Mentre le polemiche politiche sui destini di Malpensa riempiono quotidianamente la stampa, quasi nulla si dice dei licenziamenti che potrebbero prodursi già in questi mesi nello scalo varesino. Si tratta degli oltre 500 dipendenti precari della Sea.
Infatti, negli ultimi sei-sette anni la società di gestione degli aeroporti milanesi ha fatto vieppiù ricorso al lavoro precario -a tempo determinato e interinale-, non per fare fronte ai picchi stagionali, bensì per coprire l’organico di Malpensa. E così, i lavoratori precari rappresentano attualmente ben oltre il 50% degli operai addetti al carico e scarico degli aerei e alla movimentazione dei bagagli, nonché il 40% degli impiegati della registrazione e degli imbarchi.
Questi lavoratori, oltre al danno degli anni di ingiustificato precariato, rischiano ora anche la beffa della disoccupazione. E l’azienda non deve neanche parlare di licenziamento, perché semplicemente scade il contratto, quasi per tutti entro la fine di marzo, e non c’è nemmeno la possibilità di accedere a qualche ammortizzatore sociale.
Riteniamo che non sia sufficiente riempire i mass-media con dichiarazioni e proclami roboanti, ma che occorra anzitutto produrre dei fatti concreti. E la Sea, considerato anche il prolungato abuso dei contratti temporanei, ha una indubbia e primaria responsabilità rispetto al destino di questi lavoratori, che vanno trattati alla stregua di tutti i dipendenti e non scaricati alla prima occasione.
Su pressione delle organizzazioni sindacali, la Sea ha rinviato i primi licenziamenti, prorogando di un mese i 102 contratti a tempo determinato in scadenza il 31 gennaio, mentre nulla si sa circa i 122 lavoratori interinali che scadranno sempre a fine gennaio.
Chiediamo pertanto alla Sea e, soprattutto, al suo azionista di maggioranza, il Comune di Milano, e a quello di minoranza, la Provincia di Milano, di non limitarsi a qualche rinvio temporaneo, ma di farsi carico fino in fondo di questi lavoratori, adottando da subito una moratoria sui licenziamenti, comunque chiamati. E c’è un’unica maniera per farlo, cioè trasformare i contratti precari in contratti a tempo indeterminato.
Da parte nostra, ribadiamo contrarietà al piano Air France e disponibilità a sostenere tutte le iniziative idonee a salvaguardare l’occupazione a Malpensa, purché si scenda dal treno della propaganda e si faccia sul serio. E, in questo senso, la vicenda dei precari a rischio licenziamento rappresenta per noi un banco di prova.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer