La memoria di Dax non trova pace nemmeno a Pasqua. Infatti, anche il murale di piazza Vetra, dedicato a lui e al partigiano Giovanni Pesce, è stato cancellato dal Comune di Milano.
Gli amici di Davide “Dax” Cesare, il giovane assassinato nel marzo di cinque anni fa da alcuni neofascisti, se ne sono accorti oggi. Sabato c’era ancora. Quindi, deve essere successo tra ieri e oggi, una settimana esatta dalla cancellazione del murale sulla Darsena.
Ora l’assessore Cadeo ci spiegherà che la politica non c’entra, ma che si tratta di una questione di “decoro urbano”. Tuttavia, come sempre, non sarà in grado di spiegare come mai le scritte e i graffiti di ispirazione neofascista, o peggio, che riempiono alcuni quartieri popolari della città continuano ad esistere indisturbati. Il vicesindaco De Corato, invece, sarà più trasparente e rilancerà la sfida agli amici e compagni di Dax, nella speranza che la sua guerra privata sortisca qualche effetto utile per la campagna elettorale.
A noi, francamente, mancano ormai gli aggettivi per definire il comportamento dell’amministrazione comunale, specie della componente di An, che a Palazzo Marino sembra fare il bello e il cattivo tempo su tutte le questioni che riguardano in qualche modo il fascismo e l’antifascismo.
Ma il vero problema non sono nemmeno i vari De Corato e Cadeo, bensì una città che sembra sempre più smemorata e incapace di reagire. E così, gli amici e i compagni di Dax vengono lasciati troppo da soli, un po’ come accade spesso all’Anpi, come se si trattasse di vicende private. Invece no, qui è in gioco la memoria pubblica di Milano.
Ecco perché riteniamo che oggi e qui si ponga il problema di aprire in città una riflessione seria e ampia, che coinvolga tutte le forze, sociali e politiche, e i singoli cittadini che non intendono arrendersi all’arroganza e alla mancanza di rispetto dell’amministrazione comunale. È l’unica maniera per non scendere al livello misero di De Corato e per riportare la questione nella sua dimensione propria, cioè la politica.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer