La maxi operazione di polizia contro 41 persone, di cui 25 agli arresti, per i fatti del 3 luglio scorso in Val di Susa non può che suscitare allarme e forte preoccupazione, poiché comunica in maniera inequivocabile la volontà di spezzare con la forza e la repressione ogni dissenso organizzato verso il progetto Tav.
Prendiamo atto delle dichiarazioni del Procuratore capo di Torino, Gian Carlo Caselli, che oggi ha affermato che i provvedimenti non sono da intendersi come atti diretti contro il movimento No Tav e che “il terrorismo non ha assolutamente nulla a che vedere” con i fatti del 3 luglio.
Tuttavia, non possiamo che rimanere esterrefatti di fronte alla precisione chirurgica con i quali i provvedimenti sembrano essere stati spalmati sulle diverse componenti del composito movimento No Tav.
Sono stati arrestati esponenti di centri sociali di diverse città e di diverse aree di riferimento, colpendo anzitutto quelli piemontesi. Colpiti anche un dirigente di Rifondazione Comunista di Torino, Andrea Vitali, e un dirigente sindacale della Filctem-Cgil calabrese, Giuseppe Tiano. Tra gli arrestati troviamo poi anche un barbiere di Bussoleno e un consigliere comunale di 66 anni di Villar Focchiardo. Infine, come in tutti i gialli che si rispettino, c’è ovviamente anche il vecchio brigatista, sempre utile a insinuare mille dubbi nell’opinione pubblica.
Il 3 luglio dell’anno scorso in Val di Susa c’erano tante migliaia a manifestare e l’aria era irrespirabile per la quantità folle di gas lacrimogeni, anche quelli in teoria vietati, che furono lanciati senza troppi complimenti sull’insieme dei manifestanti. C’erano anche gli scontri, a tratti duri, certo, ma soprattutto si evidenziò un dissenso forte e di massa della popolazione della Val di Susa e di una parte significativa dell’opinione pubblica italiana contro il progetto Tav.
Dopo quel 3 luglio si poteva e si doveva scegliere la politica e la riapertura del confronto di merito, anzitutto con la popolazione della Val di Susa. Invece, era stata fatta la scelta diametralmente opposta, quella della militarizzazione della Valle e delle leggi speciali. Oggi, poi, sembra arrivata la fase 2, cioè la criminalizzazione del dissenso, con dei messaggi inequivocabili mandati a tutti.
Riteniamo quella strada folle ed inaccettabile. Esprimiamo il nostro pieno sostegno al movimento No Tav e chiediamo la liberazione degli arrestati.
Luciano Muhlbauer