Oggi pomeriggio si è tenuto in Commissione VII (Istruzione e Lavoro) l’audizione con le rappresentanze sindacali degli operai della Ideal Standard di Brescia, minacciata di chiusura dalla proprietà.
Su richiesta di diversi consiglieri dell’opposizione la Commissione ha deciso di sollecitare formalmente la Giunta regionale di farsi carico di un’iniziativa politico-istituzionale forte e incisiva in vista dell’incontro che si terrà il 31 luglio prossimo al Ministero dello Sviluppo Economico.
Infatti, sebbene Regione Lombardia avesse garantito una partecipazione all’ultimo incontro al Ministero, il 15 luglio scorso -sempre dopo l’intervento di quattro consiglieri dell’opposizione (Squassina A., Muhlbauer, Squassina O. e Guindani)-, questa si era risolta con la presenza di un funzionario dell’Agenzia regionale del Lavoro. Cioè, una presenza tecnica e molto al di sotto non soltanto delle necessità, ma anche dell’impegno delle altre Regioni interessate.
Qui di seguito riproduciamo sia il comunicato stampa dell’opposizione, che il testo di un volantino della Rsu dell’Ideal Standard, che ripercorre la storia dello stabilimento. Ad integrazione di quest’ultima va aggiunto soltanto il fatto che il gruppo proprietario, mentre vuole chiudere le fabbriche in Italia, sta costruendo nuovi stabilimenti in Bulgaria, con il sostegno di contributi dell’Unione Europea…
COMUNICATO STAMPA
IDEAL STANDARD DI BRESCIA: SU RICHESTA DELL’OPPOSIZIONE LA COMMISSIONE VII CHIEDE UN FORTE INTERVENTO POLITICO DELLA GIUNTA
Milano 22 luglio 2009
Si è svolta oggi presso la Commissione VII (Istruzione e Lavoro) del Consiglio Regionale l’audizione con i lavoratori dell'Ideal Standard di Brescia. Nei prossimi giorni seguiranno dei confronti tra i sindacati nazionali e la proprietaria della società che è il fondo americano BAIN CAPITAL e a seguire si terrà una riunione di aggiornamento presso il Ministero dello Sviluppo Economico.
I consiglieri regionali dell’opposizione Arturo Squassina (Pd), Luciano Muhlbauer (Prc) e Osvaldo Squassina (Sinistra –UAL) hanno chiesto che la commissione solleciti l’Assessore Rossoni, in qualità di Vice Presidente della Giunta e di capo della task force regionale sulla crisi, di assicurare una forte iniziativa politica della Giunta da domani fino alla riunione del 31 luglio e che si mettano in campo tutti gli interventi possibili affinché non venga chiuso lo stabilimento dell’Ideal Standard di Brescia e sia dunque garantita la continuità produttiva e la salvaguardia dei posti di lavoro.
L’intera Commissione ha accolto positivamente la richiesta dell’opposizione. Inoltre, sempre su richiesta dei consiglieri sopra citati, la Commissione VII si è impegnata a redigere una mozione, da presentare settimana prossima in Consiglio, secondo cui per il Consiglio Regionale non è ammissibile la chiusura del sito bresciano e invoca quindi l’intervento della Giunta.
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COMUNICAZIONE ALLA CITTADINANZA BRESCIANA
a cura della Rsu Ideal Standard di Brescia
con una lettera datata 2 luglio 2009 è giunta comunicazione che il gruppo finanziario americano Bain Capital ha deciso di chiudere lo stabilimento produttivo di sanitari in porcellana vetrificata Ideal Standard di Brescia, sito di storica realtà manifatturiera.
La missiva notifica che insieme a Brescia verrà chiuso anche lo stabilimento Ideal Standard di Gozzano; inoltre verrà attuata una forte riduzione di personale negli altri tre siti italiani rimanenti: Roccasecca, Orcenico e Trichiana.
La vicenda amministrativa : Ideal Standard Italia, facente parte del gruppo multinazionale American Standard, nel 1999 produceva 3.500.000 pezzi annui, con una quota di mercato superiore al 50%, grazie alla sinergia dei suoi cinque siti produttivi, Brescia, Orcenico (PN), Roccasecca (FR), Gozzano (NO) e Trichiana (BL).
Nel 2006 Bain Capital, fondo di investimenti americano di Boston, acquistò da American Standard il settore sanitario ceramico mondiale, per circa 2 miliardi di dollari.
