Il centrodestra lombardo ha dato il via libera all’investimento di 10 milioni di euro nel “Fondo Abitare Sociale 1”, in occasione dell’ultima riunione della V commissione consiliare. Rifondazione Comunista e Italia dei Valori hanno espresso voto contrario, mentre Ds, Margherita e Verdi si sono astenuti.
Con questa operazione Regione Lombardia acquista il 20% del fondo controllato da Nextra Investment Management Sgr spa, una società a sua volta controllata da Banca Intesa. Una iniziativa che non ha precedenti, come riconosce lo stesso centrodestra, e che solleva numerosi dubbi, anzitutto in virtù dell’assenza di garanzie reali circa le sue finalità sociali.
Secondo la maggioranza del Pirellone, l’esborso di 10 milioni di euro di denaro pubblico a favore di un fondo privato sarebbe giustificato dal fatto che due terzi degli alloggi costruiti dal Fondo andranno a favore di famiglie bisognose. Un’affermazione azzardata, alla luce di quanto scritto effettivamente nel regolamento del fondo, laddove abbondano invece gli impegni generici e poco trasparenti. Infatti, l’unico “impegno” è quello di garantire canoni di locazione “inferiori al livello di mercato”, senza però dire di quanto inferiori, mentre per il resto ci si limita a un fumoso “cercando di massimizzare” gli alloggi locati a canone moderato, convenzionato o sociale. Un po’ poco per sbandierare le finalità sociali, ci pare.
Quanto alla garanzia rappresentata dal diritto di veto del rappresentante regionale nel comitato tecnico di controllo del fondo, denominato Advisory Committee e composto da sette membri, ci permettiamo di avanzare ulteriori dubbi. Anzitutto, il rappresentante regionale è nominato direttamente dall’assessore Borghini, escludendo pertanto ogni funzione di controllo diretto da parte del Consiglio, e, in secondo luogo, si tratta di un diritto di veto vincolato in ultima istanza all’accordo con il Presidente del comitato tecnico, il quale è di nomina della Fondazione Housing Sociale, cioè di Banca Intesa.
Si tratta della prima volta che Regione Lombardia traduce in pratica ciò che da tempo annuncia. Ovvero, che inizia l’era della collaborazione privato-pubblico in materia di edilizia residenziale pubblica. E inizia nell’unico modo possibile, cioè rinunciando alla trasparenza, all’efficacia sociale e ad un controllo pubblico degno di questo nome. E non potrebbe essere diversamente, poiché il privato pretende che il capitale investito sia remunerato, mentre il pubblico dovrebbe preoccuparsi di garantire l’accesso alla casa a tutti, a cominciare dai settori socialmente più svantaggiati.
Banca Intesa fa il suo mestiere, ma la stessa cosa non si può dire della Giunta Formigoni che oggi sottrae 10 milioni di euro ai fondi per l’edilizia residenziale pubblica, per affidarli al buon cuore di Banca Intesa.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer