Blog di Luciano Muhlbauer
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Si fermi la distribuzione nelle scuole di quel volume, che contiene gravi travisamenti della realtà storica, e lo si ritiri dalle biblioteche scolastiche. Il volume è quella “Storia della Lombardia a fumetti” che il Consiglio regionale ha promosso, acquistato e contribuito a diffondere, e la richiesta di fermarne la distribuzione viene dai consiglieri dell’opposizione Giuseppe Civati e Arturo Squassina (Ds-Ulivo), Luciano Muhlbauer (PRC), Carlo Monguzzi e Marcello Saponaro (Verdi), che in merito hanno firmato una lettera indirizzata al Presidente del Consiglio Ettore Adalberto Albertoni. La lettera denuncia alcune lacune e alcuni errori macroscopici contenuti nel testo, che è destinato agli studenti delle scuole elementari e medie. In particolare si denuncia l’assenza della figura di Giuseppe Garibaldi e della vicenda dell’unificazione d’Italia, la dimenticanza di un pur grandissimo lombardo come Alessandro Manzoni e il grave travisamento dei fatti rispetto agli anni ’60 e ’70, fino all’attribuzione delle stragi fasciste di Piazza Fontana e di Piazza della Loggia al movimento operaio e studentesco.
“È nostra opinione – scrivono i consiglieri nella lettera - che il Consiglio non debba diffondere nelle scuole un’opera così approssimativa e che le prossime e auspicabili iniziative di promozione culturale della regione, della sua storia ed identità, anche in relazione alla stagione statutaria, debbano essere poste su più solide basi scientifiche e attentamente valutate dal Consiglio stesso, nell’interesse dell’Istituzione e degli stessi destinatari: i cittadini lombardi”.
 
comunicato stampa
 
qui sotto puoi scaricare la lettera

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Sul bilancio di attività propria del Consiglio regionale, quest’anno, contrariamente a una prassi che ha sempre visto il voto favorevole anche delle opposizioni, la sinistra si è astenuta.
Lo abbiamo fatto in segno di protesta contro la pubblicazione e la distribuzione del volume Storia della Lombardia a fumetti, che contiene non solo errori e strafalcioni, ma vere e proprie falsificazioni dei fatti e che è stata realizzata con un finanziamento posto a carico del bilancio consiliare.
Si tratta di una questione di merito da portare in evidenza anche dentro le istituzioni dove operiamo e non solo all’attenzione dell’opinione pubblica. Di fronte alla spesa per un libro che attribuisce provocatoriamente al movimento operaio e studentesco le stragi fasciste di Piazza Fontana e Piazza della Loggia, infangando la memoria storica e offendendo il ricordo delle vittime e i loro parenti, va ribadito il ruolo straordinario che la classe operaia e il movimento democratico - cittadini, studenti, lavoratori - hanno svolto anche in Lombardia per le riforme, il rinnovamento della politica, la crescita culturale e della coscienza civile.
Abbiamo già denunciato l’evidente operazione di revisionismo storico, ancor più grave perché destinata a circolare nelle scuole e nelle biblioteche come strumento di formazione dei nostri giovani. Oggi vogliamo segnalare l’incongruità di un bilancio che ne ha contemplato la copertura economica, mentre torniamo a chiedere con forza il ritiro della pubblicazione.
 
dichiarazione congiunta di Muhlbauer, Agostinelli, O. Squassina (Prc), Monguzzi, Saponaro (Verdi), A. Squassina (Ds) e Storti (Pdci)
 
I capigruppo di Ds-Ulivo, Rifondazione, Verdi e Comunisti italiani in Consiglio regionale, dopo aver appreso di lettere inviate dai legali del Presidente del Consiglio Ettore Adalberto Albertoni ai consiglieri regionali Giuseppe Civati (Ds-Ulivo) e Luciano Muhlbauer (Prc), dichiarano la propria sorpresa e il proprio disappunto.
Le missive degli avvocati seguono la vicenda della conferenza stampa sul volume “Storia della Lombardia a fumetti”, promosso, acquistato e poi distribuito dal Consiglio regionale lombardo in diecimila copie a studenti della scuola elementare e media.
 
