La vicenda dell’indennità ex-legge regionale n. 38/81 si sta trasformando in una truffa ai danni di una parte significativa di dipendenti ed ex-dipendenti della Regione Lombardia. Di questo si tratta ormai e francamente, dopo l’ennesima risposta evasiva e acrobazia istituzionale da parte dell’Assessore Colozzi nella question time di stamattina in Consiglio, occorre chiamare le cose con il loro nome. Anzi, bisogna gridarlo, così forse qualche Assessore si deciderà di querelarci e la vicenda finisce finalmente in tribunale.
Infatti, ormai le strade politiche ed istituzionali sembrano definitivamente ostruite, visto l’incredibile, ostinato e immorale atteggiamento da parte dell’Amministrazione regionale e dell’Assessore Colozzi.
Prima con un’interpellanza scritta (del 3 settembre) e poi con un’interrogazione a risposta immediata abbiamo semplicemente chiesto alla Giunta regionale di chiarire come verrà erogata l’indennità agli ex-dipendenti andati in pensione dopo il 30 maggio 2000 e a quelli, attualmente in servizio, che non intendono aderire alla possibilità di chiedere l’erogazione anticipata nella misura del 75% del dovuto.
Una domanda semplice e la risposta dovrebbe essere dovuta, considerato che in Giunta i termini per presentare la domanda per l’anticipo scadano il 30 ottobre (in Consiglio sono già scaduti) e informalmente circola la voce ricattatoria (ahinoi sostenuta anche da alcuni funzionari sindacali) che dice più o meno così: “se non accetti il 75% subito, allora dopo devi fare causa alla Regione per avere il dovuto, con tutto ciò che questo comporta in termini di tempo e denaro”. Insomma, prendi il 75% oppure attaccati al tram…
Per una parte dei dipendenti, quelli con relativamente meno anzianità di servizio, questo non è un grande problema, poiché il 75% subito è effettivamente una scelta accettabile. Ma per tutta l’altra parte, quelli che erano andati in pensione dopo il 1 giugno 2000, vedendosi negato illegittimamente un diritto, oppure quelli che andranno in pensione nei prossimi anni, accettare oggi il 75% significherebbe un danno economico rilevante e la violazione di un diritto.
Ecco perché era ed è necessario fare chiarezza e garantire trasparenza. La legge è chiara a questo proposito (o il 75% subito o il 100% quando vai in pensione), ma non lo è la sua applicazione, evidentemente.
Il fatto che l’Assessore Colozzi abbia eluso la risposta a questa domanda nella sua risposta all’interpellanza, pervenuta soltanto il 15 ottobre scorso, e che stamattina in Aula consiliare abbia non solo replicato la non risposta, ma persino aggiunto una curiosa interpretazione retroattiva della norma del 75%, rende l’Assessore pienamente complice e corresponsabile di un’indebita pressione sui dipendenti regionali, che per molti di loro assomiglia a un’autentica truffa.
(Giusto per la cronaca: l’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale, al quale avevamo rivolto le medesime domanda all’inizio di settembre, non ci ha degnati nemmeno di mezza riga).
A che cosa porta questo clima di pressioni, di cose non dette e di altre cose dette soltanto informalmente (perché dirle formalmente non si può, essendo delle violazioni di legge) lo sappiamo tutti. Ma per capire la vera entità della porcata, basti ricordare che questo clima ricattatorio ha fatto sì che anche dei colleghi già andati in pensione hanno in queste settimane accettato di firmare per il 75% (anche se la norma di legge si riferisce esplicitamente al personale attualmente in servizio…), rinunciando dunque al 100% a loro dovuto, come ha confermato anche la sentenza della Corte di Cassazione del 2008.
Insomma, la stessa Amministrazione che tratta molto generosamente i suoi dirigenti, arrivando persino a varare delle leggi ad hoc, per i suoi dipendenti, invece, dopo decenni di servizio per la pubblica amministrazione, ha solo pesci in faccia e prese per i fondelli.
Qui sotto puoi scaricare:
- la risposta alla nostra interpellanza del 3 settembre