Blog di Luciano Muhlbauer
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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Alla fine la Provincia è stata costretta a fare retromarcia e il Presidente Guido Podestà, smentendo quanto dichiarato da lui stesso fino a cinque minuti prima, ha revocato la sala al raduno neonazista organizzato da Forza Nuova. Sul piano formale, la revoca è motivata dal fatto che il consigliere leghista Fusco ha dichiarato che non avrebbe partecipato al convegno (cosa che però non era nemmeno prevista…), ma sul piano sostanziale è palese che la retromarcia di Podestà è la conseguenza diretta della mobilitazione degli antifascisti e delle antifasciste, che in queste ultime ore si stava allargando. Infatti, al presidio di domani pomeriggio davanti alla Camera del Lavoro si è aggiunto oggi anche la mobilitazione lanciata dagli studenti del collettivo del liceo Leonardo da Vinci, che si trova nello stesso edificio della sala della Provincia e che ha raccolto l’adesione di numerose realtà studentesche.
Niente raduno nazi in centro città e in una sala istituzionale quindi. Bene. Ma attenzione, questo non significa non ci sia più il raduno. Infatti, Forza Nuova ha annunciato che questo si terrà lo stesso, nell’orario programmato e in un albergo, l’Hotel Milton Milano di via Enrico Annibale Butti 9, zona v.le Jenner (per mandare all'albergo proteste, mailbombing, quello che volete; tel. 02.66802366, fax 02.66802909, mail miltonmilano.mi@bestwestern.it e info@miltonmilano.com). In questo momento non è però chiaro se sarà effettivamente questa la nuova sede del raduno oppure se l’annuncio di FN rappresenta un depistaggio, come successo tante altre volte. E non è nemmeno semplice sapere cosa succede effettivamente, poiché lo stesso Ministero degli Interni e i suoi organi periferici, cioè Prefettura e Questura, che in teoria dovrebbero impedire manifestazioni pubbliche di carattere neofascista e neonazista, si stanno invece adoperando perché il raduno si possa realizzare senza problemi. Ma questo è un problema ormai risaputo.
 
Insomma, abbiamo ottenuto un primo risultato, impedendo l’allucinante scempio di un raduno nazi ospitato dalle istituzioni, ma non è assolutamente il caso di abbassare la guardia e di smobilitare, poiché in nazifascisti domani saranno in città. Quindi, tutte le mobilitazioni antifasciste di domani sono confermate, cioè il presidio degli studenti davanti al Leonardo a partire dalle ore 12.15 e quello davanti alla Camera del Lavoro alle ore 14.00. Per il resto, come si suol dire, stay tuned.
 
Luciano Muhlbauer
 
 
Un convegno nazifascista in pieno centro città in uno spazio pubblico concesso dalla Provincia di Milano. Non è una battuta, ma è la triste realtà e dovrebbe accadere sabato 20 dicembre alle ore 16.00. La location è l’auditorium di via Corridoni 16 a Milano. Secondo il programma comunicato dagli organizzatori, cioè Forza Nuova, saranno presenti rappresentanti del peggio che l’Europa oggi sta producendo, dagli eurodeputati neonazisti di Alba Dorata (Grecia) e del Npd (Germania) ai neofascisti francesi, inglesi, spagnoli e svedesi. E tutto questo, appunto, con una copertura istituzionale pazzesca, visto che la sala è stata richiesta dal leghista Ettore Fusco (Sindaco di Opera e habitué degli assalti ai campi rom), concessa dalla Provincia presieduta da Guido Podestà e che al convegno, secondo il programma, è previsto anche l’intervento della Consigliera regionale lombarda Maria Teresa Baldini (eletta con la lista Maroni e da questa estate passata al gruppo misto).
Solo chi ha le fette di salame sugli occhi poteva non aspettarsi che una cosa del genere sarebbe successa prima o poi. Da troppo tempo estremisti di destra, neofascisti e neonazisti di ogni risma e provenienza stanno puntando Milano, inondandola di iniziative di vario tipo, dai convegni ai concerti nazi, passando per le iniziative di piazza. E perché non dovrebbero farlo? Milano è logisticamente comoda, è una preda ambita in quanto città medaglia d’oro della resistenza e, soprattutto, in questa città i gruppi nazifascisti hanno trovato un’agibilità politica che in molti altri paesi europei neanche si sognano, come anche l’anno che sta per finire ci ha ricordato. Infatti, da parte di Prefettura e Questura sono arrivate soltanto chiacchiere, ma mai un divieto o un’iniziativa incisiva, e anche sinistra ci sono troppi che pensano che l’antifascismo sia ormai demodé.
Si facciano pure gli appelli alle autorità, affinché la legalità costituzionale venga rispettata, poiché questa è cosa giusta e doverosa, ma poi bisogna essere realisti e stare con i piedi per terra. Non c’è alcuna volontà ufficiale di porre un freno all’attivismo dei gruppi neofascisti, che anzi trovano nuova legittimazione nella brutta aria che tira in Europa e nelle iniziative di alcune forze politiche, come la Lega di Salvini.
L’antifascismo può essere efficace soltanto se è frutto dell’impegno diretto dei cittadini e delle cittadine, se vive quotidianamente sui territori, sui luoghi di lavoro e di studio. Ecco perché bisogna reagire in prima persona, come a Milano abbiamo fatto con il bel corteo del 29 aprile scorso, e come dovremo fare di nuovo sabato prossimo, 20 dicembre.
 
