Blog di Luciano Muhlbauer
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
I consiglieri regionali Monguzzi, Muhlbauer e Porcari hanno presentato e depositato oggi un Progetto di legge in Regione Lombardia; altri consiglieri hanno fatto altrettanto.
Con questo progetto di legge i consiglieri Monguzzi, Muhlbauer e Porcari, intendono dare concretamente seguito all'ordine del giorno bipartisan presentato in Consiglio Regionale della Lombardia a dicembre e che è stato votato all'unanimità, prendendo atto della grave emergenza sulla salute dei cittadini causata dalla presenza di ingenti quantità di amianto presenti in vaste aree della Lombardia.
La Regione Lombardia è dotata di una normativa consistente in tema di amianto ed ha assunto l'impegno con il PRAL (Piano Regionale Amianto Lombardia) di eliminarlo del tutto entro il 2016.
Con questo Progetto di Legge, che aggiorna e modifica leggi già esistenti, si vuole concretamente agire e finanziare gli interventi, affinché gli impegni non rimangano annunci ma diventino interventi concreti, sia nel campo delle bonifiche che nell'ambito dell'assistenza alle vittime e ai colpiti da malattie causare dall'amianto.
La presentazione di progetti di legge non assolve nessuno. La legge va approvata subito.
Per questo l'impegno dei consiglieri presentatori della legge è quello di impegnarsi con ogni mezzo, già dalla prossima riunione dei Capigruppo in Consiglio regionale che definisce i lavori consiliari, affinché una buona legge venga approvata prima della fine della Legislatura e sopratutto prima della campagna elettorale per le regionali.
È un impegno in primo luogo con i cittadini che in vaste aree della Lombardia sono in profonda sofferenza e che hanno già aspettato troppi decenni per vedere salvaguardata la propria salute.
 
Comunicato stampa congiunto di Monguzzi, Muhlbauer e Porcari
 
qui sotto puoi scaricare il testo integrale del progetto di legge regionale
 

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Tra le tipologie di famiglie disagiate cui la Giunta regionale ha deciso di erogare il “buono famiglia” di 1.300 euro, strombazzato ai quattro venti nella giornata di ieri, ci sono i nuclei che si fanno carico della retta di un familiare, anziano o disabile, ricoverato in una struttura residenziale (RSA o CSS-Comunità socio sanitaria).
Ma se la pratica delle elargizioni una tantum, dei buoni e dei voucher, in Lombardia è ormai un’abitudine, è del tutto inaccettabile che la si utilizzi propagandisticamente  (tanto più in periodo elettorale) per continuare a negare dei diritti fissati dalla legge.
L’articolo 438 del codice civile - precisato dai decreti legislativi 109/98 e 130/00 - stabilisce infatti che le rette delle RSA non possono essere a carico, nemmeno in parte, dei famigliari dei ricoverati. Solo gli assistiti  - salvo le persone gravemente ammalate, che non devono versare nulla (DPCM 29/11/01 - 1c) -, devono partecipare alla spesa in base al reddito ISEE personale. E quando non si ottiene la totale copertura della retta, la differenza è a carico del Comune di residenza. 
Il Comune deve per questo utilizzare i finanziamenti per la spesa sociale stanziati dallo Stato attraverso le Regioni. E se questi non bastano, erogare fondi propri. Dall’altra parte, la Regione deve coprire il 100% della spesa sanitaria e deve versare al comune quanto dovuto dei finanziamenti dello Stato per la spesa sociale.
Vale la pena di ricordare che presso il TAR della Lombardia pende un ricorso delle associazioni Medicina Democratica e Senza Limiti, che contestano alla Regione la distrazione di circa il 50% del Fondo (sociale) per la non autosufficienza verso il fondo sanitario, disposto attraverso una legge finanziaria. La Regione, infatti, avrebbe dovuto versare ai comuni la totalità dell’importo: 44 milioni per il 2008, 58 per il 2009.  Inoltre, dallo stesso Tribunale amministrativo si attendono una dozzina di pronunciamenti nei confronti di altrettanti comuni, che hanno posto a carico delle famiglie dei ricoverati il pagamento, in tutto o in parte, delle rette delle RSA.
In sostanza, quando il mantenimento di una persona non autosufficiente o di un disabile grave è fonte di povertà per le famiglie, la Regione Lombardia eroga 1.300 euro annuali, bontà sua e solo a certe condizioni. Alla faccia della legge e dei reali bisogni socio-sanitari. Il cui pieno rispetto comporterebbe invece, secondo i nostri calcoli, una media di circa 500 euro mensili per tutte le famiglie interessate.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
 
