\\ Home Page : Articolo : Stampa
LA PREGHIERA E LA MISERIA DELLA POLITICA
di lucmu (del 08/01/2009 @ 09:39:29, in Politica, linkato 1136 volte)
Articolo di Luciano Muhlbauer, pubblicato su il Manifesto del 8 genn. 2009 (pag. Milano)
 
A Gaza si continua a morire senza sosta, ma a Milano ci si scandalizza per altro. Cioè, per la preghiera islamica in piazza Duomo di sabato scorso, a cui aveva dato vita una parte dei manifestanti al termine del corteo organizzato dalla comunità palestinese lombarda.
La polemica, innescata dal solito De Corato, il verboso e sempre più noioso vicesindaco nazionalalleato, ha velocemente varcato i confini cittadini e occupa ormai da giorni le pagine nazionali del Corsera e di la Repubblica. E quindi, tutti quanti a dire la loro nel frullatore mediatico. Nulla di straordinario, si direbbe, se non fosse che il nocciolo duro della “polemica” ripropone un triste e inquietante scimmiottamento dello scontro di civiltà, dove all’Islam e ai musulmani viene assegnato immancabilmente il ruolo dei cattivi.
E così, quanti in Italia sostengono la tesi che Hamas –e per proprietà transitiva i palestinesi di Gaza tout court- è semplicemente un’organizzazione terroristica da eliminare con la violenza armata, ora gridano alla provocazione e al pericolo islamico se un centinaio di immigrati si raccoglie in preghiera davanti al Duomo, chiedendo persino di trascinarli in tribunale.
Ma per costoro, in fondo, quanto avviene in Palestina è soltanto un utile pretesto per tentare di “nobilitare” e alimentare una politica che essi perseguono da tempo. A Milano e in Lombardia, da parte di An e Lega anzitutto, la propaganda contro le moschee e il “pericolo islamico” è incessante e non risparmia niente e nessuno. Ogni voce, che sia quella di un laico o quella del cardinale Tettamanzi, che cerchi di riportare un po’ di buon senso viene regolarmente aggredita e tacciata di “buonismo” e di voler svendere l’identità occidentale e cristiana.
Per costoro c’è un unico modo per rapportarsi a una città che è cambiata, che è diventata più multiculturale e multireligiosa: il conflitto. E così, quando i fedeli islamici, esattamente come i fedeli di ogni religione, si riuniscono per pregare, allora scatta l’operazione “no alla moschea abusiva”. Quando poi cercano di dotarsi di un luogo di culto regolare, cioè in possesso di tutti i requisiti e permessi previsti dalla normativa, si passa alla fase 2 e si negano le autorizzazioni e si invocano i referendum preventivi. Figuriamoci se qualcuno si mette a pregare in centro città!
Secondo loro, ogni moschea, ogni aggregazione di islamici e ogni imam sono potenzialmente dei terroristi. C’è da dubitare seriamente che ci credano davvero a queste fandonie, ma l’esperienza recente ha insegnato che funziona egregiamente sul piano del consenso elettorale, così come ha funzionato la caccia al rom. E così, la meschinità di una politica ridotta a lotta per le poltrone con ogni mezzo si incontra con l’ipocrisia di quanti vedono soltanto la violenza dei razzi Qassam, ma mai quella di un’occupazione decennale che costringe un’intera popolazione a vivere chiusa in un recinto di cemento e che ora semina la morte all’ingrosso.
Tuttavia, in questa stucchevole polemica sulla preghiera si annida qualcosa di peggio e di più preoccupante, che nessuno in questi giorni sembra voler considerare. Andando avanti di questo passo, i nostri novelli crociati di provincia rischiano di produrre la classica profezia che si autoavvera, cioè di fornire qui e ora ai predicatori del peggior fondamentalismo islamico, allo stato assolutamente minoritari, gli argomenti e la credibilità che non hanno. In fondo, le macerie di questi anni di “guerra al terrorismo” di Bush e soci dovrebbero insegnare qualcosa.
Ecco perché, da laici incalliti, crediamo che il problema vero per Milano non sia qualche preghiera islamica in Duomo, bensì la miseria morale e la miopia dei suoi amministratori.