“Riteniamo che il presidente Albertoni compia un errore di stile e di merito - dichiarano con una nota congiunta Giuseppe Benigni, Mario Agostinelli, Carlo Monguzzi e Bebo Storti -. Opporre alla legittima critica politica gli studi legali, con la minaccia di procedere in tribunale, significa svilire la dialettica consiliare e implicitamente tentare di imbrigliarla con strumenti extrapolitici. Siamo sorpresi del fatto che questa iniziativa sia assunta dal presidente dell’assemblea, cioè colui che è preposto alla tutela delle prerogative e delle libertà dei consiglieri eletti. Riteniamo pertanto indispensabile che il presidente Albertoni riporti la questione nell’ambito che le è proprio, ovvero il dibattito politico consiliare, e rinunci a strumenti legali, francamente poco opportuni e fuori luogo”.
 
dichiarazione congiunta di Benigni (Ds-Ulivo), Agostinelli (Prc), Monguzzi (Verdi) E Storti (PdCI)
 
di lucmu (del 30/11/2007, in Regione, linkato 1111 volte)
Siamo sempre stati garantisti e continuiamo ad esserlo cocciutamente, anche nel caso di indagati di quella parte politica che sembra voler costruire le sue fortune politiche sulla criminalizzazione preventiva e sommaria di intere categorie di persone, dai rom fino ai consumatori di sostanze stupefacenti. Ma oggi, stare in silenzio e fare finta di nulla di fronte al fatto che due dei cinque indagati per gli incarichi d’oro al Comune di Milano siano consiglieri regionali in carica, sarebbe politicamente irresponsabile.
La questione non è discutere se siano o meno colpevoli, poiché questo compito spetta alla magistratura e non certo alla politica, bensì stigmatizzare il fatto che in Consiglio regionale si sta delineando una vera e propria questione morale, specie dalle parti del partito di maggioranza relativa.
Non ci riferiamo tanto alla frivolezza con la quale la maggioranza formigoniana spesso tratta queste questioni, come è accaduto nel caso di Massimo Guarischi. Infatti, il consigliere di Forza Italia era stato ricandidato, nel “listino del Presidente”, e dunque rieletto nel 2005, nonostante fosse già condannato in primo grado per corruzione, e sospeso soltanto pochi mesi fa in seguito alla conferma della sentenza in appello.
E la questione principale non è nemmeno l’aumento del numero degli indagati nel gruppo di Forza Italia, poiché Borghini e Bonetti Baroggi sono stati preceduti, soltanto poche settimane fa, dal consigliere regionale Gianluca Rinaldin, indagato per concorso in corruzione nel comasco.
No, il vero problema che deve porsi la politica è il fatto, quasi del tutto ignorato, che sia Borghini, che Bonetti Baroggi non sono indagati per vicende legate all’esercizio delle loro funzioni, bensì per attività svolte per conto di terzi, cioè del Sindaco di Milano. In altre parole, ambedue incassavano le laute indennità da consiglieri regionali, ma poi lavoravano a Palazzo Marino, dove, inoltre, percepivano stipendi pubblici ancora più sostanziosi: 280mila euro il primo e 140mila il secondo.
Ebbene, questa vicenda evidenzia un malcostume sempre più drammatico, cioè che diversi consiglieri della maggioranza sembrano considerare il Consiglio una mera fonte di reddito e non un’assemblea legislativa. Insomma, le leggi le scriva pure Formigoni, mentre io mi dedico ai miei affari.
A noi pare che tutto questo si chiami questione morale. Lasciamo fare ai magistrati il loro lavoro, ma alla maggioranza e, in particolare, a Forza Italia chiediamo oggi che pronunci parole chiare e che produca atti conseguenti, nell’interesse dell’istituzione e nel rispetto dei cittadini.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
 