Vogliono chiudere l’Unità Operativa Malattie Trasmesse Sessualmente (UOMTS) di Sesto San Giovanni (Mi). E lo vogliono fare entro il 31 dicembre. Un’idiozia bella e buona, se consideriamo la qualità del servizio offerto, il bacino d’utenza e, non ultimo, i ripetuti allarmi sulla continua diffusione del virus Hiv sul territorio milanese. Ma, nella regione di Formigoni, altre sembrano essere le priorità e così, con il pieno avallo del governo regionale, l’Asl di Milano ha deciso di procedere alla chiusura del servizio.
Alcuni cittadini, utenti e una serie di realtà associative, in primis l’IST Onlus e la Rete Salute Territorio, hanno preso l’iniziativa per impedire la chiusura. Per quanto mi riguarda, penso che abbiano ragione su tutta la linea e sostengo dunque le loro iniziative.
C’è anzitutto un appello, che riproduco integralmente più sotto e che vi invito a sottoscrivere e diffondere.
Poi, c’è una serata spettacolo contro la chiusura venerdì 12 novembre, dalle ore 20.30, presso lo Spazio Arte, via Maestri del Lavoro, a Sesto San Giovanni, con la partecipazione di diversi artisti (in allegato puoi scaricare la locandina). Insomma, vale la pena farci un salto.
 
Luciano Muhlbauer
 
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Appello contro la chiusura dell’Unità Operativa Malattie Trasmesse Sessualmente (UOMTS) di Sesto San Giovanni
 
a cura di Rete Salute e Territorio e Progetto IST Onlus in sostegno al Comitato Utenti
 
Il 31 Dicembre 2010 verrà chiusa la UO di Malattie a Trasmissione Sessuale di Sesto San Giovanni, che opera su un bacino d’utenza di circa 270.000 abitanti del Nord Milano,
Così ha deciso la Regione Lombardia, che sta consentendo alla ASL di Milano di sradicare un importante servizio di prevenzione da questo territorio.
La struttura sanitaria d’eccellenza, finanziata nel 2001 con 3 miliardi di lire, è dotata di un'equipe interdisciplinare di operatori e da oltre 15 anni occupa un ruolo chiave nella prevenzione e nella cura delle malattie infettive, in particolare di quelle trasmissibili sessualmente (epatiti, sifilide, gonorrea, HIV). Garantisce inoltre una via preferenziale ad utenti inviati da medici di base e da altri servizi (Igiene Pubblica, Consultori, Servizi Dipendenze)   soprattutto per casi urgenti nelle collettività (es. bambini con scabbia nelle scuole).
Per gli utenti HIV che da anni vengono curati in questa struttura, l’unica alternativa rimarrà quella di vagare per gli ospedali della Città di Milano: la loro cura si ridurrà alla semplice somministrazione dei farmaci antiretrovirali senza il supporto psicologico e sociale che la UOMTS garantiva a questa fragile utenza, con il probabile rischio di fallimento anche della stessa terapia farmacologica.
Paradossalmente, l’Assessore alla Sanità della Regione Lombardia, mentre grida “all’emergenza contagio”, dichiarando dati epidemiologici che confermano un aumento delle malattie sessualmente trasmesse e invoca i test HIV obbligatori per tutti i ricoveri ospedalieri, chiude uno dei servizi territoriali più importanti per la prevenzione e la cura delle Malattie infettive.
Facciamo appello
ai Comuni del Nord Milano, alla Comunità Scientifica, ai Medici di Base e agli operatori sanitari, a tutto il mondo delle associazioni, dei partiti, dei sindacati, a quanti ritengono importante difendere il Servizio Sanitario Pubblico, perché si mobilitino a difesa di questo fondamentale servizio territoriale e centro di riferimento regionale per i cittadini.
 
Chiediamo che venga bloccato lo smantellamento e che la Regione e la ASL di Milano convochino subito una Conferenza dei Servizi per garantire il futuro di questa struttura, mantenendone integralmente l’attuale attività.
E’ l’ennesimo scempio della Sanità Pubblica. Fermiamoli prima che sia troppo tardi Chiudere contagia anche te!
Per adesioni: uomts@iesseti.infoinfo@retesaluteterritorio.it tel. 02.45074487
 
cliccando sull’icona qui sotto puoi scaricare le locandine della serata di venerdì, in volantino contro la chiusura e il modulo per la raccolta firma cartacea
 

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Il 31 Dicembre 2010 verrà chiusa la UO di Malattie a Trasmissione Sessuale di Sesto San Giovanni, che opera su un bacino d’utenza di circa 270.000 abitanti del Nord Milano.
In Italia ci sono 160 mila sieropositivi, 45 mila solo in Lombardia, 4000 casi di contagio all’anno, solo nella nostra regione 4 nuovi contagi ogni giorno!
Solo per quello che riguarda l’HIV!
Nonostante questi numeri spaventosi la Regione Lombardia consente alla ASL di Milano di sradicare dal territorio del Nord Milano l’UOMTS, importante baluardo per la prevenzione e la cura.
 
MANIFESTAZIONE CONTRO LA CHIUSURA DELL’UNITA’ OPERATIVA
MALATTIE SESSUALMENTE TRASMESSE DI SESTO SAN GIOVANNI
 
Mercoledì 1° dicembre - ore 17:00
piazza della Resistenza - Sesto San Giovanni (MI)


VOGLIAMO
CHE VENGA BLOCCATO LO SMANTELLAMENTO DELL’UOMTS DI SESTO E CHE LA REGIONE E L’ASL DI MILANO CONVOCHINO SUBITO UNA CONFERENZA DEI SERVIZI PER GARANTIRE IL FUTURO DI QUESTA STRUTTURA,MANTENENDONE INTEGRALMENTE L’ATTUALE ATTIVITÀ.

ADERISCONO ALLA MANIFESTAZIONE
AMBULATORIO PER STRANIERI SESTO S.G.
AMBULATORIO MEDICO POPOLARE MILANO
ANNA PAOLA CONCIA (DEPUTATA PD)
ASSOCIAZIONE RADICALE "CERTI DIRITTI"
ARCIGAY PALERMO
AURELIO MANCUSO
AZIENDA SPECIALE FARMACIE COMUNALI SESTO S.G.
CARITAS SALESIANI SESTO S.G.
CIG ARCIGAY MILANO
COBAS MILANO
COMITATO SOLIDALE CONTRO L’OMOFOBIA “ALZIAMO LA TESTA”
COOPERTATIVA LOTTA CONTRO L‘EMARGINAZIONE
DI'GAY PROJECT
ASSOCIAZIONE CITTADINI PER LA SALUTE
CIRCOLO TONDELLI LGBT (BASSANO DEL GRAPPA)
DOTT. ROBERTO PENNASI (MEDICO DI SESTO S.G.)
EMERGENCY (COORDINAMENTO SESTO S.G.)
FERNANDA IMPERIALE (Vicepresidente Progetto IST Onlus)
FIOM (Federazione Impiegati Operai Metallurgici)
FRANCO GRILLINI
GIULIANO PISAPIA (CANDIDATO SINDACO A MILANO)
LA TARTAVELA ONLUS FAMILIARI PER LA SALUTE MENTALE
LUCIANO MUHLBAUER - PRC
RSU ASL MILANO
RSU ASL MONZA E BRIANZA
NPS (NETWORK PERSONE SIEROPOSITIVE)
RETE LOMBARDA SALUTE
RIFONDAZIONE COMUNISTA SESTO S.G.
PARTITO DEMOCRATICO NORD MILANO
SINISTRA ECOLOGIA E LIBERTA’ NORD MILANO
 