Milano non merita questo ennesimo fregio, con tanto di complicità istituzionale. È quasi natale, pensiamo -o cerchiamo di pensare ad altro- ma sabato prossimo troviamo il tempo per partecipare tutti e tutte alla mobilitazione antifascista che si terrà sabato 20 dicembre, alle ore 14.00 davanti alla Camera del Lavoro, in c.so P.ta Vittoria 43, a Milano.  
 
Fate girare, cercate di esserci.
 
Luciano Muhlbauer
 
 
Sono passati 45 anni dalla strage fascista e di Stato di piazza Fontana. Un anniversario importante per Milano e tutto il paese, che meriterebbe attenzione, riflessione e iniziativa o, perlomeno, un po’ di autentico rispetto. Invece se ne parla poco, troppo poco, come se fossimo di fronte a un dettaglio irrilevante del nostro passato e non alla prima strage di quella strategia della tensione che insanguinò il nostro paese con l’avallo del potere costituito e con l’unico fine di spezzare la mobilitazione di lavoratori e studenti e di impedire ogni cambiamento. O come se l’impunità per questa strage -e per altre- non fosse un’infamia insopportabile.
Non se ne parla e non è colpa dello sciopero generale del 12 dicembre e nemmeno dello scorrere del tempo, ma piuttosto siamo di fronte al risultato di anni di strisciante revisionismo, di vacui discorsi sulla “pacificazione” e di banalizzazioni, di cui la fiction della Rai, Gli anni spezzati, mandata in onda il gennaio scorso, rappresenta forse l’esempio più lampante e desolante. Oggi la memoria collettiva è confusa e si fa persino confusione tra vittime e carnefici.
Non c’è nulla di innocente in tutto questo, anzi, poiché proprio oggi ci sarebbe un enorme bisogno di ricordare, non per gusto della storia, ma per affrontare e decifrare il presente e il futuro. La liberazione dal nazifascismo, di cui tra pochi mesi si celebrerà il 70° anniversario, le grandi lotte operaie e studentesche e le stragi messe in atto dai fascisti e coperte dai poteri dello Stato sono tutti fatti costituenti della nostra identità. Oggi si vuole riscrivere il passato per cambiare questa identità, per eliminare gli anticorpi e per legittimare nuovamente tesi, politiche e pratiche che sembravano espulsi dall’orizzonte del possibile e dell’accettabile. Infatti, se tutto è uguale a tutto, vittime e carnefici, innocenti e colpevoli, allora perché sorprendersi se razzisti e nazifascisti si ripresentano sulla piazza come se fosse la cosa più normale del mondo.
Guardiamoci attorno, anche soltanto a quello che è successo a Milano in questi ultimi mesi. Dall’ennesimo concerto nazi tenutosi tranquillamente a Milano poche settimane fa alle calate di Forza Nuova nei quartieri popolari di questi giorni, passando ovviamente da quel 18 ottobre, quando la Lega di Salvini si era presa piazza Duomo a braccetto con i neofascisti di Casa Pound.
A destra si sta sdoganando alla grande e in molti, Salvini in primis, vedono aprirsi nuovi spazi disegnati dalla crisi sociale e dal vuoto lasciato dalla sinistra. Per fermare questa deriva non basta certo fare qualche manifestazione antifascista o coltivare la memoria storica. Ci vorrà ben altro, come penso tutti sappiamo molto bene, ma senza memoria e senza antifascismo non ci potrà mai essere un progetto e una pratica alternativi alla destra, perché sarebbe un po’ come vendere l’anima al diavolo.

Ma arriviamo alle iniziative in occasione del 45°anniversario della strage di piazza Fontana:
 
Sabato 13 dicembre ci sarà una manifestazione cittadina. Appuntamento alle h. 15.00 in piazza XXIV Maggio. Il corteo terminerà in piazza Fontana ed è promossa dal cartello Milano Antifascista, Antirazzista e Meticcia, che comprende diverse forze, da Memoria Antifascista ai centri sociali, dall’Unione degli Studenti al Collettivo Bicocca, da alcuni circoli Anpi a Partigiani in Ogni Quartiere. Comunque, per saperne di più e avere le info aggiornate, andate sulla pagina fb Piazza Fontana 2014.
 
Vi segnalo, inoltre, che venerdì 12 dicembre si terrà la commemorazione ufficiale della strage di piazza Fontana (corteo da piazza della Scala alle h. 17.30), mentre la mattina alle h. 9.00 ci sarà un presidio davanti al tribunale per la seconda udienza del processo per i fatti del Manzoni.
 
Infine, lunedì 15 dicembre ci saranno le iniziative in ricordo di Giuseppe Pinelli, che comprende anche un’assemblea pubblica alle h. 21 presso il Cs Leoncavallo.
 
Insomma, se pensate che la memoria sia una cosa importante e che alle destre fasciste e razziste non vada lasciata via libera, allora partecipate e fate partecipare.
 
