I precari e le precarie potranno impugnare il loro licenziamento ancora per tutto il 2011. Quindi, quanti non lo avevano fatto entro il 23 gennaio u.s. avranno ora un’altra possibilità.
Infatti, nel maxiemendamento al decreto-legge n. 225 del 29 dicembre 2010 -meglio conosciuto come “Milleproroghe”-, approvato dal Senato il 16 febbraio, è contenuta anche la proroga del termine per l’impugnativa del licenziamento da parte dei lavoratori e delle lavoratrici il cui contratto a tempo determinato era cessato prima dell’entrato in vigore del “collegato lavoro” (legge 183 del 24 novembre 2010).
Quel collegato lavoro, fortemente voluto dal Ministro Sacconi, è un vero e proprio minestrone di fregature, ma la norma ammazza-ricorsi (art. 32), che di fatto sana tutti i licenziamenti illegittimi di precari, è senz’altro quella più vile e ignobile. Beninteso, quella norma contro i precari e le precarie rimane interamente in piedi, ma la sua entrata in vigore viene posticipata al 2012.
In altre parole, se prima c’erano soltanto 60 giorni, dal 24 novembre al 23 gennaio, per impugnare in sede legale un contratto a tempo determinato, prima che arrivasse il colpo di spugna, ora ci sarà tempo fino al 31 dicembre 2011. Insomma, non si tratta di una vittoria, ma sicuramente di un po’ di tempo guadagnato da utilizzare bene, anzitutto estendendo le campagne già in atto, da parte di diversi soggetti sindacali e di movimento, per far conoscere ai lavoratori e alle lavoratrici interessati la possibilità di ricorrere e offrire loro conseguentemente la necessaria assistenza legale.
Politicamente parlando, questa proroga, inserita nel maxiemendamento su proposta del Pd e con il consenso della maggioranza di destra, nonostante la pubblica opposizione da parte del solito Sacconi, è la definitiva dimostrazione, se ce ne fosse ancora bisogna, che quella norma è esattamente quello che avevamo detto che fosse: cioè, una porcheria.
Segnalo, infine, per chiarezza, che tecnicamente quella proroga non è ancora operativa, perché il Milleproroghe, così come modificato dal maxiemendamento, passa ora alla Camera, che dovrà approvarlo a sua volta. Teoricamente, dunque, ci potranno essere ancora delle modifiche e dei passi indietro, ma visto che ogni modifica comporterebbe un ritorno del testo al Senato e considerata la situazione politica, questa ci pare una prospettiva assai improbabile.
Luciano Muhlbauer
Cliccando sull’icona qui sotto puoi scaricare la pagina del maxiemendamento approvato dal Senato, contenente la proroga (vedi comma 10. evidenziato in rosso)