Il Governo ha messo la fiducia e il Senato ha approvato, a stragrande maggioranza (231 sì, 33 no e 9 astenuti). Ora il ddl lavoro (nome completo: "Disposizioni in materia di riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita”), in una versione persino peggiorata rispetto a quella iniziale, specie per quanto rigurada i precari, passa alla Camera, dove la maggioranza intende approvarlo in via definitiva entro il mese di giugno.
L’hanno fatto, secondo Monti, “per il bene dei giovani e non per il plauso delle categorie”, anche se, a dire la verità, tra i plausi di ieri mancavano proprio i giovani. Hanno invece applaudito i capigruppo di Pd e Pdl, “organismi imparziali” (copyright di Mario Monti) come la Commissione Europea, il Fondo Monetario Internazionale e l’Osce, e, ovviamente, la Cisl di Bonanni, mentre la Uil un po’ sì un po’ no e la Cgil più no che sì, ma soprattutto per il fatto che era stata scelta la strada della fiducia, che impediva la discussione degli emendamenti.
D’altronde, non c’è proprio nulla da applaudire per i giovani, così come per tutte le altre classi d’età. L’art. 18 viene manomesso ed i licenziamenti illegittimi diventano più facili (già, il punto è questo, poiché quelli legittimi si potevano fare anche prima). Vengono colpiti e ridimensionati i diritti di chi ha un contratto a tempo indeterminato, senza darne dei nuovi ai precari e alle precarie. Nessuna forma contrattuale precaria è stata abolita e, anzi, il ricorso ad alcune di esse è stato persino facilitato. Per non parlare poi dell’apprendistato, che dovrebbe diventare il principale canale (e salario) di ingresso nel mondo del lavoro. Peccato che in Italia l’apprendistato venga utilizzato anzitutto come forma contrattuale flessibile e a buon mercato, piuttosto che non come percorso formativo, come denunciano peraltro persino fonti imprenditoriali. E che dire del forte ridimensionamento degli ammortizzatori sociali (cassa integrazione, mobilità), proprio in un momento di crisi, di esodati e di aumento smisurato dell’età pensionabile, e dell’introduzione in loro vece di un nuovo sistema assicurativo, l’Aspi, che, alla faccia dei proclami ufficiali, prevede criteri di accesso talmente restrittivi da escludere larga parte dei precari?
Insomma, non può certo sorprendere che ad applaudire siano state anzitutto istituzioni filantrope come il Fmi e non quanti e quanti di lavoro e relativo reddito devono campare. Quello che, invece, non finisce mai di stupire è l’insipidezza dell’opposizione a questi provvedimenti. Non che negli altri paesi europei sia tutto rose e fiori, figuriamoci, ma l’inconsistenza e la subalternità dell’azione del sindacalismo “maggiormente rappresentativo” italiano o l’estremismo moderato del Pd fanno davvero cascare le braccia.
Comunque, con i lamenti non andiamo da nessuna parte ed occorre invece agire. Per fortuna non tutto tace ed è calmo. Ci sono diverse ipotesi di mobilitazione, che tendono tutte ad individuare la discussione alla Camera del ddl lavoro come momento e luogo. Allo stato, purtroppo, non c’è ancora una discussione convergente e, pertanto, mi limito a segnalare le proposte emerse da diversi luoghi:
Insomma, ancora ipotesi separate, ma il lavoro per costruire convergenze è in corso. È probabile che il grosso della mobilitazione (solo Roma o anche sui territori?) si realizzerà attorno ai giorni 13 e 14 giugno –sempre che non ci siano accelerazioni e fiducie anche alla Camera-, considerato anche che Usb ha sospeso gli scioperi previsti per l’8 giugno, in seguito al terremoto in Emilia.
In altre parole, a partire da oggi tutti e tutte dobbiamo concentrarci a costruire la mobilitazione, in maniera possibilmente convergente e unitaria, sia sui territori, che centralmente. E poi, ci vorrebbe questo benedetto sciopero generale!
Luciano Muhlbauer
La versione iniziale del ddl puoi consultarla qui. Sotto, in allegato, puoi invece scaricare il testo del Ddl "Disposizioni in materia di riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita”, così come approvato dal Senato il 31 maggio 2012. Per la ver