Esprimiamo piena solidarietà ai lavoratori e alle lavoratrici della Nokia Siemens Network (NSN), che oggi manifestano davanti al Pirellone, e chiediamo alla Giunta regionale di intervenire con forza sul gruppo transnazionale per scongiurare l’ipotesi di chiusura dei centri di ricerca milanesi di Cinisello Balsamo e Cassina de’ Pecchi, con il conseguente licenziamento di 600 persone.
Il caso della NSN è analogo a tante altre vicende, dove la crisi economica c’entra poco, se non come foglia di fico per coprire operazioni tese a realizzare sovrapprofitti a spese dei lavoratori. Infatti, NSN non ha alcuna intenzione di rinunciare alla ricerca attualmente realizzata nei centri milanesi, ma vuole semplicemente spostarla, cioè delocalizzarla, in Vietnam, India e Cina, dove i livelli salariali e le condizioni di lavoro sono molto inferiori.
Č impressionante rilevare quante attività produttive rischiano di sparire in Lombardia, non a causa di crisi in senso stretto (mancanza di mercato di sbocco, impianti non più competitivi, ecc.), ma per manovre di altra natura come delocalizzazioni, operazioni finanziarie spericolate del management, o pura e semplice speculazione. Succede all’Innse di Milano, all’Eutelia di Pregnana Milanese, alla Ercole Marelli-Alstom Power di Sesto S. Giovanni e all’Ideal Standard di Brescia, per citarne solo alcune.
Appare del tutto evidente che la politica nazionale e quella di Regione Lombardia non sono attrezzate per fronteggiare queste situazioni, poiché rimangono ancorate ai tabù del passato recente, segnato dalla sbornia della globalizzazione e del liberismo. In altre parole, le istituzioni continuano a pensare che non si possa e non si debba intervenire più di tanto nel “libero mercato”, privandosi così degli strumenti e delle azioni necessari per far prevalere l’interesse comune sugli interessi particolari.
Se non c’è uno scatto e un cambiamento di rotta, in Lombardia rischiamo una vera e propria desertificazione produttiva e occupazionale, anche in settori caratterizzati da un alto tasso di innovazione e professionalità, come nel caso di NSN.
Il territorio e i lavoratori non possono essere trattati come un limone da spremere e da buttare. I furbetti della crisi devono rispondere delle loro azioni, che siano grandi gruppi transnazionali come la NSN, oppure piccoli speculatori come la proprietà dell’Innse, e le istituzioni devono tutelare il tessuto produttivo e occupazionale.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer