Ieri notte in piazza Duomo, nella Milano che vorrebbe essere europea, è andato in scena quel famigerato “botellón”, che aveva agitato il sonno del vice del sindaco e, di conseguenza, fatto diventare rovente il telefono del Questore.
Premettiamo subito, per la cronaca, che il botellón si è tenuto come programmato, alla presenza di qualche centinaio di giovani, che non ci sono stati incidenti, che nessuno si è fatto male e che nulla è stato rotto. E questo, nonostante il dispendioso, ingiustificato e grottesco stato d’assedio in piazza Duomo, chiesto e ottenuto dal vice del sindaco.
Ma andiamo con ordine, perché vale la pena descrivere le scene da avanspettacolo che si sono viste ieri sera nella piazza più importante e rappresentativa di Milano, grazie alla regia dell’eterno vice del sindaco. E non solo vale la pena, ma è assolutamente necessario, perché se non l’avessi visto con i miei occhi, non ci crederei.
I ragazzi e le ragazze di Milano Movida volevano realizzare semplicemente una pacifica provocazione, per dire che gli spazi pubblici servono anche -e forse anzitutto- per essere vissuti dalle persone. Un problema sentito particolarmente dai giovani, che a Milano vengono spesso trattati come un fastidioso problema e come alieni.
E la forma scelta era quella del botellón, cioè quel ritrovo in piazza, di iberiche origini, che consiste nella riunione in un luogo pubblico di tanti giovani per bere, cantare e stare insieme. Insomma, nulla di scandaloso o violento, ci pare. Ma, appunto, il nostro vice la vede in maniera diversa o, forse, semplicemente non ci vede più, consumato com’è dal rancore e dall’odio verso quelli e quelle che non sono come vorrebbe lui, specie se giovani.
E così, ha imposto ai responsabili dell’ordine pubblico di trattare il botellón come un’emergenza terrorismo. Risultato? Quello più ovvio e senz’altro degno del miglior Monty Python: chiusura della stazione della metropolitana di Duomo, checkpoint in ogni angolo d’accesso alla piazza, presidiati da reparti mobili della Polizia di Stato e dell’Arma dei Carabinieri, e gruppi di turisti perquisiti, disorientati e convinti che ci fosse un allarme bomba.
Per quanto mi riguarda, sono arrivato in zona verso le 22.30, in tempo per assistere a una delle scene inziali, di fronte alla quale non sapevo bene se ridere o piangere. Due ragazze e un ragazzo respinti al checkpoint dei carabinieri vicino all’angolo con via Palazzo Reale, perché muniti di bicchieri di plastica (le ragazze) e di due lattine di birra (il ragazzo). Secondo i militari era vietato transitare per piazza Duomo con bicchieri di plastica.
Ho chiesto spiegazioni ai militari, informandoli che non esisteva alcuna ordinanza, legge o norma che vietasse i bicchieri di plastica in piazza Duomo. E che, anzi, un tal divieto rappresentava un abuso di potere. La reazione dei militari era illuminante: il primo si è irrigidito, non sapendo bene cosa dire, al secondo è scappato da ridere. Conclusione: “parli con i responsabili di piazza”.
Alla fine, dopo varie discussioni con funzionari della Questura ed ufficiali dei Carabinieri, siamo giunti alla ovvia conclusione che ci si atteneva alla legge italiana e non alle fantasie. Cioè, ordinanze del Sindaco Moratti alla mano, no alle bottiglie di vetro e alle lattine e sì invece a bicchieri e bottiglie di plastica.
A questo punto, al nostro checkpoint è successo la seguente cosa: sotto lo sguardo vigile del reparto mobile dei Carabinieri, il ragazzo ha versato il contenuto delle sue due lattine di birra nei bicchieri di plastica delle due ragazze e, con i bicchieri pieni di birra in mano, ha potuto fare finalmente il suo ingresso in piazza Duomo.
Beninteso, scene simili si sono verificate anche agli altri checkpoint, compreso il blocco di ragazzi perché muniti di chitarra (“siccome questo è un botellón e siccome le chitarre servono per il botellón, allora non possono passare”). Comunque sia, alla fine in piazza Duomo c’erano 2-300 giovani che bevevano birra, chiacchieravano tranquillamente e suonavano la chitarra.
In altre parole, il vice del sindaco, cioè l’On. De Corato, ha fatto mobilitare inutilmente e a spese dei contribuenti un numero abnorme di forze dell’ordine, chiuso la metropolitana di Duomo, cosa riuscita nemmeno al Seveso, e diffuso il panico tra i turisti, unicamente per motivi politici e personali e pretendendo persino dalla Questura e dai Carabinieri di violare la legge e le stesse ordinanze comunali.
Per fortuna, le forze dell’ordine sono più serie del vice del sindaco e, aggiungiamo, anche dotate di quel senso del ridicolo che invece manca completamente a De Corato.
Di ieri sera mi rimane soprattutto un’immagine, che forse riassume il senso di tutta la serata. Quella del militare dei reparti mobili dei Carabinieri che non riesce proprio a trattenere il suo sorriso di fronte alla palese assurdità della situazione.
Ed è stato quel sorriso, unito a quello dei ragazzi e delle ragazze, che ha seppellito l’idiozia e l’odio di un uomo che dopo 13 anni di vicesindaco dovrebbe cambiare mestiere.