Mentre a livello nazionale non accenna a placarsi il fuoco di fila scatenato dalla destra contro il neo-ministro Ferrero, reo di aver semplicemente annunciato la necessità di regolarizzare i lavoratori immigrati rimasti esclusi dall’ultima caotica sanatoria del governo Berlusconi, a Milano la campagna elettorale sembra dedicare ben poca attenzione al tema dell’immigrazione e del razzismo.
E così succede che la notizia -riportata oggi da alcuni importanti quotidiani- del pestaggio di un cittadino italiano di origine senegalese, Pap Khouma, ad opera di alcuni controllori dell’Atm, non abbia provocato nemmeno una dichiarazione da parte della solitamente prolissa compagine di centrodestra.
A noi pare che ci sia qualcosa di inquietante e colpevole in questo assordante silenzio. Il pestaggio di Khouma non è un fatto eccezionale, ma rappresenta purtroppo la punta di un iceberg, visto che ogni giorno a Milano si consuma ormai una miriade di piccole e grandi discriminazioni a sfondo xenofobo, se non razzista.
Basta essere riconoscibile come cittadino straniero per subire un surplus di controlli in metropolitana o sul tram, magari con quelle maniere un po’ spicce che farebbero giustamente imbestialire ogni milanese doc. Ma meccanismi simili, di disparità di trattamento, si riproducono regolarmente anche negli uffici pubblici, nell’accesso ai servizi o nella ricerca di un’abitazione.
In questi lunghi anni di governo di centrodestra della città, mai l’amministrazione si è preoccupata di monitorare la situazione, né di agire sul terreno della formazione dei funzionari pubblici. Anzi, gli unici messaggi lanciati andavano in direzione opposta, fomentando un’immagine dell’immigrato come un mero problema di ordine pubblico o peggio.
Ecco perché questo silenzio puzza di ipocrisia e perché lo riteniamo inaccettabile e irresponsabile. A Milano, dove vivono ormai quasi 200mila cittadini immigrati, serve una politica accogliente e includente, prima che i danni accumulati diventino irreversibili. E questo significa anzitutto non coprire con un complice silenzio gli atti di intolleranza e di xenofobia e avviare finalmente una politica attiva antidiscriminazione, mediante la formazione dei funzionari pubblici e con un monitoraggio permanente della situazione sul territorio.
Comunicato di Luciano Muhlbauer