Era un sabato di quattro anni fa, il 25 settembre 2010 per la precisione, e al liceo Manzoni di Milano si era presentato un nutrito gruppo di neofascisti di Forza Nuova, nella quasi totalità estranei al liceo e al mondo delle scuole medie. L’obiettivo era dare una lezione agli studenti del collettivo, perché contrastavano regolarmente i tentativi di penetrazione dei gruppi nazifascisti nella scuola. Ma poiché l’azione dei neofascisti era una sorta di segreto di Pulcinella, gli studenti avevano chiesto la solidarietà degli antifascisti. Conclusione, i nazi sono stati cacciati dal Manzoni.
Sin dai primi giorni la tesi che andava per la maggiore sulla stampa e nelle dichiarazioni politiche (al governo di Milano c’erano ancora Moratti e De Corato) era quella della “rissa” e degli opposti estremismi. E anche la Questura promise denunce per tutti, sia per neofascisti che per antifascisti, sia per chi veniva “a dare una lezione”, che per quanti quella lezione l’avrebbero dovuta subire. E di conseguenza, quattro anni più tardi, venerdì 18 luglio, inizierà il processo, che vede imputati sia dei fascisti che una ventina di antifascisti, perché, appunto, si sarebbe trattato semplicemente di una “rissa” tra opposte fazioni, come se stessimo parlando di una scazzottata sui Navigli oppure davanti allo stadio.
Tesi comoda, quella della rissa o dei futili motivi, utilizzata a piene mani in questi anni per evitare di dover affrontare i problemi o, almeno, di discuterne. Forse la rissa non fu tirata in ballo anche ai tempi dell’omicidio di Dax oppure i futili motivi nel caso di quello di Abba? Una tesi comoda, anche nel caso della vicenda del Manzoni.
Il 2010 era, infatti, un anno di forti tensioni. C’era un pressing consistente da parte della galassia nazifascista per allargare la propria presenza a Milano e da parte dell'amministrazione comunale prevaleva la tolleranza, se non addirittura la collaborazione. Quella del 2010 fu forse la prima di quelle “primavere nere”, diventate nel frattempo una triste consuetudine nel panorama politico milanese, come ci ha purtroppo confermato anche l’anno in corso. Ricordate le numerose iniziative e le provocazioni di quattro anni fa, comprensive del tentativo di organizzare un concerto-raduno nazifascista proprio il 24 aprile, fallito soltanto grazie alla reazione degli antifascisti? In quelle settimane succedeva di tutto e ci furono anche aggressioni a gay e cittadini stranieri e una lettera minatoria indirizzata al sottoscritto.
Ogni anno vede il protagonismo di una sigla particolare. Quest’anno c’è quello dei neonazisti di Lealtà e Azione, ma nel 2010 era il turno di Forza Nuova. Infatti, passata l’estate, Forza Nuova tornò all’attacco, tentando di mettere piede nelle scuole superiori milanesi, con l’utilizzo della sigla “Lotta Studentesca”, e persino di aprire una sede in corso Buenos Aires, grazie ai buoni uffici del Comune. Ovviamente –e per fortuna- ci fu una reazione: nelle scuole i collettivi studenteschi reagirono e la sede in Buenos Aires non aprì a causa della mobilitazione antifascista, che vedeva insieme un fronte vasto, dai movimenti fino alla Camera del Lavoro.
Ebbene, i fatti del Manzoni del 25 settembre si inserivano in quel contesto. Ed è di questo che bisognerebbe parlare. Ma appunto, è molto più comodo –e ipocrita- parlare di risse o sciocchezze simili, che non spiegano nulla, ma che in cambio assolvono un sacco di gente e istituzioni.
Venerdì mattina ci sarà un presidio, alle 9.00 del mattino, in corso Porta Vittoria, davanti al Tribunale, per esprimere solidarietà agli antifascisti sotto processo e per ribadire che sui valori dell’antifascismo non cediamo di un millimetro. Qui l’evento fb.
Se non siete al lavoro a quell’ora, fateci un salto.
Luciano Muhlbauer
Aggiornamento del 18 luglio: causa vizi di forma il processo è stato rinviato al... 12 dicembre... Non è una battuta, è proprio il 12 dicembre.