quartiere, che dopo 6 anni torna in piazza Cimitero Maggiore per “chiudere le sedi nazifasciste e aprire spazi di libertà”. Ci sarà da bere e da mangiare, ci saranno musica e spettacoli. Insomma, siateci! Per stare insieme e per dire che i fascisti nel quartiere non ci possono stare.
Qui l’evento fb.
 
E ricordate, dopo il 25 c’è il 29 aprile, cioè la manifestazione antifascista per dire che Milano non può e non deve più tollerare parate nazifasciste.
 
Buon 25 aprile!
 
Luciano Muhlbauer
 
post scriptum: se avete integrazioni o aggiunte rispetto alle iniziative segnalate oppure se volete segnalare altre iniziative, usate lo spazio “Commenti”
 
 
Ci sono manifestazioni in cui è importante esserci e il corteo antifascista del 29 aprile è una di queste. Si tratta infatti di riaffermare un punto fermo, di ribadire un principio, cioè che Milano ripudia le ideologie nazifasciste, negazioniste e razziste e che non ci può essere spazio e legittimità per chi ne ri-propone i discorsi, i simboli e le pratiche.
A Milano da qualche anno abbiamo abbassato un po’ troppo la guardia. E abbiamo sbagliato. C’erano state la grande kermesse antifascista in piazza della Scala del 5 aprile 2009 e le mobilitazioni della primavera del 2010, ma poi era un po’ come se avessimo pensato che fosse sufficiente liberare Palazzo Marino da coloro che garantivano la complicità istituzionale per risolvere il problema. Non era così, ovviamente, e non poteva nemmeno esserlo.
Beninteso, in questi ultimi anni gli antifascisti e le antifasciste milanesi hanno fatto molte cose buone, ma spesso ognuno per i fatti suoi e il più delle volte rincorrendo le iniziative dei gruppi nazifascisti. E così, proprio quando l’Europa è scossa da un nuovo vento di destra, ci troviamo meno preparati di quello che dovremmo essere.
La consapevolezza che non si può andare avanti così, che bisogna dire basta, forse si sta facendo largo. Ancora in maniera insufficiente, certo, ma qualche segnale nuovo c’è, come la crescente e positiva attenzione in aree diverse, per storia, collocazione ed età, rispetto al corteo del 29 aprile.
Già, quel 29 aprile, che per anni abbiamo sottovalutato e che nel frattempo è diventato qualcosa di più e di diverso di una semplice commemorazione –la cui piena legittimità non è in discussione-, per sfociare in una vera e proprio sfilata nazifascista di carattere sempre più nazionale, dov’è permesso più o meno tutto. Siamo arrivati al punto che la stessa Questura, per “consuetudine”, considera ormai de facto quella data monopolio dei gruppi nazifascisti e che è diventato persino un problema poter commemorare Gaetano Amoroso, deceduto nella notte tra il 29 e il 30 aprile 1976 in seguito a un’aggressione neofascista.
Non ripeto qui tutta la storia di questi mesi e di queste settimane, del come siamo arrivati al 29 aprile (a questo proposito vedi il mio post di settimana scorsa), e mi limito dunque a fare la fotografia della situazione attuale.
Primo, la Questura ha autorizzato il solito corteo nazifascista, che partirà alle h. 20 da p.le Susa, sebbene diffidando gli organizzatori dall’esibizione di simboli e gesti di natura fascista e nazista. Difficile che questo divieto, frutto peraltro della mobilitazione istituzionale, venga rispettato, anche perché da mesi la galassia nera sta lavorando a una prova di forza, portando gente da altre regioni italiane.
Secondo, il corteo antifascista, dopo molte tribolazioni, è stato infine autorizzato dalla Questura con il seguente percorso: Porta Venezia - Viale Majno - Piazza Tricolore - Corso Concordia - Piazza Risorgimento. A riconferma delle strane “consuetudini”, al corteo è allo stato incredibilmente negato l’arrivo in piazzale Dateo, cioè nelle immediate vicinanze di via Goldoni, dove verrà deposta a una corona in memoria di Gaetano Amoroso.
 
Insomma, il 29 aprile è importante esserci, per evidenti motivi che trascendono la stessa giornata. E dobbiamo e possiamo essere in tanti e tante. L'appuntamento è alle h. 19 in piazza Oberdan.
 
La pagina facebook del Comitato “Nazisti no grazie!” la trovate qui.
L’evento fb dedicato al corteo del 29 qui.
La locandina del corteo da utilizzare in rete la trovate invece allegata a questo post (cliccare sull’icona in fondo).
 
Quindi, cliccate, condividete, fate girare e, soprattutto, partecipate al corteo.
 
Ci vediamo in piazza!
 
