Articolo di Luciano Muhlbauer, pubblicato su il Manifesto del 25 genn. 2008 (pag. Milano)
Nel dicembre scorso, il sindaco di Milano, nonché ex-Ministro della Pubblica Istruzione, Letizia Moratti, salutò il vicino natale, inventandosi un nuovo e incredibile nemico della “sicurezza”: i bambini clandestini.
Molti pensavano a una boutade, ma stava terminando un anno segnato da un agghiacciante crescendo dell’isteria securitaria e xenofoba ed erano i giorni in cui la Lega sventolava le ordinanze anti-stranieri dei comuni di Cittadella e Caravaggio, mentre l’azione amministrativa della giunta comunale faceva acqua da tutte le parti. E così, la Moratti decise che le leggi, i principi e il buon gusto potevano andare a quel paese, si schierò con i xenofobi di professione e decretò l’esclusione dalle scuole materne comunali dei bambini irregolari. In altre parole, le famiglie prive di regolare permesso di soggiorno potevano iscrivere provvisoriamente i figli, a patto che presentassero il permesso entro il 29 febbraio. Dopo quella data, o c’è il permesso oppure si cancella l’iscrizione.
Per carità, non che prima i bimbi degli immigrati irregolari accedessero tranquillamente alle materne milanesi, anzi, ma scriverlo nero su bianco e trasformarlo in una martellante campagna propagandistica è un’altra cosa.
Chiunque conosca un po’ la realtà sa bene che una regola del genere colpisce ad ampio raggio. Cioè, non soltanto i bambini di genitori irregolari a tutti gli effetti, ma anche di quelli che lo sono temporaneamente, causa perdita del lavoro, oppure i tantissimi migranti costretti ad attendere per un tempo indefinito la consegna del “pezzo di carta”. Ma, in fondo, queste considerazioni non fanno altro che evidenziare ulteriormente l’ipocrisia e il cinismo dell’amministrazione comunale, poiché dovrebbe essere sufficiente l’idea stessa che un bambino possa essere punito a causa della condizione amministrativa dei genitori, per provocare un’indignazione collettiva.
Tuttavia, come ben sappiamo, quella indignazione non c’è stata o, almeno, non si è trasformata in mobilitazione. Anzi, a prendere l’iniziativa di contrasto più seria e incisiva è stato alla fine un uomo molto moderato, cioè il Ministro Fioroni, che il 21 gennaio ha avviato la procedura di revoca della parità alle scuole materne milanesi. Un atto dovuto, in realtà, visto che la circolare del comune sta violando una quantità impressionante di norme, dalla Costituzione alle norme comunitarie e internazionali, dal testo unico sull’immigrazione fino alla stessa riforma Moratti del 2003.
Ma se tutto ciò fa onore a Fioroni, di per sé non risolve il problema. E non soltanto perché la situazione a livello governativo è quella che è, ma soprattutto perché gli atti ministeriali non possono sostituire la politica. Infatti, la Moratti potrebbe giocarsi fino in fondo il conflitto, specie ora, considerato altresì che qualche sostegno esterno lo trova sempre, come indicherebbe la desolante critica al “diktat” di Fioroni da parte del solito Penati.
La voce che finora è mancata è quella dei milanesi, o meglio, di quelli che si indignano ancora di fronte al razzismo istituzionale. Ma ora una possibilità per manifestarsi c’è, con il “girotondo impertinente” in piazza della Scala di sabato prossimo, convocato nel quadro della giornata d’azione globale del Forum sociale mondiale. E non è il caso di fare gli schizzinosi, com’è nostra abitudine, sulle forme di mobilitazione. È un’occasione, la prima, per rompere il silenzio e quindi andrebbe semplicemente colta.
GIROTONDO IMPERTINENTE
contro il razzismo e per i diritti dell’infanzia
sabato 26 gennaio
ore 15.30
Piazza della Scala – Milano
qui puoi scaricare il volantino dei promotori