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IL LAVORO NOTTURNO AUMENTA IL RISCHIO TUMORE
di lucmu (del 05/12/2007 @ 12:28:07, in Lavoro, linkato 1104 volte)
Che lavorare di notte e fare i turni non faccia bene alla salute, cioè che ti “usura” più che lavorare nelle sole ore diurne, lo sapevamo già. Ma, secondo uno studio di un’agenzia dell’Oms, l’International agency for research on cancer, chi fa i turni sarebbe anche più esposto al rischio tumore.
Le conclusioni dello studio sono state pubblicate sul numero di dicembre della rivista specializzata The Lancet Oncology e rappresentano il primo tentativo di riunire i risultati prodotti da ricerche di dieci diversi paesi. Si tratta di studi di avanguardia, per ora limitati ai casi di personale ospedaliero e assistenti di volo, ma che fanno concludere ai ricercatori che vi è un nesso tra rischio tumore e lavoro notturno. In particolare, una ricerca di Seattle (Stati Uniti) ha evidenziato che le lavoratrici che svolgevano turni di notte presentano un rischio di tumore al seno superiore del 60% rispetto alle loro colleghe che lavorano soltanto di giorno.
Dalle nostre parti, la notizia delle conclusioni di questo studio è stata ripresa da pochissimi organi di stampa. Forse per semplice disattenzione o forse perché la salute dei lavoratori non interessa il circo mediatico. Eppure, quasi il 20% della forza lavoro in Europa e America del Nord fa i turni, specie nella sanità, nell’industria, nelle comunicazioni e nei trasporti.
O forse non è stato dato risalto alla notizia per semplice vergogna, visto che proprio pochi giorni fa il governo ha impedito, ponendo la fiducia in Parlamento, che si accogliessero alcune modifiche al protocollo sul welfare già concordate in commissione, che peraltro avrebbero reso effettivo il diritto per i turnisti di essere considerati lavoratori “usurati”. Ebbene sì, perché così com’è rimasto il protocollo devi fare almeno 80 notti annue per poter rientrare nei lavori usuranti. Peccato, però, che nella realtà concreta la stragrande maggioranza dei turnisti faccia un numero di notti che si aggira attorno ai 70…
 
per saperne di più:
 
qui puoi scaricare l’articolo (in inglese) pubblicato da The Lancet Oncology