A me avevano insegnato che le bugie non si dicono. Il signore Marchionne, invece, di bugie ne dice parecchie. L’ultima suona più o meno così: la nuova monovolume della Fiat non verrà più prodotta a Mirafiori, ma in Serbia, perché in Italia i sindacati sono “poco seri” e perché c’è stato “il problema Pomigliano”.
La panzana è palese e soltanto l’ipocrisia e la complicità di tanti, troppi può farla apparire come una cosa reale. Mica si improvvisa uno stabilimento con tanto di accordi con uno Stato sovrano nel giro di qualche settimana. Costruire fabbriche e produrre automobili è cosa ben diversa dallo spostare una bancarella da un mercato rionale all’altro.
No, quella decisione era maturata assai prima di Pomigliano e la Fiom e i Cobas c’entrano nulla. C’entra invece il fatto che in Serbia un operaio prende soltanto 400 euro mensili e, soprattutto, che la Fiat viene letteralmente inondata da favori e denari pubblici per lo stabilimento di Kragujevac: 400 mln di euro di finanziamento vengono dalla Banca europea per gli investimenti (Bei), 250 mln di euro li ha messi il governo serbo e la Fiat non pagherà le tasse per dieci anni.
In altre parole, Marchionne aveva detto delle bugie anche prima, quando diceva che i nuovi modelli sarebbero andati a Mirafiori, mentre aveva già in tasca gli accordi con il governo serbo.
Insomma, il lupo perde il pelo, ma non il vizio. E il vizio della Fiat si chiama finanziamento pubblico, oggi come ai bei tempi andati, quando lo Stato italiano le regalò persino l’Alfa. Vuoi vedere che anche tutte le chiacchiere sul mercato sono una bugia?
A difesa di Marchionne, va tuttavia detto che lui non è l’unico a comportarsi così. Quello di portare la produzione all’estero è, infatti, un abitudine piuttosto diffusa, così come la tendenza dei paesi economicamente più deboli di concedere agevolazioni di ogni tipo pur di attirare investimenti esteri.
Non succede soltanto in Serbia, ma un po’ dappertutto. Per esempio, nella vicina Tunisia, dove il salario mensile medio si colloca tra 125 e 200 euro, il governo offre alle imprese che producono per l’export l’esenzione totale dal pagamento delle tasse e dell’Iva per dieci anni. Risultato? L’Italia è il secondo investitore dopo la Francia e attualmente oltre 700 aziende italiane producono in Tunisia, dal tessile fino alla meccanica.
Avrà pensato a questo il nostro caro Ministro Sacconi, quando teorizzava sul Mediterraneo come nuova economia emergente su cui puntare?
Insomma, è la globalizzazione bellezza, l’altra grande bugia del nostro tempo. Dicevano che avrebbe diffuso il benessere, invece sta generalizzando il ricatto sociale. Vuoi lavorare? Allora accetta le mie condizioni e senza fiatare.
Marchionne dice che i sindacati in Italia sono poco seri. Callieri, ex capo del personale della Fiat, oggi sul Corsera aggiunge: “Il modello va cambiato. Confido nei nuovi vertici sindacali (della Cgil, nda) e in particolare in Susanna Camusso”.
Insomma, dicono: eliminate la Fiom e così salverete i posti di lavoro in Italia. È una bugia grossa come una casa anche questa, come le altre, perché i nuovi modelli li fanno in Serbia a prescindere e la chiusura di Termini Imerese è in programma comunque.
Anzi, vogliono il silenzio dei lavoratori per potersi fare gli affari loro più in fretta e senza che qualcuno sveli le loro bugie.