Questo blog aderisce all’odierna giornata di mobilitazione nazionale contro la cosiddetta legge-bavaglio e, considerato che facciamo base a Milano, invita a partecipare all’appuntamento in piazza Cordusio, dalle 18.30, in contemporanea con la manifestazione nazionale a Roma.
Non penso sia necessario in questa sede elencare le ragioni che motivano l’adesione, che vanno dalla libertà di stampa, già di per sé assai malmessa nel nostro paese, fino al fatto che questa legge è scritta su misura per ostacolare le indagini su chi governa e su chi è corrotto.
Ma è utile, invece, ricordare che c’è una ragione specifica che motiva un’adesione anche in quanto blog. Infatti, il disegno di legge in questione ("Norme in materia di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali. Modifica della disciplina in materia di astensione del giudice e degli atti di indagine. Integrazione della disciplina sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche”), approvato dal Senato il 10 giugno scorso e che il centrodestra cerca di far approvare in via definitiva alla Camera per la fine di luglio, contiene anche una norma che va ad incidere sulla libertà di espressione sul web.
Non si tratta del primo tentativo di mettere un po’ di bavagli anche a quanti comunicano e parlano su internet. Forse ricordate il tentativo fatto ai tempi del “pacchetto sicurezza”, rispetto al quale scrivemmo su questo blog il 12 marzo 2009 le seguenti righe: “Infine, vi è il gentile contributo dell’Udc al pacchetto, cioè l’emendamento, ovviamente accolto, del Senatore D’Alia. Si tratta di un vero e proprio intervento censorio rivolto a internet, poiché prevede che se su un sito vengono pubblicati contenuti considerati apologia di reato, istigazione a delinquere o semplicemente un invito ‘a disobbedire alle leggi’, allora il Ministro potrà ordinare al provider di oscurare il sito entro 24 ore. Detto altrimenti, Facebook, You Tube o blog che sia, tutti a rischio censura. E soprattutto una pesante limitazione della libertà di espressione e di parola di ognuno e ognuna di noi.”
Comunque, allora si levarono molte proteste e alla fine quella norma fu stralciata dal pacchetto sicurezza (lo ricordiamo, anche perché ancora oggi sono in circolazione delle mail, a dir poco, inesatte sull’argomento).
Oggi ci riprovano, dunque, con un norma diversa, apparentemente più soft e più ambigua, ma non per questo meno foriera di guai per la libertà di espressione sul web.
Ma andiamo con ordine.
La prima versione della legge-bavaglio, approvata dalla Camera, conteneva al comma 28 del suo unico articolo una modifica della legge sulla stampa del 1948, inserendovi la seguente formulazione: “Per le trasmissioni radiofoniche o televisive, le dichiarazioni o le rettifiche sono effettuate ai sensi dell’articolo 32 del testo unico della radiotelevisione, di cui al decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177. Per i siti informatici, le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate, entro quarantotto ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono.”
Il Senato, nella versione approvata a giugno e ora in discussione in seconda lettura alla Camera, ha aggiunto soltanto una lieve modifica di questa norma (che ora si trova al comma 29), inserendo dopo “i siti informatici” le parole “ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica”.
Questa aggiunta, tuttavia, invece di chiarire le ambiguità su che cosa siano questi “siti informatici”, le ha rese ancora più gravi, poiché l’”ivi compresi” significa, appunto, che il legislatore non si riferisce soltanto alle edizioni online dei quotidiani. Ergo, non sono esclusi né i blog, né i social network!
In altre parole, con questa norma, qualora approvata, qualsiasi sito non professionale, anche questo blog, che dovesse pubblicare dei contenuti che danno fastidio a qualcuno, è a rischio richieste di rettifiche entro 48 ore, pena pesanti multe o, perlomeno, procedimenti giudiziari.
Vi immaginate cosa potrebbe succedere su un “sito informatico” come facebook, dove tantissimi di noi scrivono, esternano eccetera?
Insomma, una norma tutt’altro che innocente, che intende trattare abusivamente un privato cittadino come se fosse un network commerciale dell’informazione e sottoporre la libertà di espressione individuale alle stesse regole che valgono per i servizi del Tg1.
Cliccando sull’icona qui sotto puoi scaricare il testo integrale del Ddl attualmente in discussione alla Camera, nella versione che evidenzia le modifiche introdotte dal Senato rispetto alla prima versione