Articolo di Luciano Muhlbauer, pubblicato su il Manifesto del 23 maggio 2008 (pag. Milano)
Il cosiddetto pacchetto sicurezza varato dal Consiglio dei Ministri non è soltanto ipocrita e incivile, ma soprattutto scardina lo stato di diritto e il suo principio fondante che la legge è uguale per tutti, poiché introduce incredibilmente una vera e propria apartheid giuridica.
Da anni nel nostro Paese, ma anche nel resto dell’Europa, si fa largo una sorta di diritto separato: da una parte quello per gli autoctoni, dall’altra quello per gli stranieri. E la punta più avanzata di questo processo sono sempre stati i Cpt. Infatti, in barba alle affermazioni della nostra Costituzione, a un cittadino straniero può succedere quello che a un cittadino italiano mai potrebbe accadere. Cioè, essere privato della libertà personale e sottoposto a detenzione amministrativa fino a 60 giorni consecutivi, soltanto perché sprovvisto di regolare permesso di soggiorno, senza aver commesso alcun reato contro cose o persone e senza vedere mai un giudice ordinario.
Ebbene, ora uno dei disegni di legge del Governo prevede l’estensione della detenzione amministrativa, per persone che non hanno commesso reati, fino a 18 mesi, cioè 540 giorni, nel caso di cittadini non comunitari, e fino a 15 giorni per cittadini comunitari! E siccome i Cpt esistenti non bastano per internare tutti gli stranieri irregolari, il Ministro degli Interni ha già annunciato la messa a disposizione di caserme dismesse entro l’estate, senza peraltro specificare come intende rendere tali strutture compatibili con un regime di detenzione prolungata.
A questa prospettiva di internamenti di massa e prolungati di cittadini stranieri, si aggiunge l’introduzione nel codice penale, per decreto e da subito, dell’aggravante della condizione di irregolarità. In altre parole, per uno stesso delitto, che sia un furto oppure uno stupro, un italiano avrà comunque una pena inferiore a quella dello straniero irregolare!
Siamo consapevoli che oggi si raccoglie quello che ieri è stato seminato con le continue campagne allarmistiche e xenofobe e che quindi la maggioranza dei cittadini approva gli annunci del Governo. Ma questo non può diventare un alibi e un pretesto per guardare dall’altra parte o, peggio, per cavalcare la tigre, come fanno anche alcuni amministratori di centrosinistra.
Qui la questione non è essere buoni o cattivi, rigorosi o permissivi e nemmeno forcaioli o garantisti. No, qui si tratta di una questione che va molto oltre e riguarda la tenuta stessa del tessuto democratico della nostra società. Ecco perché vi è l’urgenza di una reazione sociale e politica per impedire che in Italia lo stato di diritto si trasformi in stato di polizia, dove il colore della pelle conta più della Costituzione.