Luciano Muhlbauer
 
 
Era un sabato di quattro anni fa, il 25 settembre 2010 per la precisione, e al liceo Manzoni di Milano si era presentato un nutrito gruppo di neofascisti di Forza Nuova, nella quasi totalità estranei al liceo e al mondo delle scuole medie. L’obiettivo era dare una lezione agli studenti del collettivo, perché contrastavano regolarmente i tentativi di penetrazione dei gruppi nazifascisti nella scuola. Ma poiché l’azione dei neofascisti era una sorta di segreto di Pulcinella, gli studenti avevano chiesto la solidarietà degli antifascisti. Conclusione, i nazi sono stati cacciati dal Manzoni.
Sin dai primi giorni la tesi che andava per la maggiore sulla stampa e nelle dichiarazioni politiche (al governo di Milano c’erano ancora Moratti e De Corato) era quella della “rissa” e degli opposti estremismi. E anche la Questura promise denunce per tutti, sia per neofascisti che per antifascisti, sia per chi veniva “a dare una lezione”, che per quanti quella lezione l’avrebbero dovuta subire. E di conseguenza, quattro anni più tardi, venerdì 18 luglio, inizierà il processo, che vede imputati sia dei fascisti che una ventina di  antifascisti, perché, appunto, si sarebbe trattato semplicemente di una “rissa” tra opposte fazioni, come se stessimo parlando di una scazzottata sui Navigli oppure davanti allo stadio.
Tesi comoda, quella della rissa o dei futili motivi, utilizzata a piene mani in questi anni per evitare di dover affrontare i problemi o, almeno, di discuterne. Forse la rissa non fu tirata in ballo anche ai tempi dell’omicidio di Dax oppure i futili motivi nel caso di quello di Abba? Una tesi comoda, anche nel caso della vicenda del Manzoni.
Il 2010 era, infatti, un anno di forti tensioni. C’era un pressing consistente da parte della galassia nazifascista per allargare la propria presenza a Milano e da parte dell'amministrazione comunale prevaleva la tolleranza, se non addirittura la collaborazione. Quella del 2010 fu forse la prima di quelle “primavere nere”, diventate nel frattempo una triste consuetudine nel panorama politico milanese, come ci ha purtroppo confermato anche l’anno in corso. Ricordate le numerose iniziative e le provocazioni di quattro anni fa, comprensive del tentativo di organizzare un concerto-raduno nazifascista proprio il 24 aprile, fallito soltanto grazie alla reazione degli antifascisti? In quelle settimane succedeva di tutto e ci furono anche aggressioni a gay e cittadini stranieri e una lettera minatoria indirizzata al sottoscritto.  
Ogni anno vede il protagonismo di una sigla particolare. Quest’anno c’è quello dei neonazisti di Lealtà e Azione, ma nel 2010 era il turno di Forza Nuova. Infatti, passata l’estate, Forza Nuova tornò all’attacco, tentando di mettere piede nelle scuole superiori milanesi, con l’utilizzo della sigla “Lotta Studentesca”, e persino di aprire una sede in corso Buenos Aires, grazie ai buoni uffici del Comune. Ovviamente –e per fortuna- ci fu una reazione: nelle scuole i collettivi studenteschi reagirono e la sede in Buenos Aires non aprì a causa della mobilitazione antifascista, che vedeva insieme un fronte vasto, dai movimenti fino alla Camera del Lavoro.
Ebbene, i fatti del Manzoni del 25 settembre si inserivano in quel contesto. Ed è di questo che bisognerebbe parlare. Ma appunto, è molto più comodo –e ipocrita- parlare di risse o sciocchezze simili, che non spiegano nulla, ma che in cambio assolvono un sacco di gente e istituzioni.
 
Venerdì mattina ci sarà un presidio, alle 9.00 del mattino, in corso Porta Vittoria, davanti al Tribunale, per esprimere solidarietà agli antifascisti sotto processo e per ribadire che sui valori dell’antifascismo non cediamo di un millimetro. Qui l’evento fb.
Se non siete al lavoro a quell’ora, fateci un salto.
 
Luciano Muhlbauer
 
P.S. se vi interessa qualche materiale relativo ai fatti del Manzoni, vi segnalo il racconto dei fatti da parte di “un antifa che c’era”, pubblicato il 1 ottobre 2010 da MilanoX, e la mia riflessione scritta all'indomani dei fatti.
 
Aggiornamento del 18 luglio: causa vizi di forma il processo è stato rinviato al... 12 dicembre... Non è una battuta, è proprio il 12 dicembre.
 
 
Prima puntata (mercoledì 4 giugno) – Revoca del patrocinio:
Alzare la voce serve e in questi giorni l’hanno fatto in diversi, dall’Anpi alle reti antifasciste oppure semplici cittadini. E così, il Consiglio regionale della Lombardia oggi ha revocato il patrocinio concesso all’iniziativa dei neonazisti di Lealtà e Azione. L’ha annunciato poco fa la vicepresidente del Consiglio regionale, le cui dichiarazioni riproduciamo qui sotto.
Dalla Provincia di Milano, invece, tutto tace, ma questo non stupisce ormai più nessuno.
Ora bisogna vedere cosa succede con la location del torneo di calcio dei nazi, che pare essere, come l’anno scorso, il centro sportivo di via Giuditta Pasta, nel quartiere Niguarda a Milano. Cioè, una struttura di proprietà del Comune di Milano, ma gestita in concessione da un’associazione sportiva, che già l’anno scorso aveva preso in giro il Comune sulla vicenda.
 
Luciano Muhlbauer
 
Qui l’odierna dichiarazione della vicepresidente del Consiglio Regionale della Lombardia, come riportata dagli organi di stampa:
 
LEALTÀ E AZIONE, VALMAGGI (PD): REVOCATO PATROCINIO CONSIGLIO A INIZIATIVA
"Anche su forte sollecitazione della vicepresidente del Consiglio regionale, Sara Valmaggi", è stato revocato il patrocinio gratuito concesso il 19 maggio scorso al “Torneo calcistico e incontro informativo sulla tutela del minore”. Il patrocinio - spiega la stessa Valmaggi - era stato concesso all’associazione “Caramella buona onlus”, che "non aveva affatto reso noto nella richiesta che in realtà l’iniziativa era organizzata dall’Associazione Lealtà e azione, un gruppo di estrema destra. Gli uffici del Consiglio hanno diffidato l’associazione a utilizzare il marchio del Consiglio".
 
 
Seconda puntata (venerdì 6 giugno) – Retromarcia e conferma patrocinio
Sembrava tutto finito, ma è arrivato venerdì e succede l’incredibile. E così, ci tocca scrivere questo aggiornamento. Insomma, venerdì l’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale, con un voto di maggioranza, fa retromarcia sulla retromarcia e sostiene che in realtà il patrocinio non era stato mai revocato e che comunque l’iniziativa dei nazi andava bene.
Tralascio ogni commento su questo imbarazzante balletto, poiché mi pare superfluo. Comunque, per completezza di informazione riporto le dichiarazioni alla stampa da parte dei componenti di minoranza (Pd e M5S) e da parte del Presidente del Consiglio, il ciellino Cattaneo.
 
LEALTÀ E AZIONE, VALMAGGI-CASALINO:INQUALIFICABILE PASSO INDIETRO CATTANEO
“Inqualificabile e grave il passo indietro rispetto alla revoca del patrocinio all’iniziativa di Lealtà e Azione”. La vicepresidente del Consiglio regionale, Sara Valmaggi e il consigliere segretario Eugenio Casalino stigmatizzano così la scelta del presidente del Consiglio, Raffaele Cattaneo e degli altri componenti di maggioranza dell'Ufficio di presidenza, che hanno votato contro la revoca del patrocinio all'iniziativa dell'organizzazione di estrema destra.
 "Ricordiamo- affermano- che la lettera di diffida all'uso del logo del Consiglio inviata agli organizzatori del torneo “Un calcio alla Pedofilia in difesa dei nostri bambini” era nata a seguito di una nostra forte sollecitazione ed era stata stilata dopo le verifiche degli uffici. La lettera era di per sé una revoca del patrocinio perché esplicitava chiaramente la decisione di ritirare la delibera emanata il 19 maggio scorso dall'ufficio di presidenza. Ora il passo indietro dei componenti di maggioranza dell'Ufficio di presidenza è ingiustificabile e inaccettabile. L'associazione “La caramella buona ONLUS” ha presentato una richiesta omissiva e menzognera, nascondendo consapevolmente i veri organizzatori dell'iniziativa: Lealtà e Azione, Bran.co e ASI e oltretutto ha diffuso materiali in cui non è neppure indicato il luogo dell’iniziativa, quasi fosse clandestino. Si tratta di fatti di per sé sufficienti a rendere nullo il patrocinio. Irricevibile nella forma, la decisione di oggi lo è ancor di più nella sostanza”.
 "Evidentemente – concludono Valmaggi e Casalino – la fragilissima maggioranza che regge la Regione ha bisogno, per sopravvivere, di piegarsi anche ai più miserevoli ricatti delle frange più estreme, che non hanno alcuna vergogna a difendere apertamente un'iniziativa di chiaro stampo fascista. A noi resta l'orgoglio di aver agito a tutela della dignità dell'istituzione. Abbiamo fatto quanto possibile per tenere lontano, una volta svelato l'inganno, un gruppo antidemocratico. Di questo alla maggioranza evidentemente non importa nulla".
 
LEALTÀ E AZIONE, CATTANEO: "BECERE STRUMENTALIZZAZIONI POLITICHE"
"Non c'è mai stato nessun passo indietro perché non c'è mai stata nessuna revoca: l'Ufficio di Presidenza ha confermato stasera una decisione che già era stata assunta all'unanimità perché, come evidenziato dagli Uffici regionali, non sussistono presupposti per la revoca" lo dichiara il Presidente del Consiglio regionale Raffaele Cattaneo, replicando alla Vicepresidente Sara Valmaggi e al consigliere segretario Eugenio Casalino. "L'iniziativa è dell'associazione 'La caramella buona', opera meritoria già patrocinata da Camera, Senato e Presidenza della Repubblica, e non di 'Lealtà e azione'. Tutto il resto sono becere strumentalizzazioni politiche che fanno sorgere il dubbio che a qualcuno dispiaccia un'iniziativa contro la pedofilia solo perché non è stata organizzata dai 'compagniucci' suoi" ha concluso Catteneo.
 
 
 
di lucmu (del 03/06/2014, in Antifascismo, linkato 1506 volte)
E così anche il Consiglio Regionale della Lombardia si aggiunge alla lunga lista di attori istituzionali che ultimamente si mettono a legittimare i gruppi militanti di estrema destra. Infatti, il 19 maggio scorso l’Ufficio di Presidenza, che comprende anche due componenti dell’opposizione, Pd e M5S, ha deliberato la concessione del patrocinio gratuito, cioè l’uso del logo istituzionale, a un torneo di calcio organizzato dal circuito dell’organizzazione neonazista Lealtà e Azione, che si terrà l’8 giugno prossimo.
Chissà perché l’hanno fatto, cioè se erano consapevoli o meno a chi avrebbero dato la sponsorizzazione istituzionale. Considerata la composizione plurale dell’Ufficio (1 Ncd, 1 Lega, 1 Lista Maroni, 1 Pd, 1 M5S) mi pare lecito supporre che c’era chi sapesse e chi invece no. Comunque sia, aspettiamo che i diretti interessati ce lo spieghino in prima persona e che, in caso di errore, facciano i passi necessari per revocare questo scandaloso patrocinio (la delibera dell’Ufficio di Presidenza puoi trovarla qui).
Ma quello che colpisce di più in questa faccenda, come in altre simili, è l’estrema semplicità con cui ormai si realizzano questi fattacci. Insomma, non occorreva certamente essere degli agenti segreti per capire cosa ci fosse dietro a quella richiesta di patrocinio, a partire dalla stranezza che mancasse ogni indicazione sul luogo dell’iniziativa (tenuto tuttora riservato) o che il programma comprendesse una conferenza –definita incredibilmente “conferenza tra esperti” nella delibera regionale-, dove in realtà, come da programma, interverranno quasi esclusivamente relatori di un’organizzazione collaterale di Lealtà e Azione, cioè l’associazione Bran.Co.
Né poteva trarre in inganno il titolo dell’iniziativa, “Un calcio alla pedofilia”, poiché è ormai risaputo che la lotta alla pedofilia, così come la tutela degli animali, fungono abitualmente da paravento per le attività politiche del circuito dei neonazisti. E poi, come ricorda la stessa delibera, siamo ormai alla settima edizione di questo torneo, che ogni anno suscita grandi polemiche, anche grazie al patrocinio che la Provincia di Milano ultimamente concede. Ma in Provincia, si sa, le cose vanno così, visto che c’è un Presidente, Podestà, che da sempre tiene le porte aperte a destra, e che c’è anche una vicecapogruppo dei Fratelli d’Italia, Roberta Capotosti, nota per i suoi saluti romani in pubblico e le sue partecipazioni alle peggiori parate nazisfasciste. In Regione, nonostante l’abbraccio Lega-Front National, pensavamo invece che non fossimo ancora a quei livelli…
Ebbene, ora c’è in giro quel manifesto (in rete lo trovate facilmente) che annuncia il torneo di domenica, dove il logo del gruppo neonazista Lealtà e Azione sta vicino a quello del Consiglio regionale della Lombardia e della Provincia di Milano. Ottimo, bravi, complimenti!
E poi, giusto per non farci mancare nulla, lo stesso circuito hammerskin ha annunciato anche un concerto nazirock a Milano per il 14 giugno. L’anno scorso di disse “mai più”, ma è probabile che finisca come con il 29 aprile, quando le tante parole sul divieto di esibire simboli nazifascisti da parte della Questura si sono rilevate chiacchiere senza consistenza.
Ma il problema non è la Questura, poiché la Questura è e fa la Questura, il problema è tutto il resto, a partire dal continuo abbassare la guardia e dal far finta di non vedere che Milano sta diventando un crocevia dei gruppi e delle iniziative nazifasciste. E così, capita che proprio quando più si grida al pericolo fascista in Europa, non si vede più quello che succede sotto casa. O meglio, magari si vede, ma non si è più in grado di capire.
 