qui sotto puoi scaricare il volantino della manifestazione
 

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Quando un sistema di potere radicato, ramificato e longevo entra in crisi, travolto dal suo stesso marciume, non è mai un evento tranquillo. Anzi, è sempre un fatto e un moto irrequieto e turbolento, che rischia di trascinare nella propria rovina anche intere parti della società in cui si era insediato. E questo vale anche per il sistema formigoniano-ciellino e, in modo particolare, per il suo indubbio core business, cioè la sanità.
Non è un caso, infatti, che i guai giudiziari più seri che riguardano direttamente Roberto Formigoni abbiano a che fare esattamente con la sanità, nella fattispecie con gli enormi affari che giravano attorno alla Fondazione Maugeri di Pavia e al San Raffaele di Milano. E come sempre accade in Italia –e non solo, beninteso-, che si tratti di malaffare e corruzione oppure di strategie industriali, finanziarie o politiche fallimentari, alla fine della fiera il conto lo dovrebbero pagare quelli e quelle che non hanno alcuna responsabilità nella stato disastroso delle cose, cioè i lavoratori e le lavoratrici.
E così, oggi i dipendenti della Maugeri e del San Raffaele rischiano sia sul piano del salario, che su quello dell’occupazione. Al San Raffele, ad esempio, la proprietà sta prospettando 450 licenziamenti. Che volete farci, dicono dalle direzioni e dalla Regione, perché non ci sono i soldi, ci sono i buchi di bilancio eccetera. Sarà vero, per carità, ma c’è un piccolo particolare: i buchi sono stati creati dal malaffare di qualcuno, che godeva di amicizie e complicità in Regione, la quale peraltro aveva girato in questi anni quantità stratosferiche di denaro pubblico per finanziare queste strutture private. Anzi, sarebbe persino lecito affermare la stessa cosa che di solito –e a ragione- si dice sulla Fiat: cioè, che di fatto il contribuente ha già acquistato quelle aziende più di una volta.
Oggi sicuramente va aperto un nuovo discorso sulla sanità in Lombardia, perché deve finire il drenaggio di denaro pubblico verso interessi privati, e questo riguarda anzitutto chi verrà dopo Formigoni.
Ma nel concreto e nell’immediato occorre schierarsi e mobilitarsi, perché è inaccettabile che a causa del malaffare provocato dagli amici del centrodestra e di Formigoni, debbano essere colpiti i redditi e l’occupazione dei lavoratori, che, anzi, il più delle volte avevano garantito i livelli di assistenza nonostante le ruberie di chi sedeva alla direzione. Già, perché le eccellenze di cui blaterano in continuazione Formigoni e la Lega semmai sono quelle lì, cioè le professionalità e il senso di responsabilità di chi nella sanità ci lavora, e non certo chi ha trasformato il diritto alla salute in un affare per se stesso e i suoi amici.
 
Quindi, invito tutti e tutte a sostenere le iniziative di mobilitazione dei questi lavoratori e delle lavoratrici, segnalando due iniziative dei prossimi giorni:
 
Sabato 20 ottobre, dalle ore 9.30, si terrà a Pavia un convegno/confronto sulla Fondazione Maugeri (“Fond. Maugeri...pubblica o privata? Lombardia...Quale modello di sanita?”), promossa da Usb Lombardia:
Interverranno:
Sen. Daniele Bosone – Presidente Provincia di Pavia
Gianfranco Bignamini - USB Lavoro Privato Lombardia
Giulio Cavalli -Consigliere Regione Lombardia - SEL
Angelo Ciocca - Consigliere Regione Lombardia - Lega Nord
Luciano Muhlbauer - già Consigliere Regione Lombardia -PRC
Margherita Napoletano - RSU/USB Ospedale San Raffaele Milano
Daniela Rotoli - RSU/USB Ospedale San Raffaele Milano
Vittorio Pesato - Consigliere Regione Lombardia – PDL
Giuseppe Villani -Consigliere Regione Lombardia – PD
Nazzareno Festuccia – USB Nazionale
Coordina:
Francesco Signorelli - USB – Federazione di Pavia
 
Mercoledì 24 ottobre ci sarà sciopero nella sanità. A livello regionale è stato proclamato dal sindacato di base Usb lo sciopero di tutto il comparto della sanità pubblica della Lombardia, al quale si aggiunge però lo sciopero del San Raffaele, proclamato dalla Rsu e da tutte le sigle sindacali (Usb, Usi, Cgil, Cisl, Uil), nonché altre proclamazioni di carattere unitario, come all’ASL di Milano e all’ospedale San Paolo di Milano.
Usb ha promosso anche una manifestazione di piazza. Appuntamento: ore 10.00, piazza Duca d’Aosta, a Milano.
 
in allegato puoi scaricare il programma del convegno di Pavia del 20 e i manifesti che pubblicizzano la manifestazione del 24 ottobre:
 

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Anni e anni di malaffare da parte di Don Verzé, un fiume di denaro pubblico finito nel nulla e oltre un decennio di complicità ed assenza di controlli da parte della Regione governata da Formigoni e ora il conto vorrebbero farlo pagare ai lavoratori. Ieri, lo stesso giorno in cui Marchionne ha annunciato la rappresaglia di Pomigliano, la direzione dell’ospedale San Raffaele ha comunicato il licenziamento collettivo di 244 lavoratori e lavoratrici e la disdetta di tutti i contratti aziendali.
I lavoratori del San Raffaele denunciano da tempo che la nuova proprietà vuole licenziare (ne abbiamo già parlato sul blog), mentre in Regione Lombardia si faceva finta di non saperlo, e quindi hanno reagito immediatamente, promuovendo un presidio permanente. Si trova davanti all’ingresso dell’ospedale, in via Olgettina 60, a Milano. Lunedì ci sarà poi l’assemblea generale dei lavoratori, dove verranno decise anche altre mobilitazioni.
La RSU del San Raffaele ha lanciato un appello –che trovate riprodotto qui sotto-, chiedendo sostegno e solidarietà
Penso che non ci sia nulla da aggiungere, se non l’invito a raccogliere quell’appello, perché si tratta di posti di lavoro, di un minimo di giustizia e decenza e, infine, anche dei destini della sanità in Lombardia.
Per favore, fate circolare l’appello e, se potete, passate al presidio.
 
Luciano Muhlbauer
 
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APPELLO A LAVORATRICI E LAVORATORI, DELEGATI E DELEGATE DELLA SANITÀ E DI OGNI ALTRA REALTÀ LAVORATIVA, AGLI STUDENTI E ALLA CITTADINANZA
 
L’amministrazione del San Raffaele ha comunicato, nel pomeriggio del 31 ottobre, l’avvio delle procedure di licenziamento collettivo per 244 lavoratori e lavoratrici del comparto. Ha disdetto, inoltre, tutti gli accordi aziendali economici e normativi, a partire dal 1973 e previsto il passaggio dal contratto nazionale della sanità pubblica a quello della sanità privata AIOP.
244 licenziamenti e per i restanti il peggioramento delle condizioni lavorative, il taglio dei salari, l’aumento dei carichi di lavoro e l’annullamento dei diritti conquistati in questi anni da migliaia di lavoratori.
A tutto ciò è necessario rispondere con una lotta dura e ad oltranza.
Dal 1° novembre siamo in presidio permanente sulla spianata, in via Olgettina 60, all’ingresso dell’Ospedale, per informare, raccoglierci e organizzarci.
L’attacco alla sanità è sotto gli occhi di tutti; le vertenze attualmente in atto in numerosi ospedali ne sono la prova.
Dopo la grande partecipazione allo sciopero del 24 ottobre è necessario proseguire nell’unione delle nostre lotte, per difendere i posti di lavoro, il salario i diritti, la qualità e l’assistenza per tutti e tutte.
Partecipate tutti per sostenere fattivamente la nostra lotta.
Venite, fateci sentire forti anche con la vostra presenza.
Apprezziamo chi ha già contribuito, anche portando cibo e bevande calde.
 
Rappresentanza Sindacale Unitaria
Ospedale San Raffaele
Milano via olgettina 60, via stamira d’ancona 20
 
 
Stamattina all’alba due lavoratrici del San Raffaele di Milano sono salite sul tetto dell’ospedale in protesta contro i 244 licenziamenti e la disdetta di tutti gli accordi sindacali, annunciati dal nuovo proprietario privato, Rotelli. Inoltre, le lavoratrici denunciano il vero e proprio oscuramento mediatico che è calato sulla scandalosa vicenda del San Raffaele, dove ora i lavoratori dovrebbero pagare il prezzo del malaffare e delle ruberie di Don Verzé e degli amici di Formigoni.
Infatti, i lavoratori e le rappresentanze sindacali del San Raffaele sono in mobilitazione e presidio permanente da quasi un mese, cioè da quando la proprietà aveva annunciato i licenziamenti, ma ormai la loro giustissima lotta sembra quasi sparita dall’informazione.
Esprimo la mia totale solidarietà alla lotta dei lavoratori del San Raffaele e vi chiedo di fare altrettanto, anche soltanto facendo girare la notizia dell’occupazione del tetto oppure andando direttamente al presidio, che si trova all’ingresso dell’ospedale in via Olgettina 60.
 
Luciano Muhlbauer
 
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di seguito il testo di una mia dichiarazione alla stampa:
 
FORMIGONI MORALMENTE RESPONSABILE DELLA SITUAZIONE
 
“Solidarietà totale con le due lavoratrici del San Raffaele sul tetto.
Chi governa Regione Lombardia da 17 anni porta la responsabilità non solo morale della scandalosa situazione che oggi vivono i lavoratori del San Raffaele ed è pertanto inaccettabile che la Giunta regionale continui a lavarsene le mani.
Quanto accade oggi al San Raffaele c’entra molto poco con i pesanti tagli operati dal governo Monti, poiché è conseguenza diretta del prolungato malaffare di Don Verzé e dei suoi amici, che è stato finanziato per lunghi anni con denaro pubblico elargito dalla Giunta Formigoni.
Chiediamo quindi, anzi pretendiamo, che il Presidente Formigoni si assuma le sue responsabilità e che Regione Lombardia intervenga con urgenza e trasparenza, al fine di far revocare i 244 licenziamenti e la disdetta di tutti gli accordi sindacali, annunciati da Rotelli.”
 
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Cliccando sull’icona qui sotto puoi scaricare una foto del tetto occupato, scattata stamattina presto da Claudio Furlan
 

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Va immediatamente riaperto il tavolo di trattativa al San Raffaele dopo la bocciatura dell’ipotesi di accordo da parte dei lavoratori nel referendum di ieri.
E questo deve essere un impegno prioritario anche per le istituzioni, a partire dalla Regione, perché la possibilità che nei prossimi giorni ci possano essere 244 licenziamenti è inaccettabile e insostenibile.
Guai a lavarsene le mani, lasciando da soli i lavoratori che hanno bocciato l’accordo con 1.365 no contro 1.110 sì. Per i dipendenti del San Raffaele è stato sicuramente un voto sofferto, ma non certo segnato dall’emotività. Lo dimostrano i lunghi mesi di mobilitazione sindacale, la forte partecipazione alle assemblee e, infine, l’alta partecipazione al referendum, dove ha votato l’84% degli aventi diritto.
La verità è che i lavoratori non si sono fidati di un’ipotesti di accordo che in cambio della certezza del taglio del salario e del peggioramento della situazione contrattuale offriva soltanto incertezza rispetto alla salvaguardia dei livelli occupazionali nei mesi a venire. Già, perché il gruppo Rotelli non aveva accettato di dare alcuna garanzia in merito.
In altre parole, la proprietà ha tentato di applicare il metodo Marchionne, ma i lavoratori hanno detto di “no”, hanno deciso di non fidarsi. Questo voto va rispettato e da lì bisogna ripartire per costruire un accordo condiviso, che dia certezze ai lavoratori del San Raffaele e alla cittadinanza lombarda in generale, per quanto riguarda sia i livelli occupazionali, che la qualità e la quantità dei servizi sanitari erogati.
Per fare questo occorre però che le istituzioni e la politica diano da subito un contributo. E questo vale in particolare per la Regione, anche perché il San Raffaele è nella situazione in cui è non per responsabilità dei medici e dei lavoratori, bensì per colpa degli affari di Don Verzé e delle complicità o dei silenzi di chi ha governato sin qui la Regione, cioè Formigoni e la Lega. Anche solo per questo, per questo debito morale, è inaccettabile l’irreale silenzio di queste ore.
 
