MALPENSA: OLTRE 500 PRECARI RISCHIANO POSTO DI LAVORO. CHIEDIAMO MORATORIA SU LICENZIAMENTI IN SEA
MALPENSA: OLTRE 500 PRECARI RISCHIANO POSTO DI LAVORO. CHIEDIAMO MORATORIA SU LICENZIAMENTI IN SEA
di lucmu (del 29/01/2008, in Lavoro, linkato 1010 volte)
Mentre le polemiche politiche sui destini di Malpensa riempiono quotidianamente la stampa, quasi nulla si dice dei licenziamenti che potrebbero prodursi già in questi mesi nello scalo varesino. Si tratta degli oltre 500 dipendenti precari della Sea.
Infatti, negli ultimi sei-sette anni la società di gestione degli aeroporti milanesi ha fatto vieppiù ricorso al lavoro precario -a tempo determinato e interinale-, non per fare fronte ai picchi stagionali, bensì per coprire l’organico di Malpensa. E così, i lavoratori precari rappresentano attualmente ben oltre il 50% degli operai addetti al carico e scarico degli aerei e alla movimentazione dei bagagli, nonché il 40% degli impiegati della registrazione e degli imbarchi.
Questi lavoratori, oltre al danno degli anni di ingiustificato precariato, rischiano ora anche la beffa della disoccupazione. E l’azienda non deve neanche parlare di licenziamento, perché semplicemente scade il contratto, quasi per tutti entro la fine di marzo, e non c’è nemmeno la possibilità di accedere a qualche ammortizzatore sociale.
Riteniamo che non sia sufficiente riempire i mass-media con dichiarazioni e proclami roboanti, ma che occorra anzitutto produrre dei fatti concreti. E la Sea, considerato anche il prolungato abuso dei contratti temporanei, ha una indubbia e primaria responsabilità rispetto al destino di questi lavoratori, che vanno trattati alla stregua di tutti i dipendenti e non scaricati alla prima occasione.
Su pressione delle organizzazioni sindacali, la Sea ha rinviato i primi licenziamenti, prorogando di un mese i 102 contratti a tempo determinato in scadenza il 31 gennaio, mentre nulla si sa circa i 122 lavoratori interinali che scadranno sempre a fine gennaio.
Chiediamo pertanto alla Sea e, soprattutto, al suo azionista di maggioranza, il Comune di Milano, e a quello di minoranza, la Provincia di Milano, di non limitarsi a qualche rinvio temporaneo, ma di farsi carico fino in fondo di questi lavoratori, adottando da subito una moratoria sui licenziamenti, comunque chiamati. E c’è un’unica maniera per farlo, cioè trasformare i contratti precari in contratti a tempo indeterminato.
Da parte nostra, ribadiamo contrarietà al piano Air France e disponibilità a sostenere tutte le iniziative idonee a salvaguardare l’occupazione a Malpensa, purché si scenda dal treno della propaganda e si faccia sul serio. E, in questo senso, la vicenda dei precari a rischio licenziamento rappresenta per noi un banco di prova.
ti sottopongo una riflessione: mi ricordo quando parlavamo, decine di anni fa, della deregulation di reaganiana e thatcheriana memoria nei trasporti e, per contro, esaltavamo la prudenza (e la diffidenza) che i governi e i vettori centro-sud europei mantenevano verso queste strategie politico-economiche.
ebbene, anche in questo caso ci eravamo sbagliati, purtroppo. la deregulation non ha causato disastri catastrofici dove è stata applicata, certo qualche conseguenza c' è stata, ma adesso il caso alitalia-malpensa è il rovescio della medaglia.
volendo condannare efficientismo e privatizzazioni si è finiti ad avallare inefficienza, spese faraoniche, lassismo e clientelismo, finchè l' alitalia è finita fuori mercato, praticamente fallita, ed ora sono c...
quel che voglio dire è che salvaguardare i posti di lavoro, i livelli di occupazione, i diritti dei lavoratori è sacrosanto, ma non è
[continua] affatto questa la strategia che deve guidare l' iniziativa politica, di qualunque parte sia. talvolta, bisogna saper guardare al di là dei propri interessi di bottega e constatare che, se il mercato va in una direzione, o la si segue (con tutta la prudenza necessaria) o si finisce fuori mercato e si va tutti a casa.
certo, i padroni fanno il loro lavoro ed i dipendenti (e chi li difende) fanno il proprio, ma se privilegiare il profitto a tutti i costi è economicamente e socialmente errato, anche difendere i livelli occupazionali a scapito del profitto ed addirittura della sopravvivenza stessa dell' azienda è altrettanto errato.
quello che obietto spesso alla tua parte politica (che fino all' altro ieri era anche la mia) è che essa esiste, ha senso, solo ed esclusivamente come forza di opposizione, mentre a mio avviso una formazione politica ha il dovere di saper anche governare, non solo gli stati e gli enti loca
di
Anonimo
(inviato il 07/02/2008 @ 02:48:30)
# 3
[continua] [non puoi mettere un contatore di caratteri, che qui si sfora di continuo?]
locali, ma anche le aziende che ne fanno parte, per indirizzarne e supportarne, nel caso, le strategie.
dunque, nel caso alitalia-malpensa, non guardiamo solo ai posti di lavoro che si andranno a perdere, ma guardiamo un po' oltre e cerchiamo di capire se lottare anche in funzione di nuove strategie industriali che salvaguardino alitalia e malpensa. e strategia industriale non vuol affatto dire salvare il didietro di qualche centinaio di operai, ma OLTRE questo riuscire ad occuparne migliaia domani, in aziende ben dirette ed efficienti sul mercato.
un consiglio: date anche un okkio ai conti di malpensa, poichè lì c' è gente che spreca milioni e milioni in lavori eterni ed inutili, a buon intenditor...