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MANIFESTO PER UN CENSIMENTO DELLE DENUNCE E L’AMINISTIA PER LE LOTTE SOCIALI
MANIFESTO PER UN CENSIMENTO DELLE DENUNCE E L’AMINISTIA PER LE LOTTE SOCIALI
di lucmu (del 08/07/2013, in Movimenti, linkato 1605 volte)
blog Luciano Muhlbauer
Su questo blog abbiamo denunciato ripetutamente l’uso sempre più spinto e sproporzionato di strumenti repressivi per contrastare e disincentivare le lotte sociali. Il caso più estremo ed eclatante è senz’altro il ricorso ad una figura di reato inventata dal fascismo e mai abolita in periodo democratico, cioè quella di “devastazione e saccheggio”, che sta generando degli autentici mostri, come dimostra l’esito complessivo dei processi sul G8 di Genova (vedi il mio articolo Marina, Alberto e Gimmy siamo noi). Ma appunto, è soltanto il caso più estremo, poiché esistono innumerevoli modi per criminalizzare il conflitto sociale:  per un precario o un operaio anche una multa salata per blocco stradale può risultare devastante.
Per questo, specie in questi tempi di crisi occupazionale e sociale, è maledettamente importante non sottovalutare quello che sta succedendo e non stare con le mani in mano. Occorre prendere un’iniziativa e quella avviata dall’Osservatorio sulla Repressione, insieme ad altre realtà, mi pare vada nella giusta direzione. Il Manifesto per un censimento delle denunce e l’amnistia per le lotte sociali pone il problema e vuole avviare un percorso.
Per quanto mi riguarda aderisco in pieno all’iniziativa e, quindi, vi propongo di fare altrettanto, qualora ovviamente ne condividiate il senso e l’obiettivo.
 
Luciano Muhlbauer
 
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Manifesto per un censimento delle denunce e l’amnistia per le lotte sociali
 
Negli ultimi mesi, fra alcune realtà sociali, politiche e di movimento, ma anche singoli compagni e avvocati, è nato un dibattito sulla necessità di lanciare una campagna politica sull’amnistia sociale e per l’abrogazione del Codice Rocco. Da tempo l’Osservatorio sulla repressione ha iniziato un censimento sulle denunce penali contro militanti politici e attivisti di lotte sociali.
Ora abbiamo la necessità, per costruire la campagna, di un quadro quanto più possibile completo, che porterà alla creazione di un database consultabile on-line. Ad oggi sono state censite 17 mila denunce.
 
Il nuovo clima di effervescenza sociale degli ultimi anni, che non ha coinvolto solo i tradizionali settori dell’attivismo politico più radicale ma anche ampie realtà popolari, ha portato a una pesante rappresaglia repressiva, come già era accaduto nei precedenti cicli di lotte. Migliaia di persone che si trovavano a combattere con la mancanza di case, la disoccupazione, l’assenza di adeguate strutture sanitarie, la decadenza della scuola, il peggioramento delle condizioni di lavoro, il saccheggio e la devastazione di interi territori in nome del profitto, sono state sottoposte a procedimenti penali o colpite da misure di polizia. Così come sono stati condannati e denunciati militanti politici che hanno partecipato alle mobilitazioni di Napoli e Genova 2001 e alle manifestazioni del 14 dicembre 2010 e del 15 ottobre 2011 a Roma.
 
Il conflitto sociale viene ridotto a mera questione di ordine pubblico. Cittadini e militanti che lottano contro le discariche, le basi militari, le grandi opere di ferro e di cemento, come terremotati, pastori, disoccupati, studenti, lavoratori, sindacalisti, occupanti di case, si trovano a fare i conti con pestaggi, denunce e schedature di massa. Un “dispositivo” di governo che è stato portato all’estremo con l’occupazione militare della Val di Susa. Una delle conseguenze di questa gestione dell’ordine pubblico, applicato non solo alle lotte sociali ma anche ai comportamenti devianti, è il sovraffollamento delle carceri, additate dalla comunità internazionale come luoghi di afflizione dove i detenuti vivono privi delle più elementari garanzie civili e umane. Ad esse si affiancano i CIE, dove sono recluse persone private della libertà e di ogni diritto solo perché senza lavoro o permesso di permanenza in quanto migranti, e gli OPG, gli ospedali di reclusione psichiatrica più volte destinati alla chiusura, che rimangono a baluardo della volontà istituzionale di esclusione totale e emarginazione dei soggetti sociali più deboli.
 
