Il governo regionale della Lombardia non se la può cavare con il suo scarno comunicato in cui annuncia la sospensione dalla sua carica di Carlo Antonio Chiriaco, il direttore sanitario dell’Asl di Pavia, arrestato stamattina nel quadro della maxi retata contro la ‘ndrangheta.
Anzi, il Presidente Formigoni e i vertici della Sanità lombarda devono parecchie spiegazioni e le devono immediatamente.
In primo luogo, negli ultimi anni Chiriaco, di area Pdl, era stato accusato più volte da esponenti politici locali di Pavia di intrattenere rapporti poco limpidi con ambienti riconducibili al crimine organizzato.
Certo, siamo garantisti anche noi e concordiamo quindi che non basta un’accusa generica per determinare i destini di una persona. Tuttavia, visto l’incarico delicato di Chiriaco, c’è da chiedersi perché non sia stata mai avviata alcuna inchiesta interna da parte dell’Assessorato regionale della Sanità.
In secondo luogo, gli inquirenti accusano Chiriaco, tra le altre cose, di aver procacciato voti a favore di Giancarlo Abelli in occasione delle ultime elezioni regionali, per mezzo dei boss della ‘ndrangheta.
Abelli non risulta tra gli indagati e non sappiamo se quanto ricordiamo di seguito avrà mai importanza da un punto di vista penale, ma di sicuro ha una sua forte rilevanza politica e morale.
Abelli, fino alla sua elezione a deputato per il Pdl nel 2008, era uno degli assessori di fiducia di Formigoni. E sebbene occupasse la poltrona di Assessore alla Famiglia e Solidarietà sociale, in realtà controllava tutte le nomine nella Sanità lombardo per conto di Comunione e Liberazione.
E questo è vero in modo particolare per quanto riguarda Pavia, il suo luogo di origine, dov’è considerato una sorta di ras della politica locale.
Inoltre, dobbiamo ricordare ancora una volta che i rapporti tra Formigoni e Abelli e tra quest’ultimo e l’amministrazione regionale non si erano affatto interrotti nel 2008. Anzi, il deputato Abelli continuava ad avere a sua disposizione un ufficio al Pirellone, nonché l’autoblu e l’autista del Presidente Formigoni, come avevamo scoperto nell’estate del 2008, grazie a una nostra interrogazione.
Avevamo poi fatto una seconda interrogazione per sapere quali erano le sue attività, visto che utilizzava strumenti e risorse della Regione, ma la risposta a questa domanda non sarebbe mai arrivata. Nemmeno il formale sollecito dell’anno scorso, ai tempi dello scandalo bonifiche, quando la moglie di Abelli finì in carcere e si scoprì che l’ex-assessore aveva a disposizione anche la Porsche di Grossi, produsse risultati.
E allora, eccoci di nuovo qui a chiedere spiegazioni sul ruolo dell’ormai sempre più ingombrante uomo di fiducia di Formigoni. Talmente ingombrante da averlo spinto a rinunciare al suo posto in Consiglio regionale e rimanere a Roma, beninteso.
Invece, è sempre al suo posto in Consiglio regionale l’esponente Pdl Massimo Ponzoni, ex-assessore di Formigoni, già coinvolto nelle indagini sullo scandalo bonifiche e soprattutto indagato anche lui nel quadro nella maxi-retata di oggi.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer