Articolo di Luciano Muhlbauer, pubblicato su il Manifesto del 7 maggio 2008 (pag. Milano)
Nelle ore in cui Nicola Tommasoli stava perdendo la sua lotta contro la morte, il sindaco di Cremona, cittadina della Lombardia meridionale, ha annunciato il varo di un “pacchetto sicurezza”, comprendente l’assunzione di vigilantes privati, ulteriori impianti di videosorveglianza e il via libera comunale alle ronde.
Visti i tempi che corrono, sarebbe una perfetta non notizia, se non fosse per il fatto che a Cremona non succede mai niente, che gli omicidi sono praticamente inesistenti e che il numero di furti e rapine si situa decisamente sotto la media statistica. A tutto ciò si aggiunga che il sindaco Corada, targato Pd, non è certo famoso per essere un pasdaran veltroniano che rincorre le destre e bastona le sinistre, anzi. Eppure, anche a Cremona i cittadini si sentono insicuri e il loro sindaco ha infine ceduto all’aria che tira.
La svolta securitaria del centrosinistra cremonese e l’omicidio di Nicola sono, ovviamente, due fatti distinti e indipendenti. Tuttavia, a volte succede che un’accidentale coincidenza temporale riesca ad essere parecchio più rivelatrice del nocciolo del problema di tante parole dotte. Cioè, nel nostro caso, della relazione tra l’aumento del numero di aggressioni da parte di gruppi neofascisti, in primis a Roma e nel lombardo-veneto, e la marea traboccante del securitarismo.
Ebbene sì, perché il dato saliente dell’evoluzione della violenza di estrema destra contro militanti di sinistra, immigrati, gay e di chiunque venga individuato come diverso, altro e dunque nemico, non è tanto il numero di militanti dei gruppi neofascisti, tutto sommato ancora modesto, bensì il crescente spazio politico e culturale di cui dispongono e l’accondiscenza sociale che incontrano le loro azioni. Insomma, il problema non è il pesce in sé, bensì il mare in cui nuota e di cui si nutre.
L’egemonia culturale appartiene ormai alle destre e il discorso sulla sicurezza ne rappresenta non un semplice accessorio, bensì il nucleo ideologico portante e trainante. Esso offre a una società atomizzata, disorientata e socialmente sempre più insicura una lettura della realtà, dei colpevoli e l’illusione di una soluzione. I gruppi neofascisti, in fondo, non fanno altro che radicalizzare il messaggio, portarlo alle estreme conseguenze. Se è lecito e giusto che esponenti politici e istituzionali predicano in diretta televisiva la caccia allo straniero e al diverso, come pretendere che la società condanni coloro che quella caccia la praticano?
Dalle parti della sinistra soffriamo terribilmente il discorso securitario, spesso viene eluso, rimosso o banalizzato. Ma, sebbene non sia di per sé sufficiente, fare chiarezza, non scendere a compromessi e lavorare per delle alternative credibili è, oggi e qui, la condizione necessaria per poter dotare l’antifascismo di sostanza ed efficacia.