di lucmu (del 18/01/2008, in Regione, linkato 858 volte)
Articolo di Luciano Muhlbauer (Prc), B. Storti (PdCI) e A. Squassina (Sd), pubblicato su il Manifesto del 18 genn. 2008 (pag. Milano)
Forse è per i troppi anni passati alla guida della Regione, forse è per la concezione privatistica della cosa pubblica che ha sempre contraddistinto Formigoni, ma quanto sta accadendo in queste ore negli uffici regionali è di una gravità inaudita.
Infatti, con una comunicazione interna, indirizzata a tutti i dirigenti dell’amministrazione e degli enti strumentali, il segretario generale, Sanese, su indicazione del Presidente Formigoni, invita formalmente a firmare e a far firmare ai lavoratori un appello pubblico di solidarietà al Papa e di condanna delle critiche alla sua presenza all’Università La Sapienza di Roma.
Beninteso, non contestiamo il diritto di chiunque, qualsiasi sia il suo luogo di lavoro, di esprimere liberamente la sua opinione e di invitare altri a sostenere le sue tesi. E non ci interessa nemmeno, in questa sede, entrare nel merito delle tante, troppe strumentalizzazioni della vicenda romana.
Quello che invece non solo contestiamo, ma riteniamo un vero e proprio abuso istituzionale, è che un Presidente di Regione utilizzi la pubblica amministrazione per fare propaganda politica e che eserciti pressioni sul personale, la cui indipendenza è garanzia per i cittadini, perché sottoscriva i suoi appelli.
Invitiamo i dirigenti regionali ad astenersi da ogni forma di pressione e proselitismo politico nei confronti dei lavoratori e chiediamo al Presidente Formigoni di sospendere immediatamente questa campagna interna. Cl sarà pure cosa sua, ma la Regione è di tutti e tutte.
Allo stesso tempo, esprimiamo la nostra totale contrarietà alla decisione della Giunta Formigoni di portare il gonfalone della Regione Lombardia al meeting organizzato dalla gerarchia ecclesiastica domenica prossima in piazza San Pietro, a Roma.
 
 
L’amministrazione regionale lombarda dovrà licenziare 20 dirigenti. È questa la conseguenza immediata della sentenza della terza sezione del Tar della Lombardia, depositata il 17 gennaio scorso, anche se sarebbe meglio dire che tutto ciò è conseguenza della superbia dei governanti lombardi.
Infatti, il concorso annullato ora dal Tar era già contestatissimo nel 2006. Non solo vi fu una nostra interpellanza in merito, che ottenne una risposta piuttosto liquidatoria, ma diversi candidati e lavoratori sollevarono da subito dei serissimi dubbi e protestarono. D’altra parte, il motivo dell’illegittimità era piuttosto palese, cioè la mancata pubblicazione del bando sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, come invece prevede la legge.
Ciononostante, l’amministrazione regionale procedette lo stesso all’assunzione dei 20 dirigenti, inserendo tuttavia nel loro contratto di lavoro una clausola curiosa. Cioè, in caso di annullamento del concorso il rapporto di lavoro si sarebbe risolto automaticamente e senza preavviso.
Illuminante, peraltro, l’autodifesa di Regione Lombardia in sede di giudizio, secondo la quale era sufficiente la pubblicazione del bando sul Burl, in base all’articolo 117 della Costituzione. Argomentazione, ovviamente, respinta dal Tar, poiché la pubblicazione sul solo bollettino regionale esclude a priori la partecipazione al concorso dei cittadini italiani non residenti in Lombardia.
Rieccoci, quindi, alla “opzione preferenziale per i lombardi”, che nel caso specifico, guarda a caso, restringe anzitutto la platea dei possibili candidati.
Oggi abbiamo depositato un’ulteriore interpellanza, sollecitando la Giunta regionale ad adeguarsi immediatamente alla sentenza del Tar, anche in considerazione del fatto che nel frattempo sono stati banditi altri concorsi con le medesime modalità. Ma soprattutto chiediamo al governo regionale di smetterla di confondere l’amministrazione con la lotta politica.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
qui puoi scaricare il testo dell’interpellanza
 

