Articolo di Luciano Muhlbauer, pubblicato su il Manifesto del 22 luglio 2008 (pag. Milano)
Il Presidente della Provincia di Milano, Filippo Penati, è un fiume in piena. Da una settimana ormai è impegnato in un tormentone mediatico dal leitmotiv “c’è un pezzo di Rifondazione che vuole destabilizzare la maggioranza in Provincia” (vedi Corsera del 20 giugno). E nel calderone polemico ci finisce un po’ di tutto, dalle dichiarazioni del sottoscritto e di Nicotra fino agli affari sulle aree ex-Falck di Sesto San Giovanni, con l’ovvia conseguenza che ogni persona che non sia laureata in provinciologia non riesce più a capire dove stia l’oggetto del contendere. Ma forse è proprio questo uno degli obiettivi del Presidente, vero maestro nell’arte del rovesciare la frittata.
Il tutto iniziò il lunedì di settimana scorsa con un comunicato stampa, poi pubblicato anche da il Manifesto, in cui Penati attaccò frontalmente Nicotra e il sottoscritto, rei di averlo criticato. Ma in realtà le nostre dichiarazioni non c’entravano poi granché, come si evince facilmente dal fatto che le parole incriminate di Nicotra risalivano a una settimana prima, mentre le mie erano assolutamente identiche a quelle pronunciate pubblicamente tante altre volte. No, l’obiettivo della polemica era un altro, sebbene non dichiarato, cioè il congresso provinciale di Rifondazione Comunista, conclusosi 24 ore prima dell’attacco di Penati, in cui era stato approvato a larghissima maggioranza un ordine del giorno che impegnava la federazione milanese ad aprire immediatamente una verifica in Provincia, al fine di valutare se sussistessero ancora le condizioni per poter andare avanti.
E allora è molto più comodo, ma anche molto più sbagliato, cercare di anticipare i tempi e di buttarla in rissa, evitando la politica. E così Penati fa tutto da solo. Lui apre la sua personalissima verifica mediatica, indica i nemici e poi addirittura pretende di chiuderla con un perentorio “oggi non ci sono le condizioni per una crisi in Provincia”, sparato dalle pagine del Corsera. Caro Presidente, così non va!
Il profondissimo disagio rispetto alla politica che persegue il Presidente della Provincia, specie da un anno a questa parte, non appartiene soltanto a qualche esponente di Rifondazione e nemmeno ai soli delegati del congresso, bensì a una parte significativa di suoi elettori. Sì, “suoi” elettori, perché quanti e quante alle ultime provinciali avevano votato un partito di sinistra avevano votato anche per Penati Presidente. Certo, chi con convinzione e chi con meno convinzione, ma comunque lo ha fatto, consapevole che fosse maledettamente importante avere un’amministrazione di centrosinistra in un territorio, quello milanese e lombardo, egemonizzato e governato da tempo dalle destre. E nessuno era pazzo e quindi nessuno pretendeva l’impossibile, ma un presidio democratico e una profonda diversità dalle amministrazioni di centrodestra, questo sì.
Ebbene, sappiamo tutti che la Provincia ha fatto molte cose buone e che molti assessori, non solo quelli di Rifondazione, beninteso, stanno svolgendo un lavoro egregio e meritorio, ma tutto questo finisce nell’ombra o nell’irrilevanza quando vi è una continua sovrapposizione di esternazioni e atti politici di segno diverso o persino opposto da parte della massima carica dell’amministrazione.
Ci pare che il Presidente Penati sia giunto a conclusioni politiche analoghe a quelle di Veltroni, cioè che bisogna rompere con la sinistra e dialogare con la destra. Infatti, di fronte al preoccupante risultato negativo raccolto in Lombardia dalle allora forze di governo nelle elezioni amministrative della primavera 2007 non fu aperta una riflessione sulla deludente azione di governo nazionale, bensì applicato il principio che occorre rincorrere le destre sul loro terreno. Non a caso, fu nel mese di giugno dell’anno scorso che iniziarono le esternazioni anti-rom del Presidente e che in consiglio provinciale fu votato un ordine del giorno bipartisan Ulivo-Centrodestra sulla sicurezza. E come sempre quando rincorri qualcuno, prima o poi cerchi di superarlo e così, di recente, siamo arrivati addirittura al grottesco, con l’ideona di multare i musulmani che pregano per strada.
Oppure potremmo parlare dell’Expo 2015, dove crediamo il ruolo della Provincia non debba e non possa essere semplicemente quello di sostenere Formigoni contro la Moratti, ma dovrebbe essere quello di contrastare la marea speculativa che sta per abbattersi sull’area metropolitana e di restituire a chi abita e lavora sul territorio la possibilità di partecipare e decidere.
Insomma, per non farla troppo lunga, il Presidente Penati sta applicando una linea politica e istituzionale che c’entra ben poco con quella che fu votata dagli elettori quattro anni fa e che prescinde completamente dalla composizione della coalizione che amministra la Provincia. E, cosa ancora più preoccupante in prospettiva, che ha comportato il venir meno di un argine politico e culturale nei confronti dello strapotere delle destre.
In altre parole, di materia politica da verificare ce n’è in abbondanza –e non da oggi, a dire il vero- e l’esito non è in alcun modo predeterminato, poiché l’unica certezza è che così non si può andare avanti.
P.S. da molto tempo diverse realtà di Sesto San Giovanni, dalla Rete dei Comitati fino al circolo locale del Prc, stanno denunciando le possibili speculazioni sulle aree ex-Falck e la troppa accondiscenza nei confronti degli interessi di Zunino. Siamo felici che ora anche il Presidente Penati se ne sia accorto, ma questo non c’entra con il nostro discorso, bensì con il dibattito interno al Pd.