Musica con i DjSet di Vito War, Facchini, Jam, Cegna e Dottor Noise (from Punkreas), reading di Renato Sarti, Bebo Storti, Dijana Pavlovic e Stefano Massaron, interventi dei Comitati x Pispia, del Circolo Magnolia, della rete Milano l’è bela e di altr* e, ovviamente, di GIULIANO PISAPIA. Questo ed altro succederà martedì 3 maggio, dalle ore 18.30 alle 23.00, all’aperitivo in piazza Leonardo da Vinci, a Milano.
Insomma, un’occasione per stare insieme, per chiacchierare e, soprattutto, per discutere e ragionare con il candidato Sindaco, Giuliano Pisapia, sulla questione degli spazi nella Milano che c’è e in quella che (auspichiamo) verrà. Infatti, la Milano della destra, dei De Corato, dei leghisti e dei berluscones è anche la città delle aree dismesse e abbandonate, degli spazi vuoti, degli sgomberi, della chiusura di circoli e locali indipendenti, del fastidio istituzionale verso la musica e la cultura, dei giovani trattati come sorvegliati speciali, delle piazze recintate e dei coprifuochi.
E allora, si impone in maniera dirimente la domanda se possiamo immaginarci una Milano diversa, che magari cominci ad assomigliare un po’ ad altre metropoli europee, come Berlino, Parigi, Barcellona, Amsterdam o Londra. Una Milano che potrebbe esserci senza spendere tanti soldi, perché a Milano lo spazio c’è; quello che manca è una politica decente sugli spazi che li valorizzi, che stimoli il loro riuso, che li renda accessibili e fruibili.
E allora, ci vediamo martedì 3 maggio, dalle ore 18.30, in piazza Leonardo da Vinci.
In fondo, in allegato puoi scaricare il flyer dell’iniziativa, in formato pdf e jpg. Qui di seguito invece, il mio articolo sul 3 maggio, pubblicato sulla freepress eretica MilanoX di questa settimana:
IL CIELO SOPRA MILANO
articolo di Luciano Muhlbauer, pubblicato su MilanoX del 29 aprile
Una delle caratteristiche dei quasi vent’anni di governo del centrodestra a Milano è l’incessante opera di produzione di nemici da additare e di conflitti da cavalcare. Ormai la città è letteralmente disseminata di conflitti: italiani contro stranieri, giovani contro anziani, residenti contro movida e chi più ne ha più ne metta.
Certo, un modo ben strano di amministrare una città e di volerle bene, ma indubbiamente un metodo che si è dimostrato efficace per legittimare la propria permanenza a Palazzo Marino.
Per Milano, però, il risultato finale è un disastro. Una città sempre più grigia, inospitale e chiusa. La cultura, specie quella prodotta nei quartieri, nei circoli o negli spazi sociali, viene vissuta come un fastidio. I luoghi pubblici sono sempre più recintati e sottoposti a divieti, perché se tante persone si ritrovano in piazza lo si considera un problema. Per quanto riguarda le numerose aree dismesse di Milano, si preferisce consegnarle all’abbandono e al degrado, piuttosto che incentivare il loro riuso per finalità sociali o per attività produttive.
Tra le prime vittime di questa visione di città ci sono ovviamente i giovani, trattati come se fossero dei sorvegliati speciali. Altro che stimolare il protagonismo giovanile! Chi ha amministrato la città ha reso Milano una città ostile per i giovani. E come meravigliarsi, dunque, che l’età media a Milano città sia ormai di 45,1 anni, cioè superiore non solo alla media nazionale (42,8), ma anche a quella della stessa provincia (43,6).
Poi, nella nostra città c’è pure un aggravante, di non poco conto, rappresentato dalla presenza determinante nel governo cittadino della cultura politica di provenienza missina, peraltro intrisa di revanscismo, di cui il vice del sindaco, Riccardo De Corato, è il massimo, ma ahinoi non unico, esponente.
Fino a non troppi anni fa era assai diffusa la convinzione che quest’ultimo fosse un problema che riguardava i soli centri sociali, ai quali il vicesindaco riserva da lungo tempo un trattamento speciale. Ma le cose non stavano affatto così e, infatti, presto la destra cittadina iniziò a dedicare un’attenzione particolare anche ai circoli Arci. Vi ricordate la chiusura forzata del circolo La Scighera nel 2007? Ebbene, nel frattempo le cose sono notevolmente peggiorate e l’ultimo intervento mirato in ordine di tempo ha portato alla chiusura di La Casa 139.
Ma il problema va ben oltre, come aveva giustamente rilevato anche l’appello Liberiamo la Musica, firmato da uno schieramento molto ampio di circoli, artisti e locali all’inizio di marzo: “La Musica a Milano non è più di casa, soprattutto se indipendente, autorganizzata e di base. E non fa differenza se viene promossa da un circolo Arci, da un locale pubblico o da un centro sociale”.
Appunto, non fa differenza, poiché quello che è considerato insopportabile è che i milanesi e le milanesi prendano iniziative culturali, artistiche o sociali indipendenti, cioè fuori dagli spazi politicamente o commercialmente controllati. Infatti, al trattamento iper-severo riservato ad alcuni, corrisponde una tolleranza totale per altri. Vi ricordate la vicenda delle bustarelle e delle dimissioni del comandante della Polizia Locale? Ecco, ci fermiamo qui.
Ebbene, tutto questo per dire una cosa fondamentale e determinante: a Milano il problema non è la mancanza di spazi, ma la politica sugli spazi. Cioè, gli spazi ci sono, ma latita una politica che favorisca e stimoli il loro uso, a fini sociali, lavorativi, culturali, artistici o anche, semplicemente, per stare insieme.
E poi, uno spazio abbandonato, magari in attesa di qualche speculazione immobiliare, non è semplicemente uno spazio vuoto, bensì uno spazio sottratto alla città e un luogo di insicurezza. Anche per questo, vi dovrebbe essere un interesse pubblico affinché venga stimolato il riuso, temporaneo o permanente, delle aree dismesse e abbandonate.
Infine, le esperienze delle metropoli europee ci confermano che un’altra politica sugli spazi è possibile, che diversi approcci culturali possono convivere nello spazio urbano e che il conflitto frontale e permanente è una scelta dell’amministratore e non una legge della natura. Beninteso, anche nelle altre città europee non mancano i problemi, ma una cosa ottusa come qui non è facile trovarla.
Ebbene, se il problema è cambiare politica, allora un’occasione ce l’abbiamo. Il 15 e il 16 maggio si vota per le comunali e decidiamo se tenerci la Moratti, le destre e la loro politica oppure se finalmente si cambia, scegliendo Giuliano Pisapia come Sindaco.
E siccome, appunto, cambiare significa anche cambiare la politica sugli spazi e sulla cultura, c’è un’occasione per parlarne prima del voto, tra di noi e con Pisapia, all’aperitivo in piazza Leonardo da Vinci, martedì 3 maggio. A Milano c’è spazio!
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