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Sono passati più di 60 anni, ma la storia del nostro confine orientale continua ad assomigliare a un campo di battaglia, dove affermare interessi politici molto contingenti e poco nobili. È questa la morale di quanto avvenuto oggi in Consiglio regionale, con l’approvazione, da parte del centrodestra e del Partito democratico, della proposta di legge di An, che stanzia 100mila euro per iniziative finalizzate alla “affermazione dei valori del ricordo del martirio e dell’esodo giuliano-dalmata” e rivolte in particolare alle scuole.
Beninteso, il problema non è certo che vengano stanziati dei fondi, in aggiunta a quelli della legge nazionale n. 92/2004, per far conoscere alle giovani generazioni la verità storica, per troppi decenni rimossa, sulle Foibe e sui crimini subiti dalle popolazioni civili italiane. Ma è inaccettabile, da ogni punto di vista, che si usino le Foibe per tentare di cancellare dalla memoria collettiva i crimini di guerra delle truppe di occupazione italiane nei territori jugoslavi.
Riteniamo grave che l’Aula consiliare non abbia voluto accogliere nemmeno uno dei sei emendamenti dei consiglieri di Rifondazione, PdCI e Sd, poiché essi proponevano semplicemente di promuovere anche la conoscenza di quanto accaduto sotto l’occupazione imposta dal regime fascista di Mussolini nel periodo ’41-‘43.
I giovani di oggi sono piuttosto a digiuno di storia e conoscono poco non soltanto la vicenda delle Foibe e dell’esodo dei giuliano-dalmati, ma altresì quella dell’occupazione italiana. Infatti, quanti sanno dei progetti italiani di pulizia etnica e della conseguente deportazione di decine di migliaia di sloveni? Chi sa dire oggi cos’era il campo di concentramento italiano di Arbe, sulle coste dalmate, dove venivano rinchiuse a migliaia intere famiglie, bambini compresi, e dove il tasso di mortalità degli internati raggiungeva il 19%? E chi si ricorda che nessun criminale di guerra italiano è mai stato processato né in patria, né davanti ai tribunali internazionali, perché i governi del dopoguerra avevano sistematicamente rifiutato di dare seguito alle richieste sia del governo jugoslavo, sia di quelli alleati?
La storia non può essere raccontata soltanto a metà, perché così fa comodo. La storia e le storie devono essere raccontante integralmente, non certo per giustificare dei crimini, che sono sempre e comunque ingiustificabili, bensì per comprendere quello che è successo e dunque contribuire affinché non succeda mai più.
Oggi è stata persa un’occasione, perché qualcuno era più interessato ad accreditare ancora una volta la balla degli “Italiani, brava gente”, assolvendo, strada facendo, il regime fascista. Non è così che si rende giustizia alla memoria delle vittime delle Foibe e che si costruisce una coscienza democratica. Così si inquina soltanto la memoria e il nostro futuro. 
 
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
di lucmu (del 07/02/2008, in Regione, linkato 1074 volte)
Articolo di Luciano Muhlbauer, pubblicato su il Manifesto del 7 febbr. 2008 (pag. Milano)
 
Dal 5 febbraio il consigliere regionale comasco di Forza Italia, Gianluca Rinaldin, è agli arresti domiciliari. L’accusa mossa dal Pm milanese Francesco Prete, riguardante fatti accaduti negli anni 2005-2007, è di truffa aggravata e falso in atto pubblico ai danni della Regione Lombardia, di corruzione e finanziamento illecito. La custodia cautelare, eseguita dalla Guardia di Finanza, era stata disposta dal Gip Andrea Ghinetti, perché Rinaldin avrebbe tentato di inquinare le prove.
Ebbene, non sta certo a noi valutare se le gravi accuse sono fondate o meno. Per questo c’è la magistratura e il nostro ordinamento prevede, giustamente, che chiunque è innocente fino alla condanna definitiva. Tuttavia, questa considerazione non può diventare un pretesto per chiudere gli occhi e fare finta di niente.
Già ai tempi dell’apertura delle indagini sugli incarichi d’oro al Comune di Milano, che vede coinvolti i consiglieri regionali Borghini e Bonetti Baroggi, avevamo denunciato il delinearsi di una questione morale nel gruppo di maggioranza relativa in Regione Lombardia, cioè Forza Italia, poiché il numero dei consiglieri regionali azzurri coinvolti in inchieste e processi, relativi a reati contro la pubblica amministrazione, stava pericolosamente aumentando (vedi news su questo blog del 30/11/2007). E sempre allora avevamo chiesto a Forza Italia di intervenire, di dare un segnale politico chiaro di trasparenza e responsabilità.
Ora abbiamo semplicemente ribadito le medesime cose, cioè che c’è una questione morale e che Forza Italia lombarda farebbe bene a dare un segnale politico chiaro e netto. Ma, apriti cielo! E il capogruppo regionale di FI, Boscagli, ha reagito dandoci dei “forcaioli” e dei “falsi moralisti” e invocando il garantismo.
Uno strano comportamento, quello di Forza Italia! In questi anni, nell’aula consiliare lombarda abbiamo sentito di tutto da parte della maggioranza di centrodestra, senza che Boscagli facesse una piega: insulti e condanne preventive e sommarie contro persone colpevoli soltanto di non essere padani e bianchi -dai rom fino ai “clandestini”, passando per i musulmani-, criminalizzazione dei gay oppure autentici processi politici contro i cittadini e le cittadine che frequentano centri sociali o manifestazioni di piazza di sinistra, considerati tout court dei delinquenti o peggio. Ma, non appena arriva qualche indagine a carico di un consigliere della loro parte politica, allora si diventa ipergarantisti. Anzi, quando il consigliere azzurro Guarischi, eletto nel 2005 nel “listino del Presidente” di Formigoni, nonostante fosse già condannato in primo grado per corruzione, venne sospeso dal Consiglio regionale, in seguito alla conferma della condanna in appello, allora in Consiglio si sollevò persino una standing ovation in suo onore.
Noi siamo sempre stati garantisti e continuiamo testardamente ad esserlo. A prescindere dal fatto che si tratti di amici o avversari politici. Ma, una cosa sono i processi, altra cosa è la politica e la pubblica amministrazione. E oggi c’è indubbiamente una nuova (o vecchia?) questione morale che si fa largo. E non soltanto dalle parti di Mastella o Cuffaro, ma anche nella Lombardia di Formigoni e Moratti.
 
