Articolo di Luciano Muhlbauer e Osvaldo Squassina, pubblicato su il Manifesto del 21 febbraio 2007 (pag. Milano)
Oggi il Consiglio Regionale ha deciso di affrontare con urgenza la questione della proroga per l’entrata in vigore della legge regionale sui phone center (l.r. 3 marzo 2006, n.6), prevista per fine marzo. La competente commissione consiliare avvierà dunque la discussione entro e non oltre la prima settimana di marzo.
In Lombardia esistono quasi 3.000 phone center, di cui ben 700 si trovano a Milano. Ebbene, la grandissima maggioranza di loro rischia la chiusura immediata qualora tra un mese entrasse in vigore la legge.
Rifondazione Comunista non l’aveva votata un anno fa, perché riteniamo inaccettabile e illegittimo che vengano stabilite regole speciali per un determinato settore commerciale, semplicemente perché utilizzato da cittadini immigrati. Ma, come se non bastasse, quella legge si è dimostrata anche inapplicabile. Infatti, un phone center che volesse mettersi in regola con la legge dovrebbe, in buona parte dei casi, trovarsi una nuova sede, poiché non dappertutto si possono fare le opere edilizie richieste. Ma, e sta qui l’inghippo, l’articolo 7 vieta ogni ‘rilocalizzazione’ o nuova apertura fino all’adozione, da parte del comune di competenza, di una serie di atti specifici di Pgt. Ovviamente, gran parte dei comuni lombardi non l’ha fatto.
Oggi, non abbiamo preteso di ridiscutere la legge, ma semplicemente di compiere un atto di buon senso e di buon governo, evitando che i ritardi burocratici della pubblica amministrazione si scarichino sui cittadini più deboli, attraverso un’ondata di chiusure forzate.
Non è stato possibile far votare una proroga nell’odierna seduta, ma il fatto che la maggioranza abbia accettato di riaprire la discussione rappresenta un piccolo passo avanti che noi valutiamo positivamente.