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BARCONI NAVIGLIO PAVESE: REGIONE HA OMESSO CONTROLLI PER 14 ANNI - PRESENTATA INTERPELLANZA
di lucmu (del 08/09/2009 @ 11:59:58, in Territorio, linkato 1815 volte)
Tolleranza zero è il grido di battaglia nella Milano dei vicesceriffi e degli aspiranti rondisti ed ecco che piovono divieti, controlli, multe e recinzioni. Sei particolarmente a rischio se sei giovane di età o sei ha idee troppe diverse dai governanti, per non parlare se frequenti un centro sociale o apri un circolo Arci, oppure se sembri straniero o semplicemente “diverso”. Allora devi fare attenzione, perché sei tra i bersagli preferiti.
Se invece non fai parte di quelle categorie e, soprattutto, se sei dotato di un certo benessere economico, ebbene, allora quel grido di battaglia non ti deve preoccupare più di tanto, perché nella Milano del terzo millennio l’antico principio dei due pesi e delle due misure è sempre valido.
È questa l’unica considerazione possibile di fronte a una vicenda come quella dei barconi del Naviglio pavese, trasformati a suo tempo in esercizi commerciali in attività permanente. Beninteso, qui e ora non ci interessa discutere di movida o simili, ma fa senz’altro specie –e merita certamente qualche riflessione- il fatto che De Corato e Maroni non avevano esitato un secondo quando si trattava di trasformare il quartiere in zona di guerra pur di tentare di cacciare il Conchetta (facente parte della categoria “nemico politico”), mentre per lunghi anni le istituzioni hanno praticato la politica delle tre scimmiette, ignorando le diffuse, palesi e continuative illegalità dei gestori di alcuni locali a due passi dal Conchetta, nonostante le proteste e denunce dei residenti fossero ripetute e sistematiche.
Anzi, per la precisione, Regione Lombardia ha impegnato ben 14 (quattordici) anni per accorgersi che la sua revoca della concessione e l’annesso divieto di ancorare i barconi in maniera continuativa sul naviglio, stabiliti con apposito delibera della Giunta regionale n. V/65499 del 22 marzo 1995, non erano stati mai rispettati. E peraltro nemmeno il Comune di Milano, diventato nel frattempo autorità demaniale in virtù della delega regionale (l.r. n. 22/1998 e successiva Convenzione tra Regione Lombardia e Comune di Milano del 27.05.2003), sembrava essersene accorto…
Ma poi succede che le proteste diventano troppe e la quantità di illeciti e imposte non pagate rischiano di mettere nei guai qualcuno, specie in un momento come questo, con la Procura della Repubblica che sta indagando su una ventina di funzionari della Polizia locale, tra cui anche il Comandante Bezzon (che proprio in questi giorni sarà dimissionato, ovviamente per ottenere un’altra ben retribuita carica in un’azienda pubblica), per un giro di mazzette finalizzato ad evitare ai gestori di una serie di discoteche meneghine il fastidio dei controlli dei vigili. E così, nel luglio scorso, il Comune di Milano ha cambiato completamente linea, decidendo che 4 (quattro) barconi del Naviglio pavese non potevano essere regolarizzati e che dunque i gestori dovevano pagare gli arretrati per occupazione di suolo pubblico e, soprattutto, rimuovere i barconi stessi entro la fine di settembre, pena lo sgombero coatto.
Orbene, il Comune è arrivato a questa decisione in seguito a una Conferenza dei Servizi, svoltasi il 23 giugno scorso con la partecipazione della Regione Lombardia. E sentite come il rappresentante della Regione ha motivato il niet lombardo alla regolarizzazione dei barconi: “la Regione che ha evidenziato la delibera regionale del 22 marzo 1995 la quale revocava i precedenti provvedimenti di rilascio delle concessioni adottati con delibere 54002 del 17 aprile 1990 e 51214 del 11 aprile 1994, consentendo concessioni solo provvisorie (solo in occasioni di manifestazioni e per periodi inferiori ad un mese, non più di 2 volte l’anno per la stessa unità di navigazione e per periodi non continuativi)”.
Incredibile! Come se fosse la cosa più normale del mondo, dopo 14 (quattordici) anni di clandestinità è tornata improvvisamente alla vita pubblica la delibera regionale del 1995! Ebbene, a questo punto si potrebbe dire “meglio tardi che mai” e passare oltre. Ma facendo così ci si renderebbe corresponsabili di una prolungata omissione di vigilanza e controllo.
Ecco perché abbiamo depositato un’interpellanza alla Giunta regionale in cui chiediamo conto dei 14 anni di silenzio e inattività e chiediamo di accertare tutte le responsabilità del caso.
 
qui sotto puoi scaricare il testo dell’interpellanza e quello della delibera regionale del 1995