Luciano Muhlbauer
 
 
di lucmu (del 30/04/2014, in Antifascismo, linkato 1976 volte)
Il corteo antifascista del 29 aprile è stato un bel corteo, colorato, plurale e determinato. C’era chi aveva iniziato a militare parecchi anni fa e c’era chi, studente o precario, si è affacciato all’impegno sociale e politico in questi anni. Era un corteo militante, certo, ma non cupo e tanto meno uniforme, perché tra gli oltre duemila manifestanti c’era l’attivista del centro sociale, ma anche la consigliera di zona del Pd, c’era il militante comunista e l’animatrice dell’Arci, il sindacalista Fiom e il mediattivista.
Sarebbe bastato questo colpo d’occhio, questa minima fatica di guardarsi attorno per capire che questo corteo non camminava con la testa rivolta all’indietro, ma parlava del presente e del futuro. Ma non c’è peggior cieco di chi non vuole vedere, di chi si ostina ad adattare la realtà ai suoi schemi prestabiliti, e così oggi alcune cronache giornalistiche ci raccontano una storia che c’entra poco con la serata di ieri.
No, questo corteo non combatteva una battaglia del passato, non era prigioniero degli scontri di 40 anni fa, ed è anche per questo che non ha gradito e, soprattutto, non ha capito le parole del Sindaco, pronunciate alla commemorazione di Sergio Ramelli.
Che senso ha parlare di “convivenza tra chi ha idee opposte e diverse” a poche ore di distanza da una parata nazifascista che, secondo la definizione data dallo stesso Sindaco due settimane prima, “da anni deturpa la nostra città”? Mica stiamo parlando di idee diverse, ma del fatto che noi non riconosciamo cittadinanza alle tesi e alle pratiche nazifasciste, negazioniste e razziste. E non solo noi, beninteso, ma soprattutto la storia di questo paese, la storia di Milano città Medaglia d’Oro della Resistenza, la nostra Costituzione.
E che senso ha parlare di “pacificazione”, che è un termine del nostro dibattito politico dalla precisa connotazione? Non significa rispetto e pietà per i morti, non significa non voler vedere tornare i morti ammazzati per motivi politici, ma vuol dire, nell’accezione datogli in questi anni, superare la contrapposizione fascismo-antifascismo, considerare uguali partigiani e nazifascisti.
Infatti, le parole di Pisapia non hanno trovato il minimo riscontro in quelle di De Corato e dei suoi sodali, i quali hanno incassato il risultato, rifiutandosi però di prendere le distanze dalla parata nazifascista o, semplicemente, di criticare l’esibizione di croci celtiche e saluti romani. Peraltro, De Corato, nei lunghi anni in cui era amministratore della nostra città, non aveva nemmeno mostrato rispetto e pietà verso i morti altrui –vi ricordate le sue guerre contro i murales per Dax o contro la lapide a Pinelli in piazza Fontana?- e non mi pare proprio che abbia cambiato idea al riguardo.
Conosco Giuliano Pisapia e l’ho votato, come peraltro la maggior parte dei manifestanti antifascisti di ieri, e non penso certamente che sia passato dall’altra parte. Ma penso che ieri abbia sbagliato e che oggi debba qualche spiegazione. Non a me, per carità, ma a molti dei suoi elettori, rimasti perlomeno un po’ disorientati. E senz’altro è necessario fare un’altra cosa ancora, perché a questo punto non possono esistere morti di serie A e di serie B: cioè, vanno commemorati con la stessa forza e presenza istituzionale anche i tanti ragazzi ammazzati a Milano dalla violenza fascista, come Varalli, Amoroso, Brasili, Fausto, Iaio e Dax.
Ma torniamo a noi, al nostro corteo di ieri. Prima di tutto occorre fare un ringraziamento a tutti quelli e tutte quelle che hanno lavorato per farlo riuscire, prima e durante. Nulla era scontato, né la partecipazione, né la compattezza in piazza. E da questo punto di vista, non possiamo non sottolineare il contributo decisivo, in termini quantitativi e qualitativi, da parte delle varie espressioni del movimento milanese.
In secondo luogo, va ricordato che avevamo ragione a non delegare nulla, a non lasciare la piazza vuota. Le rassicurazioni della Questura, le diffide e i divieti di esibire simboli nazifascisti, infatti, erano soltanto parole. E non poteva essere diversamente, perché nella realtà reale non esistono parate nazifasciste senza simbologia nazifascista. E così, anche ieri, come un anno fa e l’anno prima, i nazi hanno marciato alla maniera loro, salutando romanamente ed esibendo celtiche.
Infine, la cosa più importante da fare ora è guardare avanti. Appunto, non è stato un corteo nostalgico, ma un corteo del tempo presente, preoccupato del futuro, del vento di destra che spira in tutta Europa, del nuovo attivismo dei gruppi nazifascisti e della possibilità, per citare un manifestante di ieri, che a un certo punto “essere nazi diventi figo”.
Il corteo di ieri ha suscitato aspettative e ci carica tutti e tutte di responsabilità. Dobbiamo fare tesoro dell’esperienza fatta insieme ed evitare che sia stata solo una parentesi. L’antifascismo ha bisogno di costanza, di quotidianità, di azione e non solo di reazione. Ne dovremo parlare, insieme, al più presto.
Per ora ci aspetta il Primo Maggio, la MayDay. E in molti già ci rivedremo.
 
Luciano Muhlbauer
 
 
Ci sono manifestazioni in cui è importante esserci e il corteo antifascista del 29 aprile è una di queste. Si tratta infatti di riaffermare un punto fermo, di ribadire un principio, cioè che Milano ripudia le ideologie nazifasciste, negazioniste e razziste e che non ci può essere spazio e legittimità per chi ne ri-propone i discorsi, i simboli e le pratiche.
A Milano da qualche anno abbiamo abbassato un po’ troppo la guardia. E abbiamo sbagliato. C’erano state la grande kermesse antifascista in piazza della Scala del 5 aprile 2009 e le mobilitazioni della primavera del 2010, ma poi era un po’ come se avessimo pensato che fosse sufficiente liberare Palazzo Marino da coloro che garantivano la complicità istituzionale per risolvere il problema. Non era così, ovviamente, e non poteva nemmeno esserlo.
Beninteso, in questi ultimi anni gli antifascisti e le antifasciste milanesi hanno fatto molte cose buone, ma spesso ognuno per i fatti suoi e il più delle volte rincorrendo le iniziative dei gruppi nazifascisti. E così, proprio quando l’Europa è scossa da un nuovo vento di destra, ci troviamo meno preparati di quello che dovremmo essere.
La consapevolezza che non si può andare avanti così, che bisogna dire basta, forse si sta facendo largo. Ancora in maniera insufficiente, certo, ma qualche segnale nuovo c’è, come la crescente e positiva attenzione in aree diverse, per storia, collocazione ed età, rispetto al corteo del 29 aprile.
Già, quel 29 aprile, che per anni abbiamo sottovalutato e che nel frattempo è diventato qualcosa di più e di diverso di una semplice commemorazione –la cui piena legittimità non è in discussione-, per sfociare in una vera e proprio sfilata nazifascista di carattere sempre più nazionale, dov’è permesso più o meno tutto. Siamo arrivati al punto che la stessa Questura, per “consuetudine”, considera ormai de facto quella data monopolio dei gruppi nazifascisti e che è diventato persino un problema poter commemorare Gaetano Amoroso, deceduto nella notte tra il 29 e il 30 aprile 1976 in seguito a un’aggressione neofascista.
Non ripeto qui tutta la storia di questi mesi e di queste settimane, del come siamo arrivati al 29 aprile (a questo proposito vedi il mio post di settimana scorsa), e mi limito dunque a fare la fotografia della situazione attuale.
Primo, la Questura ha autorizzato il solito corteo nazifascista, che partirà alle h. 20 da p.le Susa, sebbene diffidando gli organizzatori dall’esibizione di simboli e gesti di natura fascista e nazista. Difficile che questo divieto, frutto peraltro della mobilitazione istituzionale, venga rispettato, anche perché da mesi la galassia nera sta lavorando a una prova di forza, portando gente da altre regioni italiane.
Secondo, il corteo antifascista, dopo molte tribolazioni, è stato infine autorizzato dalla Questura con il seguente percorso: Porta Venezia - Viale Majno - Piazza Tricolore - Corso Concordia - Piazza Risorgimento. A riconferma delle strane “consuetudini”, al corteo è allo stato incredibilmente negato l’arrivo in piazzale Dateo, cioè nelle immediate vicinanze di via Goldoni, dove verrà deposta a una corona in memoria di Gaetano Amoroso.
 