Luciano Muhlbauer
 

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di lucmu (del 30/04/2014, in Antifascismo, linkato 1995 volte)
Il corteo antifascista del 29 aprile è stato un bel corteo, colorato, plurale e determinato. C’era chi aveva iniziato a militare parecchi anni fa e c’era chi, studente o precario, si è affacciato all’impegno sociale e politico in questi anni. Era un corteo militante, certo, ma non cupo e tanto meno uniforme, perché tra gli oltre duemila manifestanti c’era l’attivista del centro sociale, ma anche la consigliera di zona del Pd, c’era il militante comunista e l’animatrice dell’Arci, il sindacalista Fiom e il mediattivista.
Sarebbe bastato questo colpo d’occhio, questa minima fatica di guardarsi attorno per capire che questo corteo non camminava con la testa rivolta all’indietro, ma parlava del presente e del futuro. Ma non c’è peggior cieco di chi non vuole vedere, di chi si ostina ad adattare la realtà ai suoi schemi prestabiliti, e così oggi alcune cronache giornalistiche ci raccontano una storia che c’entra poco con la serata di ieri.
No, questo corteo non combatteva una battaglia del passato, non era prigioniero degli scontri di 40 anni fa, ed è anche per questo che non ha gradito e, soprattutto, non ha capito le parole del Sindaco, pronunciate alla commemorazione di Sergio Ramelli.
Che senso ha parlare di “convivenza tra chi ha idee opposte e diverse” a poche ore di distanza da una parata nazifascista che, secondo la definizione data dallo stesso Sindaco due settimane prima, “da anni deturpa la nostra città”? Mica stiamo parlando di idee diverse, ma del fatto che noi non riconosciamo cittadinanza alle tesi e alle pratiche nazifasciste, negazioniste e razziste. E non solo noi, beninteso, ma soprattutto la storia di questo paese, la storia di Milano città Medaglia d’Oro della Resistenza, la nostra Costituzione.
E che senso ha parlare di “pacificazione”, che è un termine del nostro dibattito politico dalla precisa connotazione? Non significa rispetto e pietà per i morti, non significa non voler vedere tornare i morti ammazzati per motivi politici, ma vuol dire, nell’accezione datogli in questi anni, superare la contrapposizione fascismo-antifascismo, considerare uguali partigiani e nazifascisti.
Infatti, le parole di Pisapia non hanno trovato il minimo riscontro in quelle di De Corato e dei suoi sodali, i quali hanno incassato il risultato, rifiutandosi però di prendere le distanze dalla parata nazifascista o, semplicemente, di criticare l’esibizione di croci celtiche e saluti romani. Peraltro, De Corato, nei lunghi anni in cui era amministratore della nostra città, non aveva nemmeno mostrato rispetto e pietà verso i morti altrui –vi ricordate le sue guerre contro i murales per Dax o contro la lapide a Pinelli in piazza Fontana?- e non mi pare proprio che abbia cambiato idea al riguardo.
Conosco Giuliano Pisapia e l’ho votato, come peraltro la maggior parte dei manifestanti antifascisti di ieri, e non penso certamente che sia passato dall’altra parte. Ma penso che ieri abbia sbagliato e che oggi debba qualche spiegazione. Non a me, per carità, ma a molti dei suoi elettori, rimasti perlomeno un po’ disorientati. E senz’altro è necessario fare un’altra cosa ancora, perché a questo punto non possono esistere morti di serie A e di serie B: cioè, vanno commemorati con la stessa forza e presenza istituzionale anche i tanti ragazzi ammazzati a Milano dalla violenza fascista, come Varalli, Amoroso, Brasili, Fausto, Iaio e Dax.
Ma torniamo a noi, al nostro corteo di ieri. Prima di tutto occorre fare un ringraziamento a tutti quelli e tutte quelle che hanno lavorato per farlo riuscire, prima e durante. Nulla era scontato, né la partecipazione, né la compattezza in piazza. E da questo punto di vista, non possiamo non sottolineare il contributo decisivo, in termini quantitativi e qualitativi, da parte delle varie espressioni del movimento milanese.
In secondo luogo, va ricordato che avevamo ragione a non delegare nulla, a non lasciare la piazza vuota. Le rassicurazioni della Questura, le diffide e i divieti di esibire simboli nazifascisti, infatti, erano soltanto parole. E non poteva essere diversamente, perché nella realtà reale non esistono parate nazifasciste senza simbologia nazifascista. E così, anche ieri, come un anno fa e l’anno prima, i nazi hanno marciato alla maniera loro, salutando romanamente ed esibendo celtiche.
Infine, la cosa più importante da fare ora è guardare avanti. Appunto, non è stato un corteo nostalgico, ma un corteo del tempo presente, preoccupato del futuro, del vento di destra che spira in tutta Europa, del nuovo attivismo dei gruppi nazifascisti e della possibilità, per citare un manifestante di ieri, che a un certo punto “essere nazi diventi figo”.
Il corteo di ieri ha suscitato aspettative e ci carica tutti e tutte di responsabilità. Dobbiamo fare tesoro dell’esperienza fatta insieme ed evitare che sia stata solo una parentesi. L’antifascismo ha bisogno di costanza, di quotidianità, di azione e non solo di reazione. Ne dovremo parlare, insieme, al più presto.
Per ora ci aspetta il Primo Maggio, la MayDay. E in molti già ci rivedremo.
 
Luciano Muhlbauer
 
 
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