Articolo di Luciano Muhlbauer, pubblicato su il Manifesto del 13 luglio 2007 (pag. Milano)
Quattro mesi dopo l’ordinanza della sezione bresciana del Tar della Lombardia, ora anche la sezione di Milano ha accolto il ricorso di alcuni gestori di phone center, sospendendo i provvedimenti di chiusura e sollevando il dubbio di legittimità costituzionale della legge regionale 6/2006. In altre parole, il Tribunale amministrativo della Lombardia ritiene nella sua totalità, essendo composto da due sezioni, non legittima la legge regionale sui phone center.
Questa seconda sentenza conferma pienamente quanto affermato e denunciato da Rifondazione Comunista sin dal primo momento. Cioè, la legge regionale speciale per i phone center, entrata in vigore a fine marzo, non serviva a regolamentare un settore commerciale relativamente recente, bensì a provocare la chiusura massiccia e forzata di molte centinaia di legittime attività commerciali, colpevoli unicamente di essere gestite e utilizzate prevalentemente da cittadine e cittadini immigrati.
Infatti, la necessità di quella legge era stata motivata dai suoi più ferventi sostenitori, cioè Lega e An, con la tesi che i phone center fossero un “luogo di aggregazione di immigrati” e, quindi, in sé un pericolo per la sicurezza. Insomma, il commercio, le regole e la legalità non c’entravano nulla, ma si trattava semplicemente di mettere a disposizione di alcune forze politiche della Destra lombarda uno strumento legislativo per continuare le loro odiose e nocive campagne xenofobe e razziste, in spregio a ogni principio di ragionevolezza, equità e uguaglianza di trattamento.
La stucchevole prassi delle leggi ad hoc, a fini propagandistici o affaristici, è purtroppo una triste abitudine in Regione Lombardia. Non ci illudiamo, quindi, di convincere il centrodestra a cambiare strada con qualche richiamo al ragionamento. Tuttavia, che i giudici amministrativi lombardi dicano ormai all’unisono che ci sono serissimi dubbi di legittimità, è un fatto nuovo che non può e non deve essere ignorato.
Chiediamo dunque ai Comuni lombardi, a partire da quello di Milano, un atto di buon governo e di sospendere immediatamente i provvedimenti di chiusura dei phone center, disposti in base alla legge regionale 6/2006, in attesa della decisione definitiva della Corte Costituzionale.