Volevo scrivere qualcosa immediatamente, appena arrivato a casa da piazza Duomo, dopo la bellissima festa del 30 maggio. Ma non ce l’avevo fatta, troppo tardi, troppa stanchezza. E non ce l’ho fatta nemmeno ieri, perché il telefono squillava in continuazione e, soprattutto, la mia mente assomigliava a un frullatore in piena attività. Ma poi mi hanno chiamato dal Manifesto, dicendomi che volevano intervistarmi. E così, mi hanno costretto a mettere in fila qualche primissimo ragionamento, risolvendomi en passant anche il problema di che cosa mettere qui sul blog. Eccovi dunque l’intervista, così come pubblicata oggi su il Manifesto:
Intervista / DOPO UNA BELLISSIMA PRIMAVERA MERITIAMO UN'ESTATE MERAVIGLIOSA
«Giuliano ha rotto la cappa che opprimeva i milanesi»
di Giorgio Salvetti – Milano
Piove o tira vento, Luciano Muhlbauer è sempre presente. Da anni, all'alba o a notte fonda, non c'è presidio, sgombero, sciopero, mobilitazione anche di quattro gatti, senza che Luciano sia lì a cercare di fare il possibile per dare una mano, portare solidarietà, far ragionare anche i più testardi senza mai farli sentire soli. Sempre in mezzo alle persone e alla società ma con ben chiaro in testa il quadro politico generale. Fino allo scorso anno è stato consigliere regionale del Prc e alle ultime regionali è stato l'uomo più votato a sinistra. E' una delle colonne dello staff di Pisapia. Vederlo correre a gestire l'enorme festa in piazza Duomo è stata una delle immagini-simbolo della nuova Milano che verrà.
Come stai il giorno dopo?
Sono felicemente distrutto per una fatica dovuta a una grande gioia. Non credo di esagerare se dico che ho sentito un assaggio di liberazione. Mentre aspettavo i primi dati ho incrociato il mio ex preside di facoltà con i capelli bianchi. Ci siamo guardati e in un attimo abbiamo realizzato che quando la destra prese il potere a Milano non ero ancora laureato. E' passata una vita. Ho pensato: o oggi o mai più.
Poi la festa in Duomo, e tu dovevi fare in modo che andasse tutto bene in quel casino?
E' stato uno splendido caos creativo. Siamo abituati alle simpatiche pecche delle cose organizzate da militanti e volontari, ma l'altra sera è stato davvero incredibile. Il palco piccolo, solo un pezzo di quello del Giro d'Italia, sembrava un fortino assediato da una marea affacciata a piccolissime transenne. Tutti si sono dati da fare perché filasse tutto liscio: a un certo punto ho visto Gino Strada correre a soccorrere una ragazza svenuta! Una serata indimenticabile, un'immagine della grandissima forza creativa e spontanea che Milano sa esprimere e con cui ha saputo battere la macchina rabbiosa del centrodestra.
Tu che hai vissuto da vicino l'evoluzione politica e sociale della città, come leggi questa straordinaria primavera milanese? Che cosa è davvero successo a Milano?
E' successo che c'è stato l'uomo giusto, nel posto giusto, al momento giusto. Milano viveva sotto una cappa opprimente fatta di rancore, paure e facce sempre incazzate. Un amico di ritorno da Istanbul mi disse: «Là sì che i giovani hanno spazi e possibilità...» , e questo dice come si sentivano i milanesi. Tutta la città soffriva il senso di soffocamento che gli veniva imposto ma non riusciva a trovare un strada, un sentiero per uscirne. Giuliano Pisapia si è messo a disposizione di questo bisogno di liberazione e di questa voglia di partecipazione. Sono convinto più che mai che solo lui poteva farlo, perché per la sua storia era l'unico in grado di far esprimere insieme tutta la città, dai militanti del movimento alla borghesia illuminata. E poi il suo carattere, il suo modo di porsi così poco studiato, da assoluto anti eroe, quella è stata la sua forza. I milanesi lo hanno sentito come uno di loro, non come un politico. Non a caso tutti lo chiamano semplicemente Giuliano.
Questi i meriti di Pisapia e della sinsitra, e i demeriti della destra?
Hanno perso il contatto con Milano e con i loro elettori. Berlusconi in fase declinante ha voluto fare un referendum perdente su di sé. Hanno agitato le solite paure con ancora più forza e hanno fatto una serie di autogol. Ma cos'altro potevano fare? Non avevano altro da dire, chiusi in un angolo senza più sogni o aspettative, vero o false, da offrire. Non è un caso che la Moratti negli ultimi giorni si sia dovuta dissociare anche dalle poche cose che aveva fatto, come l'Ecopass. Il centrodestra ha smesso di comprendere le città. Da nord a sud. Noi possiamo dire con orgoglio che da Milano abbiamo dato un contributo determinante per cambiare il vento in tutto il paese. Qui è nato il berlusconismo e solo qui poteva e doveva finire. Abbiamo fatto la nostra parte, adesso bisogna concludere l'opera a livello nazionale.
Cosa deve fare il centrosinistra?
Dopo tanti anni di rincorse al centro o a destra che hanno prodotto infinite sconfitte, queste elezioni dimostrano che si è vinto riscoprendo quello che siamo ma anche tenendo conto di tutte le peculiarità della coalizione. Non si vince puntando al centro del palazzo ma al centro delle donne e degli uomini, lavorando nella società. Il berlusconismo sta finendo ma non è finito e chissà quanti danni può ancora fare. La vittoria nelle città impone l'urgenza ma anche la possibilità di proporre una alternativa al berlusconismo in tempi brevi. Altrimenti l'alternativa la proporrà qualcun'altro da un altro lato.
Milano però si aspetta subito un segnale che il vento è cambiato davvero.
Sappiamo che tutto quello che abbiamo fatto fino a qui è stato la parte più facile. Prima di tutto bisogna capire quanti buchi di bilancio sono stati fatti. Certo, tutti parlano della giunta. Bisogna dare subito il messaggio a tutti i milanesi che questa non è stata solo un bella campagna elettorale. Penso alla mobilità, ai giovani e all'economia, alla rete wi-fi. Ma soprattutto questa città ha bisogno di respirare, di riscoprire la voglia di stare insieme nelle piazze, a sentire musica. Sono cose semplici che da anni non si potevano fare. Dopo una bella primavera bisogna dare alla città un'estate meravigliosa.
Milano, 1 giugno 2010