51 OPERAI LICENZIATI PERCHÉ HANNO SCIOPERATO – BOICOTTA I PRODOTTI GRANAROLO
51 OPERAI LICENZIATI PERCHÉ HANNO SCIOPERATO – BOICOTTA I PRODOTTI GRANAROLO
di lucmu (del 03/07/2013, in Lavoro, linkato 2577 volte)
In Italia c’è un numero crescente e sempre più significativo di lavoratori e lavoratrici che sono de facto esclusi dal sistema di diritti, regole e tutele previsto dalla legislazione sul lavoro. Per loro l’italianissimo Statuto dei Lavoratori ha la stessa valenza del codice della strada della Nuova Zelanda. Sulla carta vale anche per loro il diritto costituzionale di sciopero e di libera associazione sindacale, ma guai a esercitarlo, perché poi arriva il licenziamento e, se va male, pure le botte della polizia. Ed è tutto in regola, tutto legale.
Si tratta di lavoratori in nero o precari o, in misura crescente, dipendenti da imprese e cooperative che lavorano in regime di appalto, subappalto e subsubappalto. È una parte del mondo del lavoro in continua espansione, dove decenni di conquiste sociali sono state spazzate via e dove vigono livelli salariali inferiori e spesso infami (ovvio, perché in ultima analisi il senso del tutto è proprio questo). Si tratta di una piaga che invade e pervade ormai tutta l’economia, dal privato al pubblico, e tende ad essere persino dominante in alcuni settori strategici, come nella logistica e nella movimentazione merci.
Non è un caso che in questi anni alcune delle lotte più dure si stiano dando nella logistica. Lì, come ti muovi, scatta immediatamente e pesantemente la repressione. Infatti, il settore è troppo importante e le aziende coinvolte troppo potenti. Già, perché quei lavoratori, privi dei diritti più elementari, pur dipendendo contrattualmente da imprese e cooperative sconosciute, di fatto lavorano nella movimentazione merci di autentici giganti, come l’Ikea, LegaCoop, il Gigante, la Granarolo eccetera.
Vi ricordate, per esempio, del brutale intervento di polizia di un anno fa contro i facchini in sciopero a Basiano, nel milanese? Comunque, i fatti sono molti e testimoniano di un nascente movimento di lotta nel settore, che nel frattempo ha realizzato anche due scioperi nazionali, grazie al sostegno di alcuni sindacati di base (SiCobas, Adl Cobas, Conf. Cobas Lav. Privato).
La tensione più alta è stata raggiunta finora in Emilia-Romagna, regione che ospita molti snodi logistici, con la lotta ai magazzini dell’Ikea di Piacenza e gli scioperi e i blocchi a Bologna. In quelle occasioni, oltre gli ormai consueti interventi delle forze dell’ordine, c’è stato anche un salto di qualità nel tentativo di limitare l’esercizio dei diritti sindacali: a marzo il Questore di Piacenza ha dato un foglio di via a un dirigente sindacale del SiCobas, Aldo Milani, e poco tempo dopo, in seguito agli scioperi alla Granarolo e alla LegaCoop di Bologna, è intervenuta persino la Commissione di Garanzia Sciopero, decretando che le norme restrittive della legge 146/90 vanno d’ora in avanti applicate anche nella logistica.
Ma poi, appunto, lo strumento principale di repressione dei lavoratori rimane sempre il licenziamento. E così, per far capire a tutti che bisogna stare zitti e buoni e che è vietato scioperare, sono stati licenziati 51 operai che lavoravano per la movimentazione merci della Granarolo di Bologna. Su questa vicenda si e sviluppata una battaglia generale e il 29 giugno scorso c’è stata anche una giornata di mobilitazione davanti alla Granarolo, dove sono state decise nuove mobilitazioni e scioperi ed è stato lanciato un appello sul piano nazionale per una campagna di boicottaggio dei prodotti Granarolo (qui il resoconto dell’assemblea del 29).
Ebbene, io penso che quei lavoratori non vadano lasciati da soli, che vada sostenuta la loro mobilitazione, che peraltro non è per la luna, ma molto più banalmente per il rispetto dei diritti più elementari, come un salario decente, il rispetto dei contratti (a proposito di “esigibilità”…), il posto di lavoro. Questo significa concretamente sostenere la campagna per la riassunzione dei 41 licenziati a Bologna. E uno strumento immediato c’è: sospendiamo fino al reintegro dei 51 l’acquisto dei prodotti Granarolo (i prodotti sono tanti e per sapere quali sono basta consultare la lista).
Per chi sta a Milano, segnalo inoltre un presidio a sostegno della campagna di boicottaggio, organizzato dal Csa Vittoria e dal SiCobas, per sabato 6 luglio, alle ore 16.00, all’Ipercoop di viale Umbria.
Elenco Prodotti da Boicottare e far boicottare. A Milano possiam fare molto visti i marchi..: Burro Centrale del latte Milano Latte Fresco Centrale del latte Milano Tutti prodotti linea Yomo Latte Granarolo Latte Accadì Uova granarolo Lola Snack al latte Latte crescita bimbi UHT Ricottine granarolo Panna e basciamella Mozzarella Pettinicchio Mozzarella Granarolo Dessert Granarolo
di
Stefo
(inviato il 03/07/2013 @ 15:12:26)
# 2
Mi scusi sig.Muhlbauer son venuto a conoscenza di questo blog tramite FB. Mi chiedo e le chiedo,a cosa serve boicottare i prodotti Granarolo,se il problema è il sistema delle cooperative in se.
Serve perché è la Granarolo (o altre aziende in altri casi) ad appaltare fasi del processo lavorativo a soggetti terzi ed esterni (che spesso usano la forma cooperativa per mera convenienza) invece che assumere direttamente il personale. Lo fanno perché così i salari sono più bassi e non hai nemmeno il problema di art. 18 o simili, se vuoi cacciare un lavoratore. Ma è la Granarolo che dà il lavoro, è sua la merce movimentata ed è lei a prendere tutte le decisioni che contano. Insomma, il sistema degli appalti non esiste a prescindere, ma soltanto nella misura in cui esistono dei committenti.
Il boicottaggio della Granarolo è servito e pochi giorni fa ha prodotto un risultato concreto: i licenziati torneranno a lavorare! Qui trovate un articolo che spiega in dettaglio l’accordo raggiunto http://www.sicobas.org/granarolo/1400-bologna-dopo-le-proteste-reintegrati-41-facchini-licenziati. Grazie a quanti e quante hanno dato il loro contributo a questa campagna.
Mi domando invece cosa si possa fare quando, come è il mio caso, si lavora in nero in una azienda per 800€ al mese, svolgendo oltretutto una professione "intellettuale".