Alle primarie lombarde ha vinto Umberto Ambrosoli, che sarà dunque il candidato presidente della coalizione che tenterà di chiudere finalmente con i quasi 18 anni di dominio delle destre in Lombardia. Gli faccio i miei complimenti. Ma soprattutto penso che dobbiamo fare i complimenti ad Andrea Di Stefano, cioè colui che in queste primarie si è caricato sulle spalle il difficile compito di dare rappresentanza e consistenza a una proposta di sinistra, di netta rottura con la logica del formigonismo e del leghismo. Penso che Andrea sia riuscito splendidamente in questo compito, come dimostra il suo 23,23% (il 28,81% a Milano città) di consensi, non cadendo mai nel tranello dell’autoreferenzialità o in quello, opposto ma uguale, della troppa disinvoltura tattica. Grazie Andrea!
Alle primarie sono andate a votare 150mila elettori ed elettrici. Sono meno della metà delle recenti primarie nazionali di Pd e Sel, ma questo in fondo non deve sorprendere, considerati i tempi strettissimi e il silenzio mediatico. E poi ci si è messa pure la neve. In ogni modo, sono numeri che ci dicono che molta strada è ancora da fare nel poco tempo che ci separa dalle elezioni, ma anche che forse qualcosa è iniziato a cambiare, visto che questi 150mila sono già una bella differenza con le piazze finora troppo vuote (tranne gli studenti) di fronte al manifestarsi, oltre ogni ragionevole dubbio, del marcio al Palazzo della Regione.
Ritengo, inoltre, che le percentuali che escono dal voto di ieri siano una fedele fotografia dello stato d’animo dell’elettorato di centrosinistra e di sinistra della Lombardia. Ambrosoli ha vinto chiaramente con il 57,66%, ma gli altri due candidati, Di Stefano e Kustermann, che ambedue si sono caratterizzati per posizionarsi più a sinistra, hanno nel loro insieme raccolto il 42% dei consensi in Lombardia, che diventano ben il 49% a Milano città. In altre parole, queste primarie affermano a chiare parole che senza sinistra e senza una parte significativa delle sue proposte non si potrà vincere la partita, cioè sarà molto difficile convincere una parte importante del “proprio” elettorato di andare alle urne e votare per la coalizione.
Infine, il risultato di Andrea Di Stefano è ottimo (23,23% in Lombardia, 27,87% a Milano città e provincia, 28,81% a Milano città) e in questi ultimi giorni qualcuno aveva persino iniziato a credere in un “miracolo”. Ma soprattutto questo risultato rappresenta un segnale preciso per tutta la sinistra, sia quella parte che l’ha sostenuto apertamente, sia quella che si è persa nei tatticismi, sia quella che non è andata al votare. Cioè, la Lombardia sarà pure una Regione ostica per la sinistra, ma non esageriamo, perché quando si fa sul serio, quando mettiamo da parte un attimo i nostri vizi e difetti, che non sono pochi, allora vediamo arrivare anche i risultati. E la concretezza, la trasparenza e la credibilità di Andrea Di Stefano l’hanno dimostrato con i numeri.
Insomma, per concludere questo ragionamento a caldo (ma sarà dura avere prossimamente a disposizione il tempo per fare analisi “a freddo”…), penso che dobbiamo andare avanti sulla strada intrapresa, insieme ad Andrea ovviamente, per portare alcuni punti cardini del programma di Di Stefano nel programma di coalizione e per tradurre questa esperienza anche in un’opzione politica che gli elettori e le elettrici possono scegliere alle elezioni regionali.
Se e come queste cose accadranno o potranno accadere lo vedremo già in questi giorni. Comunque, importante è lavorare da subito nella giusta direzione e metterci in testa che questa volta dobbiamo fare la ciambella con il buco!
Luciano Muhlbauer