Per American Standard ciò rappresentò un ottimo affare: dal 2000 al 2005 il valore delle sue azioni era passato da 25 a 120 dollari. Il risultato di tale incremento fu dovuto allo sfruttamento ed al prosciugamento dei marchi delle proprie imprese, lucrando sul lavoro e sull’impegno dei propri dipendenti: nessun investimento nei siti produttivi e trasferimenti minimi per consentire la vita delle società controllate.
Dal 2000 al 2005 American Standard realizzò in Italia un fatturato di circa 330 milioni di euro.
Dopo la vendita a Bain Capital, dal 2006 al 2008 il fatturato scese a 266 milioni di euro ed i profitti netti vennero dimezzati da 81 a 48 milioni.
Nel 2008 la logistica venne affidata esternamente al gruppo Arcese, vettore internazionale con 40 milioni di euro di fatturato annuo. La sede della piattaforma logistica è situata a Bassano Bresciano.
La conseguenza fu un repentino peggioramento del servizio al cliente: affidando il lavoro di spedizione a cooperative sottopagate, non è possibile garantire lo standard di qualità necessario. Immediata fu anche la perdita delle quote di mercato.
La politica industriale attuata da Bain Capital si rivelò inadeguata e nonostante un aumento dell’efficienza produttiva, i volumi si ridussero da 3,4 ml a 2,8 ml ed il fatturato passò da 296 a 227 ml.
Tutto ciò potrebbe trarre in inganno ed indurci a supporre che Bain Capital abbia commesso un errore di gestione: ma così non è.
Bain Capital è un colosso finanziario multinazionale da 80 mld di dollari che per acquistare il gruppo Ideal Standard al prezzo di 2 mld di dollari, ha pagato all’American Standard soltanto 300 ml di dollari. Il restante denaro è stato versato da un pool di banche guidate da Credit Suisse.
Nel 2007 Bain Capital ha venduto tutte le fabbriche americane ad un altro fondo: il Sun Capital Partners, che si rivelò essere una società basata sui cosiddetti “titoli tossici”, che vengono considerati tra le cause della attuale crisi economica mondiale.
In questo modo Bain Capital avrebbe recuperato i 300 ml del suo investimento. Ma la manovra non era ancora finita: nel 2008 vennero venduti anche gli stabilimenti asiatici, che fruttarono altri 200 ml.
Alla fine del 2008, con l’inizio della crisi, Bain Capital scaricò il debito mostruoso di 1,2 mld di dollari sulle spalle delle imprese italiane, garantendosi con il patrimonio ed i marchi delle stesse. Per rifarsi di questo enorme debito le banche dovranno liquidare il gruppo italiano: in altre parole, il debito creato da Bain Capital per far guadagnare i suoi soci, lo dovranno pagare i 1549 lavoratori del gruppo Italia che perderanno il loro posto di lavoro (da subito Brescia e Gozzano, più avanti anche gli altri), appesantendo i contribuenti italiani che dovranno pagare gli ammortizzatori sociali per i prossimi anni.
Fino a settembre tutti i dipendenti di Brescia saranno in cassa integrazione ordinaria, passando successivamente a Cig straordinaria per un anno.
Chi pagherà per primo sarà proprio lo stabilimento che con la propria efficienza ha saputo garantire standard di qualità e sicurezza con costi di assoluta eccellenza.
Storia di uno Stabilmento Pilota: efficiente, altamente tecnologico, flessibile ed economico
Ideal Standard ha portato il bagno nelle case degli italiani, in tempi in cui le abitazioni avevano la toilette in cortile, partendo dalla produzione di un centinaio pezzi al giorno.
La tecnologia ceramica è stata inventata a Brescia: proprio il sito produttivo che verrà chiuso.
Dal lontano 1929 in cui partì la produzione bresciana con un forno a nafta da 70 metri, una novantina di operai e tanta buona volontà, Ideal Standard è stata una presenza che l’economia regionale non avrebbe potuto ignorare, perché assicurava lavoro a tutta la provincia, arrivando ad impiegare circa novecento lavoratori: i migliori tecnici ceramici, e non soltanto in ambito italiano, perché la lavorazione dei sanitari in Vitreous China è nata a Brescia ed è poi stata divulgata in tutto il mondo.
Quello bresciano è diventato indiscutibilmente lo stabilimento pilota della compagnia Ideal Standard: qui sono stati sperimentati tutti i progetti speciali, sia italiani che stranieri:
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il primo forno a nafta;
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il primo forno a rulli;
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il primo stampo microporoso e con esso, la prima pressocolatura, che ha cambiato radicalmente il concetto produttivo mondiale;
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la prima finitura robotizzata, sia per pezzi a verde (appena colati) che per i pezzi a bianco (semicotti);
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la linea Tesi, diventata caposaldo della produzione, non è stata disegnata da un celebre architetto, ma è stata progettata dal nostro ufficio tecnico;
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quello di Brescia è stato il primo sito produttivo a passare dal lavoro su banchi manuali alla tecnologia automatizzata;
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i “maestri del bagno”, come venivano chiamati i nostri operatori ceramici, sono stati i primi a rinunciare ad un alto salario per ridurre, attraverso le commissioni ambiente, il rischio di contrarre la silicosi (malattia professionale);
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lo stabilimento bresciano è stato il primo ad inserire le RLS scorporate dalle RSU, per dare continuità al concetto di sicurezza e prevenzione;
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è stato il primo ad inserire il ciclo continuo di cinque squadre su tre turni, per 365 giorni, con rotazione sulle postazioni di lavoro, per rafforzare il concetto che una minore esposizione ed una maggiore flessibilità riducano le malattie professionali ed aumentino la professionalità del lavoratore;
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è stato il primo ad inserire la figura professionale del “mecatronico”: manutentore pluri-funzionale, meccanico, elettronico, elettricista;
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è stato il primo a inserire riunioni di squadra per il controllo della qualità, per poter gestire la produzione in modo partecipativo e ad avere il monitoraggio del premio qualità (recupero scarti/ricottura/ costo pezzo); il primo sito a passare dal capo squadra al TLM;
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infine, Brescia è stato il primo stabilimento ad assumere lavoratori extracomunitari, perché fermamente convinto che l’integrazione passi attraverso il lavoro.
L’elenco è stato lungo, ma la scelta di pubblicarlo, consapevoli di intrattenere nella lettura i destinatari, è dettata dalla volontà di renderli partecipi dell’esemplare evoluzione produttiva e professionale del sito lombardo.
Lo stabilimento bresciano ha dovuto assistere al lento sgretolamento della propria struttura, iniziato con la chiusura, per motivi “strategici”, di una delle modellerie più efficienti al mondo, anche se i modelli continuano ad essere creati in sito bresciano. Periodiche “ristrutturazioni” di personale hanno fatto perdere inestimabili risorse di valore professionale. L’esternalizzazione della piattaforma logistica, nonostante le pressioni delle Rsu per conservare in loco il servizio spedizioni, ha penalizzato tutti i lavoratori con problemi fisici, che avrebbero potuto trovarvi adeguato impiego.
Proprio Brescia, che nonostante le difficoltà, si stava organizzando in una fabbrica snella, pur di mantenere quel concetto di stabilimento pilota, proprio Brescia il cui costo-pezzo è tra i migliori d’Europa, vede premiato così il proprio impegno: con la chiusura.
Ideal Standard alla Regione Lombardia
La vicenda dello stabilimento di Brescia è una ferita profonda che deve essere il segnale di un disturbo che si diffonde come un morbo e va fermato.
Bain Capital non ha finito le sue manovre finanziarie sul territorio italiano. Con il denaro ricavato dallo sgretolamento degli stabilimenti italiani, si accinge ad acquistare Safilo, che porta in dote circa 600 ml di euro di debiti.
In tempi in cui si respingono con forza alla frontiera persone che vengono nel nostro paese con una speranza di vita migliore, si lasciano entrare, stendendo loro il tappeto rosso, compagnie senza scrupoli, che stanno minacciando l’economia italiana.
Le Rsu dello Stabilimento Ideal Standard di Brescia ed i lavoratori tutti, chiedono al Ministro On. Tremonti ed alla Regione Lombardia di intervenire con l’autorità che è stata loro conferita e di arrestare il processo distruttivo in atto.
SABATO 25 LUGLIO 2009 DALLE ORE 21
INIZIATIVA DI SOLIDARIETŔ
VI ASPETTIAMO NUMEROSI
GRAZIE DELLA PARTECIPAZIONE
RSU IDEAL STANDARD BRESCIA