L’annunciato intervento di forza alla Jabil di Cassina de’ Pecchi (MI) è arrivato oggi all’alba, ma il blitz si è risolto in un fallimento completo per la multinazionale statunitense. Questo fatto dovrebbe far riflettere e, soprattutto, spingere tutti gli attori istituzionali a dare forza agli impegni di reindustrializzazione del sito, presi dal Ministero dello Sviluppo Economico soltanto lunedì scorso a Cassina.
Infatti, in questa settimana le istituzioni hanno brillato per ambiguità, poiché agli impegni concreti per il rilancio produttivo ed occupazionale di lunedì scorso, è seguito oggi un massiccio dispiegamento di polizia e carabinieri che ha aperto con la forza la strada a due camion e a una trentina di lavoratori, probabilmente dipendenti di una cooperativa a basso costo, che avrebbero dovuto asportare dal sito componenti e macchinari per conto del management della Jabil.
Se questa operazione fosse andata in porto, probabilmente gli impegni ministeriali sarebbero finiti in un cestino nel giro di qualche settimana, poiché una fabbrica svuotata di ogni valore e un presidio operaio smantellato non producono né vertenze, né soluzioni, né rispetto degli impegni. Ahinoi, così vanno le cose nel nostro paese.
Oggi le istituzioni non hanno fatto il loro dovere e tutto il peso della salvaguardia di una prospettiva produttiva ed occupazionale è rimasta sulle spalle degli operai e delle operaie licenziati da Jabil. Grazie alla loro straordinaria determinazione e al sostegno solidale ricevuto questa mattina da parte di molti, a partire dalla Fiom di Milano e dai giovani dei movimenti, stamattina i piani della direzione Jabil sono naufragati.
Polizia e carabinieri si sono presentati poco dopo le ore 5.00. La resistenza dei due presidi, corrispondenti a due ingressi allo stabilimento, è stata molto decisa, ma sempre a mani nude e a volto scoperto, mai violento, e quindi era solo questione di tempo perché i reparti antisommossa si aprissero un varco. Ma non era finita lì, perché dall’interno diversi operai salivano sui tetti in segno di protesta e, successivamente, decine di lavoratori e giovani sono riusciti ad invadere lo stabilimento, dove gli addetti inviati dalla direzione Jabil stavano tentando di portare via il materiale. Morale della storia: il blitz si è impantanato appena entrato nel vivo e poco dopo le 8.00 i due camion stavano già ripartendo, quasi vuoti.
Oggi, chi ha difeso il presidio operaio e l’integrità dello stabilimento ha reso un servizio non solo a se stesso, ma soprattutto all’interesse generale, poiché ha salvaguardato la possibilità di vedere rinascere l’attività produttiva. E questo dovrebbe essere di insegnamento a chi, pur essendo istituzione pubblica, ha preferito assecondare l’interesse privato di una società multinazionale che se ne frega dei territori e delle persone
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer