Qualsiasi dato si prenda, di qualsiasi fonte sia, il risultato è sempre il medesimo: la situazione occupazionale in Lombardia diventa ogni giorno più drammatica. In questo quadro, tuttavia, suscitano particolare allarme i dati sulla cassa integrazione nel settore metalmeccanico, diffusi in questi giorni dalla Fiom Lombardia, che evidenziano un aumento del 70% delle ore di cassa se si confrontano i mesi di gennaio 2013 e gennaio 2012.
Nel dato metalmeccanico, che comprende anche settori strategici come le telecomunicazioni, si rispecchia il vero e proprio processo di desertificazione produttiva che avanza da anni nella nostra Regione, senza che le istituzioni, nazionali e regionali, intervenissero con la dovuta determinazione.
Anzi, quasi sempre le istituzioni hanno limitato il proprio intervento alla sola erogazione di ammortizzatori sociali, i quali in assenza di progetti di rilancio o di riconversione industriale finiscono per essere soltanto uno scivolo verso la disoccupazione.
Bene fa dunque la Fiom, con l’attivo dei delegati che si tiene venerdì mattina al Teatro Carcano di Milano, a chiedere a quanti si candidano al governo del paese e a quello della Regione cosa intendono fare per difendere la presenza industriale in Lombardia.
In questo senso occorre cambiare radicalmente strada anche in Lombardia, dove da anni non esiste più una politica industriale da parte della Regione. Vuoi per l’affarismo che predomina ormai da anni nei piani alti del Palazzo della Regione, vuoi per l’evidente stanchezza di un modello di governo vecchio di quasi vent’anni, il fatto è che ha prevalso e prevale il più completo immobilismo di fronte alla crisi.
Beninteso, non esistono soluzioni miracolose e una Regione da sola non può cambiare il mondo, ma una Regione può e deve avere una politica industriale e un obiettivo prioritario. E questo oggi significa usare i fondi e le competenze a disposizione per contrastare le chiusure di attività produttive e la perdita di posti di lavoro. Cioè, basta con l’inefficace distribuzione a pioggia dei fondi e con i finanziamenti privilegiati verso quelle organizzazioni considerate politicamente contigue al Presidente.
Occorre invece usare i fondi disponibili per investire su progetti industriali finalizzati al rilancio o alla riconversione industriale. E occorre usare gli ammortizzatori sociali non come uno scivolo verso la disoccupazione, ma come uno strumento che accompagni i processi di riconversione e che sia finalizzato al mantenimento dell’occupazione. Da questo punto di vista ci pare assolutamente corretta e condivisibile anche la proposta della Fiom di stimolare l’uso dei contratti di solidarietà per far tornare al lavoro quanti e quante sono collocati in cassa integrazione.
Luciano Muhlbauer
in allegato la tabella delle ore di cassa integrazione nel settore metalmeccanico in Lombardia del mese di gennaio 2013 e gennaio 2012