qui puoi scaricare l’articolo di La Repubblica Milano del 6 febbraio sull’argomento
 

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di lucmu (del 10/02/2008, in Regione, linkato 916 volte)
È passato quasi un anno da quando nel Consiglio Regionale fu depositato un progetto di legge (PdL 236 del 21 maggio 2007) per sostenere e incentivare l’utilizzo dei formati aperti, cioè del software libero e open source, nelle pubbliche amministrazioni. Eppure, la discussione in commissione non nemmeno mai iniziata.
Il testo del progetto di legge (che trovi nel file allegato) è il frutto del confronto al tavolo di lavoro “Politica del software nella pubblica amministrazione”, che ha riunito un folto numero di “tecnici” e appassionati della materia e alcuni consiglieri regionali.
In Lombardia, ogni anno le pubbliche amministrazioni spendono decine di milioni di euro per acquistare software proprietario dai grandi monopolisti del settore. Una scelta forse obbligato fino a qualche anno fa, ma oggi non più, poiché il software libero si è evoluto, come dimostra, ad esempio, la sua adozione da parte delle pubbliche amministrazioni dell’Andalusia (Stato spagnolo) e del Massachusset (Usa).
L’uso di software libero non permetterebbe soltanto un risparmio economico, ma altresì il recupero di controllo pubblico sui dati sensibili dei cittadini.
 
Ora è stata promossa una petizione on line per chiedere che il Consiglio regionale inizi finalmente l’iter di discussione e approvazione del progetto di legge.
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qui puoi scaricare il PdL 236/2007
 

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Periodicamente, il Presidente Formigoni annuncia alla stampa che lui è più bravo dei suoi colleghi delle altre Regioni, perché avrebbe ridotto in questi anni il personale dell’amministrazione regionale. Purtroppo si dimentica sempre di ricordare che il suo è un gioco di prestigio, cioè che i numeri da lui esibiti riguardano soltanto i lavoratori con un contratto di lavoro diretto con il Pirellone e non già quelli che effettivamente lavorano per la Regione Lombardia, ma dipendono formalmente da enti del “sistema regionale” o da aziende private.
In altre parole, in questi anni il Governo regionale non ha ridotto il personale, ma piuttosto trasferito ed esternalizzato, il più delle volte comprimendo ulteriormente i già magri stipendi. A tutto ciò si aggiunga che questi processi avvengono in un quadro di trasparenza fortemente deficitaria, nei confronti sia del Consiglio sia, soprattutto, dei lavoratori e delle lavoratrici dell’ente.
È dunque paradigmatico e preoccupante allo stesso tempo che i vertici dell’amministrazione si siano ora inventati un nuovo premio di produttività per i dirigenti regionali: la “incentivazione della mobilità” dei dipendenti. Detto altrimenti, più trasferimenti un dirigente riesce a ottenere nel 2008, più alta sarà la sua retribuzione di risultato.
E non si tratta tanto di spostamenti di lavoratori e funzionari da un ufficio all’altro, per valorizzare maggiormente le competenze professionali presenti, quanto invece di “interscambio di personale fra Direzioni e Enti del sistema regionale” e di “favorire le mobilità in uscita”.
Ci pare alquanto bizzarro che si dica ai dirigenti, in cambio di un premio in denaro contante, di “incentivare” i propri dipendenti ad andarsene, senza chiarire come dovrebbero farlo e senza esplicitarne finalità e obiettivi. Insomma, pare proprio che sotto mentite spoglie si annunci un’ulteriore ondata di trasferimenti e di esternalizzazioni dei servizi.
Per questo abbiamo presentato oggi un’interrogazione alla Giunta, perché la si smetta di giocare sulla pelle dei lavoratori e si dica invece pubblicamente cosa si intende fare.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
qui puoi scaricare il testo dell’interrogazione
 

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