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer
 
 
Dopo una notte di trattative è stata firmata stamattina all’alba un’ipotesi di accordo sulla vertenza del San Raffaele. Hanno firmato tutte le sigle sindacali e tutta la Rsu. L’accordo, che sarà ratificato il 16 maggio prossimo, qualora approvato dalle assemblee dei lavoratori, prevede il ritiro dei 244 licenziamenti annunciati, il reintegro dei 64 lavoratori e lavoratrici già raggiunti dalla lettera di licenziamento e la garanzia che non vi saranno nuove procedure di mobilità fino al 31 dicembre 2014.
I sacrifici economici per i 3.000 dipendenti saranno pesanti, mediamente il 9% della retribuzione, ma riguarderanno esclusivamente le voci del salario accessorio, mentre il contratto nazionale vigente non viene toccato e non ci sarà dunque il passaggio a quello della sanità privata, come invece voleva la proprietà.
In altre parole, non è sicuramente il caso di gridare alla vittoria, visti i significativi tagli agli stipendi e alle conseguenti difficoltà per molte famiglie, ma si tratta senz’altro di un risultato positivo, poiché non soltanto è stato conquistato il ritiro dei licenziamenti, ma anche un accordo migliorativo rispetto a quello firmato dalla maggioranza della Rsu e poi bocciato a fine gennaio dal referendum tra i lavoratori.
In questo senso, è fondamentale riconoscere che il merito di questo risultato vada anzitutto a quanti e quante al San Raffaele non hanno accettato di chinare la testa di fronte a un ricatto padronale in stile Marchionne, che non si sono fatti sopraffare dalla rassegnazione, nemmeno dopo la partenza delle prime lettere di licenziamento, e che non hanno mai smesso di credere che lotta collettiva possa pagare. E questo merito va dunque ai lavoratori e alle lavoratrici dell’ospedale e a quei delegati e a quelle delegate sindacali che non li hanno mai lasciato da soli, in primis quelli di Usb e Usi.
Non dico e scrivo queste cose perché mi interessi particolarmente sottolineare le divisioni in un momento come questo, quando invece ha prevalso l’unità. Ma ricordare come sono andate le cose è necessario per evitare che nel futuro si ripetano certi errori e perché se ora è stato raggiunto un accordo meno negativo di quello bocciato a gennaio, questo è potuto accadere esclusivamente perché a suo tempo c’è stato qualcuno che aveva detto di NO.
E poi, come sempre quando c’è un risultato da rivendicare, tutti quanti saltano sul carro del vincitore e si attribuiscono meriti, sia quelli che ci sono, che soprattutto quelli che non ci sono. E così ora ci tocca ascoltare un Maroni gongolante, che fa finta di non ricordare il piccolo particolare che i guai del San Raffaele sono dovuti interamente alle ruberie di Don Verzé e alle complicità del governo regionale, dove non c’era soltanto Formigoni, ma anche un Assessore alla Sanità della Lega Nord, dal 2005 al 2012! E poi ci sono alcuni toni un po’ troppo trionfalistici e anche un po’ fuori luoghi da parte di Cgil, Cisl e Uil,  che sottolineano che questo accordo è meglio di quello di prima, ma poi non sembrano ricordare che l’accordo bocciato a gennaio era potuto esistere soltanto perché l’avevano firmato le rappresentanze Rsu di Cgil, Cisl e Uil…
Comunque sia, ora la parola passa ai 3.000 lavoratori e lavoratrici del San Raffaele, che decideranno se questo accordo va bene o no. Per il resto, a Cesare quello che è di Cesare e, soprattutto, non disperdiamo questa lezione, cioè ricordiamoci sempre che non solo è possibile dire di no ai ricatti, ma anche che le battaglie possano essere vinte. Anche oggi.
 
Luciano Muhlbauer
 
 
Pagine: 1 2


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