Insomma, il 29 aprile è importante esserci, per evidenti motivi che trascendono la stessa giornata. E dobbiamo e possiamo essere in tanti e tante. L'appuntamento è alle h. 19 in piazza Oberdan.
 
La pagina facebook del Comitato “Nazisti no grazie!” la trovate qui.
L’evento fb dedicato al corteo del 29 qui.
La locandina del corteo da utilizzare in rete la trovate invece allegata a questo post (cliccare sull’icona in fondo).
 
Quindi, cliccate, condividete, fate girare e, soprattutto, partecipate al corteo.
 
Ci vediamo in piazza!
 
Luciano Muhlbauer
 

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Il 25 aprile è importante sempre, perché ci impone di ricordarci da dove veniamo. Ma più il tempo passa, più diventa decisivo avere cura della memoria, perché sempre meno è scontato che ci si ricordi della fonte della nostra libertà, che non ci era stata regalata, ma che era stata strappata con la lotta e con enormi sacrifici all’oppressore nazifascista. Appunto, con il tempo la memoria si fa labile e oggi nel nostro continente le tesi e le organizzazioni fasciste e fascistoidi stanno trovando nuovi e inquietanti spazi. Anche nella nostra città, anche a Milano, c’è il problema.
Partecipare alle iniziative del 25 aprile è dunque importante. Eccovi quindi un elenco (non esaustivo) delle iniziative che si terranno a Milano nel 69° anniversario della Liberazione dal nazifascismo.
 
Come sempre, la mattina ci sarà la posa delle corone alle lapidi dei caduti e delle cadute della lotta di liberazione:
Zona 1 – appuntamento h. 9.30 in C.so Garibaldi 75
Zona 2 – appuntamento h. 9.30 in piazza Costantino
Zona 3 – appuntamento h. 9.00 in via Ponzio
Zona 4 – appuntamento h. 9.00 in via Archimede 13
Zona 5 – appuntamenti h. 9.30 in via Bellezza 16a e h. 9.30 Parco Chiesa Rossa, via S. Domenico Savio
Zona 6 – appuntamento h. 10.00 in piazza Tirana
Zona 7 – diversi concentramenti, vedi qui
Zona 8 – giro delle lapidi tra le h. 9.00 e le h. 12.00
Zona 9 - diversi concentramenti, vedi qui
 
Sempre la mattina, a partire dalle h. 9.00, ci sarà un presidio antifascista in piazza Cimitero Maggiore, cioè dove più tardi si terrà il concerto di Partigiani in Ogni Quartiere. Le ragioni sono piuttosto ovvie, visto che a due passi da lì si trova la nuova sede dei nazi di Lealtà e Azione.
 
Alle h. 14.00 in P.ta Venezia, c’è il concentramento per il corteo tradizionale del 25 aprile.
 
Dopo il corteo, cioè alle h. 17.00-18.00, inizia Partigiani in Ogni Quartiere, che dopo 6 anni torna in piazza Cimitero Maggiore per “chiudere le sedi nazifasciste e aprire spazi di libertà”. Ci sarà da bere e da mangiare, ci saranno musica e spettacoli. Insomma, siateci! Per stare insieme e per dire che i fascisti nel quartiere non ci possono stare.
Qui l’evento fb.
 
E ricordate, dopo il 25 c’è il 29 aprile, cioè la manifestazione antifascista per dire che Milano non può e non deve più tollerare parate nazifasciste.
 
Buon 25 aprile!
 
Luciano Muhlbauer
 
post scriptum: se avete integrazioni o aggiunte rispetto alle iniziative segnalate oppure se volete segnalare altre iniziative, usate lo spazio “Commenti”
 
 
Il 29 aprile gli antifascisti e le antifasciste milanesi saranno in piazza, per ribadire i valori di giustizia sociale e libertà e per dire che Milano non può e non deve più tollerare che questa data venga utilizzata dai gruppi neofascisti e neonazisti per inscenare delle parate pubbliche in pieno stile Alba Dorata. L’appuntamento è alle ore 19.00 in piazza Oberdan (P.ta Venezia) e da lì si muoverà il corteo, che allo stato è autorizzato “con riserva” dalla Questura fino a piazza Risorgimento.
Occorre essere chiari e trasparenti, anche per sfatare alcuni miti che ambienti della destra ripropongono ogni anno, nel tentativo di accreditare sé stessi e di delegittimare ogni critica. Cioè, il problema non è certo la commemorazione, anche in forma pubblica, di Sergio Ramelli e Enrico Pedenovi, i due militanti di estrema destra uccisi rispettivamente il 29 aprile del 1975 e del 1976. I morti vanno rispettati, ci mancherebbe altro.
No, il problema è che con il passare degli anni attorno a quelle commemorazioni è stato costruito ben altro, qualcosa di inaccettabile. Il 29 aprile, man mano, è stato trasformato in una sorta di carnevale nazifascista, in una giornata dove tutto è permesso, dalle marce paramilitari all’esibizione di tutto l’armamentario fascista e nazista lungo le vie di zona Città Studi. E giusto per non lasciare alcun dubbio sul messaggio da lanciare, era stata aggiunta anche un’altra commemorazione, che con gli anni ’70 c’entra un fico secco: quella in piazzale Susa del repubblichino Carlo Borsani, fucilato dai partigiani il 29 aprile del 1945.
Questo crescendo, insieme alle immagini della parata diffuse dai principali quotidiani, spiega perché l’anno scorso le proteste si erano moltiplicate. Lo stesso Sindaco aveva detto che cose del genere non dovevano più ripetersi a Milano. Ed è così che arriviamo al 2014, quando finalmente la reazione è scattata prima e non dopo il fattaccio.
Si è costituito il comitato “Milano 29 aprile: nazisti no grazie!”, di cui il sottoscritto è uno dei promotori, l’Anpi, la Camera del Lavoro e il Presidente del Consiglio di Zona 3 hanno presentato un esposto a Questore e Prefetto, praticamente tutti i Consigli di Zona della città hanno approvato mozioni, a volte a larghissima maggioranza, per chiedere di impedire la parata nazifascista e, infine, lo stesso Sindaco Pisapia ha preso posizione contro “la parata nazi-fascista che da anni deturpa la nostra città”, chiedendo “che le autorità competenti facciano tutto quanto possibile per evitare questa grave offesa alla Milano Medaglia d'oro della Resistenza”.
Insomma, qualcosa si è mosso, ma evidentemente non abbastanza, considerato che il corteo nazifascista è stato autorizzato dalla Questura con lo stesso percorso degli anni precedenti, cioè con partenza da piazzale Susa. Certo, è vero che alla fine il Questore, diversamente dagli altri anni, ha diffidato formalmente gli organizzatori dall’ostentazione di simboli nazifascisti, ma è altrettanto vero che è difficile immaginarsi che loro si attengano a queste prescrizioni. Infatti, già il 15 aprile scorso hanno comunicato pubblicamente che se ne sarebbero fregati della diffida.
Gli antifascisti, invece, hanno dovuto tribolare non poco per farsi riconoscere il proprio diritto a manifestare il 29 aprile. Un primo preavviso era stato mandato già nel mese di gennaio, ma il 9 aprile scorso il Questore ha emesso una diffida formale e vietato il presidio antifascista di piazzale Susa con una motivazione lunga quattro pagine.
Un nuovo preavviso di manifestazione è stato poi inoltrato alla Questura il 16 aprile e ci sono volute quasi tre ore di discussioni in via Fatebenefratelli per arrivare a una conclusione, soltanto parzialmente soddisfacente. Infatti, c’è l’ok, “con riserva”, a un corteo da piazza Oberdan fino a piazza Risorgimento, ma in maniera incomprensibile è stato negato l’arrivo in piazzale Dateo. Incomprensibile, perché non cambia nulla dal punto di vista dell’ordine pubblica, ma in cambio impedisce al corteo di terminare nelle immediate vicinanze di via Goldoni, dove verrà deposta una corona in memoria di Gaetano Amoroso, deceduto nella notte tra il 29 e il 30 aprile 1976 in seguito a un’aggressione neofascista.
Certezze non ci sono mai e in questi giorni possono ancora succedere delle cose, ma in linea di massima lo scenario è questo. È dunque fondamentale impegnarsi per far riuscire il corteo del 29, perché c’è bisogno che gli antifascisti e le antifasciste milanesi facciano sentire direttamente la loro voce. E questo significa attivarsi con le proprie realtà e reti, ma anche attraversare il 25 aprile, dalla mattina, con la deposizione delle corone nei quartieri, passando per il corteo del pomeriggio e finendo con il concerto di Partigiani in Ogni Quartiere in piazza Cimitero Maggiore.
Abbiamo sottovalutato per troppo tempo alcune cose e ora ci ritroviamo con una mezza mobilitazione nazionale della galassia nera il 29 e con una nuova sede dei nazi di Lealtà e Azione a due passi dal Torchiera. Per non finire come in Ungheria o in Francia oppure avere nelle strade una Alba Dorata nostrana, ovviamente non basta qualche manifestazione ogni tanto. Anzi, l’antifascismo sta nella quotidianità, nelle lotte per il reddito, il lavoro e la casa, nella presenza costante sul territorio, nella costruzione di un’uscita dalla crisi da sinistra. E sarebbe bene se ci ricordassimo di questo anche dopo il 29 aprile. Ma ora e qui si tratta di ribadire un punto fermo, cioè che di parate nazifasciste a Milano non ne vogliamo più vedere.
 
Luciano Muhlbauer
 
Per tenervi aggiornati sulla mobilitazione del 29, conoscere le adesioni e le comunicazioni, seguite la pagina fb https://www.facebook.com/pages/Milano-29-Aprile-Nazisti-No-Grazie/664211623635883
 

Aggiornamento del 24 aprile: la Questura ha sciolto la "riserva" e ha autorizzato il corteo con il percorso sopra indicato.
 
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