Sempre più spesso dunque i magistrati dalle aule dei tribunali italiani motivano le loro accuse sulla base della pericolosità sociale dell’individuo che protesta: un diverso, un disadattato, un ribelle, a cui di volta in volta si applicano misure giuridiche straordinarie. Accentuando la funzione repressivo-preventiva (Fogli di via, Daspo, domicilio coatto), oppure sospendendo alcuni principi di garanzia (leggi di emergenza), fino a prevederne l’annientamento attraverso la negazione di diritti inderogabili. È ciò che alcuni giuristi denunciano come spostamento, sul piano del diritto penale, da un sistema giuridico basato sui diritti della persona a un sistema fondato prevalentemente sulla ragion di Stato.
 
Non è quindi un caso che dal 2001 a oggi, con l’avanzare della crisi economica e l’aumento delle lotte, si contano 11 sentenze definitive per i reati di devastazione e saccheggio, compresa quella per i fatti di Genova 2001, a cui vanno aggiunte 7 persone condannate in primo grado a 6 anni di reclusione per i fatti accaduti il 15 ottobre 2011 a Roma, mentre per la stessa manifestazione altre 18 sono ora imputate ed è in corso il processo.
 
Le lotte sociali hanno sempre marciato su un crinale sottile che anticipa legalità future urtando quelle presenti. Le organizzazioni della classe operaia, i movimenti sociali e i gruppi rivoluzionari hanno storicamente fatto ricorso alle campagne per l’amnistia per tutelare le proprie battaglie, salvaguardare i propri militanti, le proprie componenti sociali. Oggi sollevare il problema politico della legittimità delle lotte, anche nelle loro forme di resistenza, condurre una battaglia per la difesa e l’allargamento degli spazi di agibilità politica, può contribuire a sviluppare la solidarietà fra le varie lotte, a costruire la garanzia che possano riprodursi in futuro. Le amnistie sono un corollario del diritto di resistenza. Lanciare una campagna per l’amnistia sociale vuole dire salvaguardare l’azione collettiva e rilanciare una teoria della trasformazione, dove il conflitto, l’azione dal basso, anche nelle sue forme di rottura, di opposizione più dura, riveste una valenza positiva quale forza motrice del cambiamento.
 
In un’ottica riformatrice le amnistie politiche sono sempre state strumenti di governo del conflitto, un mezzo per sanare gli attriti tra costituzione legale e costituzione materiale, tra le fissità e i ritardi della prima e l’instabilità e il movimento della seconda. Sono servite a ridurre la discordanza di tempi tra conservazione e cambiamento, incidendo sulle politiche penali e rappresentando passaggi decisivi nel processo d’aggiornamento della giuridicità. È stato così per oltre un secolo, ma in Italia le ultime amnistie politiche risalgono al 1968 e al 1970.
 
Aprire un percorso di lotta e una vertenza per l’amnistia sociale – che copra reati, denunce e condanne utilizzati per reprimere lotte sociali, manifestazioni, battaglie sui territori, scontri di piazza – e per un indulto che incida anche su altre tipologie di reato, associativi per esempio, può contribuire a mettere in discussione la legittimità dell’arsenale emergenziale e fungere da vettore per un percorso verso una amnistia generale slegata da quegli atteggiamenti compassionevoli e paternalisti che muovono le campagne delegate agli specialisti dell’assistenzialismo carcerario, all’associazionismo di settore, agli imprenditori della politica. Riportando l’attenzione dei movimenti verso l’esercizio di una critica radicale della società penale che preveda anche l’abolizione dell’ergastolo e della tortura dell’art. 41 bis.
 
Chiediamo a tutti e tutte i singoli, le realtà sociali e politiche l’adesione a questo manifesto, per iniziare un percorso comune per l’avvio della campagna per l’amnistia sociale.
 
A coloro che hanno a disposizione dati per il censimento chiediamo inoltre di compilare la scheda che può essere scaricata qui.
 
Schede e/o adesioni vanno inviate a:
 
 
PRIME ADESIONI AL MANIFESTO
(per ulteriori aggiornamenti visita il sito www.osservatoriorepressione.org)
 
Adesioni collettive:
ACAD, Associazione contro abusi in divisa onlus
Acoustic Impact, gruppo musicale
Assalti Frontali, gruppo musicale
Associazione Solidarietà Proletaria (ASP)
ATTAC Italia
Azione antifascista Teramo
Banda Bassotti, gruppo musicale
BandaJorona, gruppo musicale
Baracca Sound, gruppo musicale
Blocchi Precari Metropolitani, Roma
Centro sociale 28 maggio, Rovato (BS)
Coordinamento regionale dei Comitati NoMuos
Comitato Amici e Familiari Davide Rosci
Comitato di Quartiere Torbellamonaca, Roma
Comitato Piazza Carlo Giuliani, Genova
Communia, Spazio di mutuo soccorso, Roma
Confederazione dei Comitati di Base (COBAS)
Confederazione COBAS Pisa
Confederazione COBAS Terni
Consiglio Metropolitano di Roma
Coordinamento Regionale USB Umbria
CPOA Rialzo, Cosenza
CSA Depistaggio, Benevento
CSA Germinal Cimarelli, Terni
CSOA Angelina Cartella, Reggio Calabria
Ginko (Villa Ada Posse) & Shanty Band, gruppo musicale
ISM – Italia
Ital Noiz Dub System, gruppo musicale
L@p Asilo 31- Laboratorio per l’Autorganizzazione Popolare Asilo 31, Benevento
Lavoratori Autorganizzati Ministero dell’Economia e delle Finanze
Legal Team Italia
LOA Acrobax, Roma
Madri per Roma città aperta
Movimento No Tav
Occupazioni Precari Studenti OPS area Castelli romani
Osservatorio sulla repressione
Radici nel cemento, gruppo musicale
Radio Maroon, gruppo musicale
RAT – Rete Antifascista Ternana
Redgoldgreen, gruppo musicale
Rete Bresciana Antifascista
Rete 28 aprile Fiom - opposizione Cgil
Spazio Popolare Occupato S. Ermete, Pisa
Terradunione, gruppo musicale
Tribù Acustica, gruppo musicale
Unione Sindacale di Base (USB)
USB Bergamo
Wu Ming - scrittori
99 Posse, gruppo musicale
 
