Suonano stantie e stucchevoli le parole dell’assessore Scotti, che per l’ennesima volta dà voce alla favola formigoniana che l’aumento dei canoni d’affitto nelle case popolari lombarde, determinato dalla legge regionale n. 27/2007, sarebbe irrisorio e finalizzato alla lotta contro i privilegi.
È una storiella vecchia, ma che oggi, ancora meno di ieri, trova riscontro nella realtà dei fatti. Infatti, la fase applicativa sta confermando che gli aumenti colpiscono maggiormente le fasce economicamente più deboli, gli inquilini che abitano gli stabili più vecchi e degradati e le città più grandi.
A tutto questo va poi aggiunto un dato che il governo regionale omette con un’ostinazione degna di migliore causa, cioè, che gli inquilini degli alloggi sociali, Aler e comunali, pagano anche le “spese”, che su base annua possono essere persino superiori al canone corrisposto, specie per i cittadini meno abbienti. Ebbene, non solo la legge regionale non interviene sull’assenza di trasparenza e sui diffusi sprechi, che fanno sì che il riscaldamento costi spesso più di quanto paghi qualsiasi condominio privato, ma mantiene integro l’obbligo per gli inquilini di pagare una serie di voci di spesa improprie, come quella di amministrazione, e soprattutto non pone alcun freno alla crescita continua delle spese, che ha caratterizzato gli ultimi anni.
Insomma, qui l’equità e la lotta ai privilegi non c’entrano un bel niente, poiché il risultato dell’operazione della Giunta Formigoni è unicamente quello di mettere in ulteriori difficoltà economiche quei cittadini che già oggi faticano terribilmente a sbarcare il lunario.
Ma allora, perché il governo regionale difende ad oltranza l’indifendibile? E qui arriviamo all’omissione pubblica più grave, cioè a quello che avvenne in Regione un anno prima dell’approvazione della legge 27. Infatti, all’inizio di dicembre del 2006, la Giunta Formigoni chiese ed ottenne il taglio drastico di oltre mezzo miliardo di euro sugli investimenti per la realizzazione e la manutenzione delle case popolari.
E, per la cronaca, è utile ricordare che allora quel taglio fu motivato dall’impossibilità di reperire tali fondi. Peccato però, che soltanto due settimane più tardi fu approvato il Bilancio regionale, che, guarda caso, stanziava per il triennio a seguire 470 milioni di euro freschi freschi per il nuovo Palazzo della Regione!
Tutto chiaro? Prima si tagliano brutalmente i fondi pubblici e un anno dopo si chiede agli inquilini di autofinanziarsi l’edilizia pubblica.
Nell’esprimere il nostro totale accordo con i sindacati inquilini che oggi manifesteranno davanti al Pirellone, chiediamo che il governo regionale riapra immediatamente il confronto con le parti sindacali e con l’opposizione consiliare, al fine di procedere alle opportune e necessarie modifiche della legge regionale n. 27.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer