È passato appena un mese dalla cancellazione del murale che ricordava Dax, il giovane assassinato da alcuni neofascisti, ed ecco che gli amministratori di Milano tornano alla carica, annunciando l’eliminazione di quello di via Bramante, dedicato a Carlo Giuliani, il manifestante ucciso nel corso della repressione delle iniziative genovesi del 2001.
Il vicesindaco De Corato, come sempre, motiva questi proclami con la necessità di ridare decoro alla città, pulendone i muri dai graffiti. Ammesso e non concesso che a Milano il principale problema in materia di decoro urbano siano i graffiti e non, per esempio, il prolungato abbandono istituzionale delle periferie popolari, resterebbe comunque da spiegare come mai gli amministratori milanesi se la prendano sempre e soltanto con una determinata categoria di murales. Cioè, come mai ci sia una pulizia selettiva.
Infatti, come sanno bene anzitutto i funzionari dell’Amsa, sui muri cittadini vi è un numero significativo e crescente di scritte e disegni di stampo neofascista o peggio, compresi degli insulti contro i Partigiani. Diverse volte, cittadini indignati o la stessa Anpi ne hanno chiesto la rimozione, ma senza ottenere risposta alcuna. Anzi, il solitamente prolisso De Corato non sente nemmeno il bisogno di dedicare alla vicenda una riga di un suo comunicato stampa.
Lasciando un attimo da parte le nostre considerazioni sulle campagne sommarie contro i writers, risulta tuttavia evidente che qui il problema non è il decoro urbano, bensì la cancellazione delle memorie ritenute scomode. Ebbene sì, perché murales come quelli di Dax o Carlo rappresentano un monito, un promemoria collettivo. D’altra parte, cosa aspettarsi da un’amministrazione comunale che cerca di far sparire la lapide a Pinelli da Piazza Fontana oppure di tumulare i resti dei partigiani insieme a quelli dei loro assassini?
Qui la pulizia dei muri non c’entra proprio nulla. Qui c’entra soltanto la peggior politica possibile, cioè quella che abusa dei poteri amministrativi per aggredire gli avversari politici con ogni mezzo, compresa la manipolazione della memoria della città.
Per questi motivi, aderiamo con convinzione all’appello alla mobilitazione per impedire questo ennesimo scempio, reso pubblico oggi dal centro sociale Il Cantiere, così come riaffermiamo il nostro sostegno agli amici di Dax, che si apprestano a restaurare il murale già cancellato.
comunicato stampa di Luciano Muhlbauer