Adesioni individuali:
Alessandro Dal Lago
Alessandra Magrini (AttriceContro), Roma
Alfredo Tradardi, coordinatore ISM – Italia
Alfonso Perrotta, Roma
Anna Balderi, Ladispoli
Andrea Bitonto
Antonino Campenni, ricercatore Università della Calabria
Antonio Musella, giornalista, Napoli
Assia Petricelli
Beppe Corioni
Bianca «la Jorona» Giovannini, musicista
Carlo Bachschmidt, consulente tecnico processi G8
Carlo Pellegrino, medico chirurgo
Carlo TompetriniCarmelo Eramo, insegnante
Caterina Calia, avvocato, Roma
Cesare Antetomaso, Giuristi Democratici
Checchino Antonini, giornalista di Liberazione
Claudia Urzi, insegnante
Claudio Dionesalvi, insegnante
Claudio Guidotti, Roma
Cosimo Maio, Benevento
Cristiano Armati, scrittore
Cristina Povoledo, Roma
Daniela Frascati, scrittrice
Daniele Catalano
Daniele Sepe, musicista
Dario Rossi, avvocato, Genova
Davide Rosci, detenuto per i fatti del 15 ottobre 2011
Davide Steccanella, avvocato, Milano
Demetrio Conte, Counselor ed educatore, Milano
Don Vitaliano Della Sala, parroco
Donatella Quattrone, blogger
Elena Giuliani, sorella di Carlo Giuliani
Emanuela Donat Cattin, Milano
Emidia Papi, USB
Enrico Contenti, ISM-Italia
Ermanno Gallo, scrittore, cittadino
Erri De Luca, scrittore
Fabio Giovannini, scrittore e autore televisivo
Federico Mariani, Roma
Federico Micali
Francesca Panarese, Benevento
Francesco Barilli, coordinatore reti-invisibili.net
Francesco Caruso, ricercatore Università della Calabria
Francesco Romeo, avvocato, Roma
Franco Coppoli, COBAS Terni
Franca Gareffa, Dipartimento sociologia Università della Calabria
Franco Piperno, docente di Fisica, Università della Calabria
Fulvia Alberti, regista
Gabriella Grasso, Milano
Gigi Malabarba
Gilberto Pagani, avvocato, presidente Legal Team Italia
Giovanni Russo Spena, responsabile giustizia PRC
Giulia Inverardi, scrittrice
Giulio Bass, musicista
Giulio Laurenti, scrittore
Giuseppina Massaiu, avvocato, Roma
Gualtiero Alunni, portavoce Comitato No Corridoio Roma-Latina
Guido Lutrario, USB, Roma
Haidi Gaggio Giuliani, Comitato Piazza Carlo Giuliani
Italo Di Sabato, Osservatorio sulla repressione
Laura Donati
Lello Voce, poeta
Lorenzo Guadagnucci, giornalista, Comitato Verità e Giustizia per Genova
Luciano Muhlbauer
Ludovica Formoso, praticante avvocato, Roma
Luigi Fucchi, coordinamento regionale USB Umbria
Manlio Calafrocampano, musicista
Marco Arturi, Rete 28 aprile, Torino
Marco Bersani, Attac Italia
Marco Clementi, storico
Marco Di Renzo, Roma
Marco Rovelli, scrittore e musicista
Marco Spezia, Tecnico della sicurezza su lavoro, Sarzana (SP)
Mario Battisti, Roma
Mario Pontillo, responsabile carceri PRC
Massimo Carlotto, scrittore
Mc Shark, Terradunione, musicista
Michele Baronio, attore
Michele Capuano, regista-scrittore
Michele Vollaro, storico e giornalista
Miriam Marino, scrittrice, Rete ECO, AMLRP
Nando Grassi, insegnante, Palermo
Nicoletta Crocella, responsabile edizioni Stelle Cadenti
Nunzio D’Erme, Roma
Paola Staccioli, Osservatorio sulla repressione
Paolo Caputo, ricercatore Università della Calabria
Paolo Di Vetta, Blocchi Precari Metropolitani
Paolo Persichetti, insorgenze.wordpress.com
Paolo “Pesce” Nanna, comico periferico
Pasquale Vilardo, avvocato, Toma
Pino Cacucci, scrittore
Rasta Blanco, musicista
Renato Rizzo, segreteria romana Unione Inquilini
Riccardo Infantino, insegnante
Roberto Ferrucci, scrittore
Roberto Vassallo, Direttivo CGIL Milano, RSU FIOM Almaviva Milano
Rodolfo Graziani, Terni
Salvatore Palidda, Università di Genova
Serge Gaggiotti (Rossomalpelo), cantautore
Sergio Bellavita, portavoce nazionale Rete 28 aprile Fiom
Sergio Bianchi, casa editrice DeriveApprodi
Sergio Riccardi, Roma
Silvia Baraldini, Roma
Simonetta Crisci, avvocato, Roma
Stefano Ciccantelli, coordinatore circolo SEL Pineto (TE)
Stefano Poloni, Milano
Tamara Bartolini, attrice
Tatiana Montella, avvocato
Tiziano Loreti, Bologna
Valentina Perniciaro, blogger baruda.net
Valerio Evangelisti, scrittore, Bologna
Valerio Mastandrea, attore
Valerio Monteventi, Bologna
Vincenzo Brandi, ingegnere, ISM-Italia
Vincenzo Miliucci, COBAS, Roma
Vittorio Agnoletto
Wsw Wufer, musicista
 
per aderire manda mail a amnistiasociale@gmail.com
 
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# 1
Adesione
di  Tina d'Amicis  (inviato il 09/07/2013 @ 08:51:41)
# 2
Sosteniamola per fare cosa, di grazia?
Per sancire la nascita di un’ulteriore piccola "corporazione", cancellando così il legame oggettivo e soggettivo che dal 1967 ad oggi si è creato, passando come è ovvio tra varie oscillazioni, tra la storia della lotta dei "dannati della terra" rinchiusi nelle galere e i movimenti di classe generali e particolari che si sviluppavano nella società? Quel legame che è stato ed è un prodotto formidabile della particolarità italiana e che soltanto un micidiale mix di ignoranza e presunzione può tentare di cancellare (nella propria testa ovviamente, visto che per fortuna i fatti non si possono cancellare).


Ma per favore! Sarebbe davvero obbligatorio un minimo di serietà e di studio della questione, sia sotto il profilo giuridico che da un punto di vista logico e storico, quando si trattano questi argomenti e ci si avventura in "libere uscite pubbliche", quasi che s
di  Vittorio Antonini  (inviato il 12/07/2013 @ 10:57:28)
# 3
quasi che siano senza conseguenze politiche e pratiche nella vita reale di quella massa di centinaia di migliaia di donne ed uomini che ogni anno attraversano i corridoi delle nostre galere.
Avete mica idea del fatto che se domani mattina per una qualche ragione approvassero la vostra cd amnistia sociale, uscirebbero dalle galere e tornerebbero dalla latitanza meno di venti (venti!) detenuti?...... e tra questi, cari Signori ideatori e cari amici e compagni, se per un qualche miracolo resuscitassero stanotte, NON ci sarebbe NESSUNO dei ragazzi morti a causa di malattie o di torture nelle galere in questo ultimo quindicennio, e neanche NESSUNO di quelli che cercano di sopravvivere là dentro alla violenza istituzionale e alle delizie quotidiane che caratterizzano le galere, cercando da sempre, tra mille difficoltà e ricatti, di costruire un ponte reale con la società esterna ed in particolare con le realtà di classe organizzate. E per questo, soprattutto
di  Vittorio Antonini  (inviato il 12/07/2013 @ 11:03:58)
# 4
E' per questo, soprattutto per questo, che la Papillon-Rebibbia continua a sottolineare che una reale battaglia politica e di classe contro l’istituzione carceraria passa oggi attraverso la battaglia per i provvedimenti di un’amnistia generale il più ampia possibile (per titolo di reato, e che arrivi quindi a coprire anche i cd reati sociali) e di un indulto generalizzato senza esclusioni oggettive e soggettive.
E state tranquilli che chi conosce le condizioni reali delle galere e capisce le difficoltà che si incontrano, da sempre e non da oggi, nell’organizzare quelle fasce di “sottoproletariato” che là dentro trascorre una parte più o meno importante della sua vita (sottoproletariato che continua ad esistere anche nella moderna composizione del “proletariato metropolitano”), non ha alcuna intenzione di assoggettarsi a questo vostro insensato “ripiegamento programmatico”, figlio, questo sì!, di una cultura della sconfitta che genera sfiducia
di  Vittorio Antonini  (inviato il 12/07/2013 @ 11:05:04)
# 5
......figlio, questo sì!, di una cultura della sconfitta che genera sfiducia nella situazione generale, sproporzionati piagnucolamenti che mal si addicono a chi vuole rovesciare il mondo, e soprattutto produce varie idiozie neocorporative.
Per favore, fermatevi e riflettete.
di  Vittorio Antonini  (inviato il 12/07/2013 @ 11:05:59)
# 6
Caro Vittorio, proprio non capisco il tuo astio. Se si trattasse di un’iniziativa in contrapposizione con il discorso che fai tu su amnistia e indulto, ti capirei. Se l’iniziativa avesse la pretesa di costruire un discorso generale sul regime carcerario, ti capirei anche. Ma qui, molto più modestamente, se preferisci, si intende sollevare il problema della criminalizzazione delle lotte sociali, dell’uso di strumenti giuridici abnormi, come “devastazione e saccheggio”. E dunque propone un’iniziativa politica. Insufficiente? Parziale? Sì, è probabile. Ma per quanto mi riguarda, è urgente e necessario rompere il silenzio e l’immobilismo, provarci almeno. È un problema generale, mi pare. E se poi davvero –cosa purtroppo difficilissima- qualche ragazzo (anche se sono “meno di venti”) detenuto con pene allucinanti per “devastazione e saccheggio” dovesse avere dei benefici, allora non ci sputerei sopra, anzi!
di  Luciano Muhlbauer  (inviato il 15/07/2013 @ 08:47:58)
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