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ELEZIONI MILANO: LA SINISTRA A PEZZI
di lucmu (del 31/05/2006 @ 16:10:35, in Politica, linkato 1176 volte)
Articolo di Luciano Muhlbauer, pubblicato su il Manifesto del 31 maggio 2006 (pag. Milano)
 
Ha vinto la Moratti, ha perso Ferrante. Certo, rispetto a cinque anni fa il divario tra centrodestra e centrosinistra è diminuito notevolmente. E facciamo bene a sottolinearlo, poiché ci ricorda che a Milano e in Lombardia non siamo destinati a morire per forza berlusconiani, leghisti e post-fascisti. Eppure, non possiamo accontentarci di questa osservazione. Sa un po’ troppo di auto-assoluzione.
E per favore, ora non si dica che Ferrante era un candidato troppo debole, inadatto per una così alta sfida. Beninteso, egli avrà sicuramente dei limiti, ma onestà vuole che riconosciamo che in questa campagna elettorale il limite principale risiedeva nella coalizione che lo sosteneva, come la grottesca vicenda del Primo Maggio ha simboleggiato in maniera eloquente. È come se si fosse data per persa la partita, prima ancora di averla giocata.
L’analisi del voto va ovviamente affrontata con il tempo e la cura necessari, tuttavia ci pare evidente che l’astensionismo abbia colpito non soltanto le destre, come tradizione vuole, ma in maniera significativa anche l’Unione. Insomma, non siamo riusciti a motivare e mobilitare sufficientemente il nostro elettorato e ancor meno a realizzare incursioni in quello del centrodestra. Colpa del fatto di non averci creduto fino in fondo in campagna elettorale, sicuramente, ma anche dell’assenza di un cuore politico pulsante, cioè di un insieme di proposte forti e comprensibili che potessero indicare una politica alternativa per la città.
Lunghi mesi furono infatti spesi nella discussione del Cantiere, luogo di elaborazione del programma dell’Unione, con il coinvolgimento di movimenti e associazioni. Ma questi ultimi si sono presto persi per strada, evidentemente poco affascinati dall’imperante politicismo, mentre il programma si è trasformato in un illustre sconosciuto per la quasi totalità dell’elettorato.
Ma sullo sfondo si staglia la madre di tutte le questioni, tuttora irrisolta, cioè la crisi della sinistra milanese e la sua incapacità di pensare, costruire e comunicare un modello alternativo di città. Non basta sperare che prima o poi il riflesso delle dinamiche nazionali risolva il problema Milano. È qui che sono nati il berlusconismo e il leghismo, è qui che hanno scavato radici profonde ed è qui che vanno sconfitti. Ma per fare questo occorre ri-costruire consenso sul territorio, ritornare ad immergersi nei ceti popolari, nativi e migranti, e nei loro bisogni.
E questo non è un problema di altri, è anzitutto un problema nostro, della cosiddetta sinistra radicale. Messi tutti insieme, Prc, Verdi, Lista Fo’ e PdCI, realizzano a Milano un risultato inferiore a quello del 2001 (allora c’era anche Miracolo a Milano), mentre Rifondazione Comunista paga un prezzo altissimo, scendendo a un inedito 4,2%. Potremmo elencare molti fattori per spiegare questo dato, tra cui la frammentazione determinatasi con la Lista Fo’, ma non centreremmo il problema, che appunto sta da un'altra parte.
Ripartire in maniera autocritica, anzitutto come sinistra radicale e Rifondazione, da questo risultato elettorale non è soltanto un atto di rispetto per le scelte dei “nostri” elettori, ma è condizione imprescindibile per poter costruire, da domani in poi, un’opposizione incisiva alla Moratti e un percorso politico e sociale per un’altra città.