Domenica 16 febbraio ci sarà a Milano una manifestazione contro il contestatissimo progetto della Via d’Acqua per l’Expo 2015. Non è la prima e forse neanche l’ultima, ma questa mobilitazione è indubbiamente molto importante poiché ci troviamo in un momento particolare, probabilmente decisivo.
Infatti, i lavori di costruzione del canale che dovrebbe collegare la Darsena con il sito di Expo, attraversando ben quattro parchi (Parco delle Cave, Boscoincittà, Parco Pertini, Parco di Trenno), sono ormai fermi da un mese a causa delle proteste dei cittadini. Tutte le volte che le ruspe si sono presentate e hanno tentato di scavare, sono state bloccate in poco tempo. Da due settimane le aree di cantiere sono presidiate quotidianamente dai cittadini.
In queste settimane ci sono stati anche diversi incontri con il delegato del Sindaco, ma questi non hanno portato ad alcun risultato concreto e probabilmente non potevano neanche, viste le rigidità della parte istituzionale. E non ha certamente giovato il fatto che non si volesse affrontare il problema nel suo insieme, cioè convocando un tavolo unico, ma si procedesse invece con delle trattative separate zona per zona, parco per parco, dando così l’impressione di voler applicare lo sgradevole schema del dìvide et ìmpera.
Insomma, la situazione è in pieno stallo e siccome è evidente che così non si può andare avanti a lungo, ora bisogna decidere cosa fare. O meglio, il Comune di Milano deve decidere cosa fare. Insisto sul Comune di Milano non perché sia l’unico attore istituzionale con responsabilità nella vicenda, ma perché il territorio interessato dalla contestata opera si trova sul suo territorio e perché in ultima analisi è l’istituzione che dovrebbe avere più interesse a trovare una soluzione condivisa con i cittadini.
Poi, certo, ci sarebbero anche Regione Lombardia e, soprattutto, la Expo 2015 S.p.A. guidata da un commissario unico, Giuseppe Sala, dotato di parecchi poteri speciali, come quello di derogare alle norme e alle procedure vigenti. Già, ma il Presidente leghista è sostanzialmente indifferente alle sorti dell’ovest milanese e interessato unicamente a cavalcare l’evento Expo in giro per la Lombardia, mentre il Commissario unico molto banalmente se ne infischia di cosucce come l’opinione dei territori o il futuro dei parchi, non dovendo egli rispondere ai cittadini.
Insomma, la palla è in mano al Comune e forse è arrivato il momento di mostrarsi un po’ più decisi, non nei confronti dei cittadini che protestano, intendo, bensì verso il Commissario. In fine dei conti, ci sono soltanto due modi per uscire dall’attuale situazione di stallo: la prima è passare sopra la testa dei cittadini e delle loro ragioni, magari usando pure la forza, la seconda è quella di costruire un confronto serio e trovare una soluzione condivisa, modificando il tracciato del canale e affrontando il problema delle bonifiche. La prima soluzione sarebbe disastrosa da ogni punto di vista, incluso quello del rapporto tra Sindaco e cittadini, la seconda invece non solo è nell’interesse comune, ma anche possibile.
Sì, possibile, checché se ne dica. Il tempo è poco? Verissimo. Ma a furia di invocare il “non c’è più tempo, siamo già in ritardo”, è stato perso altro tempo e accumulato nuovo ritardo. A questo punto non si può fare più nulla? Neanche questo è vero, perché proprio il Commissario Sala ha dimostrato con i suoi atti che ha i poteri per fare quello che non si potrebbe fare. Peccato però che finora abbia usato i suoi poteri non a favore, bensì contro gli interessi della città e dei cittadini, come nell’incredibile caso del declassamento per decreto della pericolosità degli inquinanti presenti nel terreno ed evitare così la bonifica prima di scavare il canale.
Insomma, forse bisogna alzare un po’ la voce con il Commissario. E, al limite, qualche potere ce l’ha anche il Sindaco, come ci ha ricordato pochi giorni fa la sua (giustissima) ordinanza di chiusura per sei mesi di una sala slot. E se la ludopatia è problema per la salute dei cittadini, non lo è forse anche una bonifica non fatta grazie a uno stratagemma?
È evidente che oggi si sta pagando il prezzo degli errori e delle sottovalutazioni di ieri (tipo aver scartato con troppa facilità la proposta di variante di Italia Nostra). Ma questa non è una buona ragione per insistere nell’errore, considerato anche e soprattutto che chi protesta, cittadini, comitati o associazioni ambientaliste che siano, ha tutte le ragioni del mondo dalla sua parte.
Insomma, le condizioni per cambiare sostanzialmente il progetto della Via d’Acqua ci sono e questi giorni di mobilitazione dovrebbero essere vissuti dall’amministrazione cittadina come un’occasione da cogliere. Non per rispondere a qualche interesse particolare, bensì per tutelare l’interesse generale di Milano e non gettare ulteriori ombre su un evento, l’Expo, già strapieno di ombre.
Questi giorni sono dunque importanti e la questione riguarda tutta la città. Per questo vi invito, anche se abitate in altre zone della città, come chi scrive, a partecipare alla manifestazione di domenica. L’appuntamento è alle ore 14.00 e i luoghi di ritrovo tra cui scegliere sono due: Via Cancano (Baggio) e M1 Bonola (Trenno).
Per maggiori info, vedi l’evento facebook:
Luciano Muhlbauer