Formigoni ama definirsi il Presidente di tutti i lombardi e tende a considerare l’amministrazione regionale cosa sua. Questo la sapevamo. Ma quanto accaduto ieri alla Conferenza Stato-Regione, dove il suo fedelissimo, l’assessore ciellino Colozzi, ha posto il veto contro le linee guida sull’applicazione della legge 194, oltrepassa ogni limite di decenza politica ed istituzionale.
E non lo diciamo semplicemente perché siamo avversari politici di Formigoni, bensì perché riteniamo che anche in un clima di un aspro scontro politico ed elettorale vadano rispettate alcune regole.
Formigoni ha ritenuto opportuno candidarsi al Senato della Repubblica, con l’obiettivo di fare poi il Ministro, rimanendo tuttavia in carica come Presidente della Lombardia. Certo, una legge sbagliata glielo consente, ma ciò non toglie che egli sia tenuto a distinguere la sua funzione istituzionale dalla sua battaglia politico-elettorale.
Quanto accaduto ieri è un’offesa bella e buona nei confronti dei lombardi, perché pur di far parlare di sé in campagna elettorale ha abusato del suo ruolo istituzionale, schierando la Lombardia intera sul fronte antiaborista. Appunto, una cosa è il pensiero del ciellino e candidato del PdL, ma altra cosa è l’istituzione Regione Lombardia.
Se poi vogliamo entrare nel merito della questione, dobbiamo rilevare che Formigoni e Colozzi non hanno alcun titolo per pontificare sull’applicazione della legge 194. Anzi, proprio loro dovrebbero sedere sul banco degli accusati, poiché il governo regionale promuove da anni una politica di sistematico boicottaggio dell’applicazione della legge 194. Gli ospedali lombardi straboccano letteralmente di medici “obiettori di coscienza”, per convinzione o per convenienza, mentre le strutture private accreditate, in base a una delibera di Giunta del 2000, possono incredibilmente “obiettare” in quanto tali.
Forse non è un caso che il veto di Colozzi-Formigoni si è scagliato contro delle linee guida che prevedevano anche l’obbligo di garantire in ogni distretto la presenza di almeno un medico non obiettore.
Insomma, se Formigoni non è in grado di rispettare i suoi concittadini e concittadine, anche se non la pensano come Comunione e Liberazione, allora si dimetta subito da Presidente della Lombardia e non quando il gioco delle poltrone ministeriali l’avrà accontentato. Altrimenti, ritiri immediatamente il veto contro l’applicazione della 194. Scelga lui.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer