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‘NDRANGHETA IN REGIONE - LA MISURA È COLMA. FORMIGONI A CASA
di lucmu (del 10/10/2012 @ 13:50:58, in Regione, linkato 1133 volte)
Intervento di Luciano Muhlbauer, pubblicato sul sito MilanoInMovimento il 10 ottobre 2012
 
La misura è colma, decisamente e definitivamente. Con l’arresto dell’Assessore regionale alla Casa la ‘ndrangheta si è manifestata dalle parti del Palazzo della Regione non più come ombra o ipotesi, ma come dato di fatto e certezza giudiziaria.
Mancano ormai quasi le forze per commentare i continui scandali in Regione Lombardia, poiché non solo la lista si sta allungando all’inverosimile, ma soprattutto Formigoni non accenna a fare l’unica cosa ragionevole rimasta da fare, cioè dimettersi, mentre la Lega, quella che nei comizi esibisce le ramazze, continua a blaterare di cose incomprensibili e tenere in vita l’agonizzante governo Formigoni.
Ma la vicenda Zambetti deve essere commentata, assolutamente, perché nel suo immenso squallore evidenzia meglio di mille parole il grado di depravazione raggiunto dal sistema di potere formigoniano che domina la Lombardia da quasi un ventennio. Infatti, in essa si rispecchia la frontiera più avanzata ed estrema della corruzione morale e politica: l’incontro con il crimine organizzato, cioè con la ‘ndrangheta.
Domenico Zambetti, nella Giunta Formigoni sin dal 2005 e fino a stamattina Assessore regionale alla Casa, è stato arrestato con un accusa gravissima: compravendita di voti con la ‘ndrangheta e concorso esterno in associazione mafiosa. Oltre Zambetti, ci sono anche molti altri indagati ed arrestati, ma il dato di fondo che emerge dall’operazione è il medesimo: l’intreccio di rapporti tra criminalità organizzata, politica ed istituzioni.
Per quanto riguarda Regione Lombardia, scossa da innumerevoli inchieste giudiziarie, tra cui anche quella che riguarda il Presidente Formigoni, per la vicenda Maugeri-Daccò-Simone, non si tratta della prima volta che si palesa l’ombra della ‘ndrangheta. Già nel 2010, in occasione dell’operazione Infinito, saltò fuori il nome di un ex-assessore di Formigoni, cioè Massimo Ponzoni, definito negli atti dell’inchiesta come “capitale sociale” dell’organizzazione criminale.
Ponzoni era poi finito poi in carcere, ma per corruzione e non per i rapporti con la ‘ndrangheta, e anche in altre inchieste che riguardavano uomini di Formigoni sono poi emersi possibili rapporti con il crimine organizzato, ma mai questo tipo di relazione aveva trovato un’esplicitazione come ora. Ecco perché la vicenda Zambetti è di una gravità inaudita, anche per il marcio regno di Formigoni.
Su Zambetti non ci sono molte altre parole da spendere, perché quanto avvenuto stamattina contiene già di per sé un giudizio morale e politico. Soltanto una piccola cosa andrebbe però aggiunta, non perché sia particolarmente importante di fronte all’enormità della vicenda, ma perché forse meglio di tante cose più eclatanti riesce a darci la misura dell’immiserimento e dello squallore di una certa politica. E mi riferisco alla vicenda del Lambretta, cioè le villette Aler abbandonate di piazza Ferravilla a Milano, che un gruppo di studenti delle scuole della zona Lambrate aveva occupato a primavera.
Ebbene, l’Assessore Zambetti, insieme al presidente dell’Aler di Milano, nominato dalla Regione, era tra i più attivi ad esercitare pressioni su Prefetto e Questore per ottenere lo sgombero coatto del Lambretta, sebbene non esistessero progetti edilizi o abitativi esecutivi su quell’area. E, al di là delle tante piccole bugie, la base della richiesta di sgombero era la seguente: occupare è illegale. Già, ergersi a supremi difensori della legalità di fronte a un gruppo di giovani che aveva peraltro ripulito dal degrado e dallo spaccio delle case abbandonate, salvo poi far assumere la figlia di un boss della ‘ndrangheta dall’Aler, promettere case popolari ai clan e farsi eleggere in Consiglio regionale con i voti comprati dai boss… Insomma, che dire?
A questo punto le parole sono davvero finite, anche perché le parole non servono più. Servono i fatti e per avere dei fatti, occorre che ci sia una presa di coscienza ampia tra i lombardi e le lombarde, ben oltre a quelli e quelle che già oggi pensano e dicono che Formigoni si debba dimettere. Già, perché se non si chiude rapidamente con l’era Formigoni e con quel marcio sistema di potere che gravita attorno al governo regionale, rischiamo che invece di discutere di alternative valide, radicali e democratiche, finiamo tutti e tutte sommersi dalle macerie e dal fango.